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L'ora X all'Ars

E’ il giorno della mozione di sfiducia, Schifani torna a parlare a Sala d’Ercole dopo quattro mesi

martedì 2 Dicembre 2025

A vent’anni di distanza Totò Cuffaro e la sanità tornano ad essere i pilastri portanti di una nuova mozione di sfiducia.

A Sala d’Ercole è tutto pronto per l’approdo della mozione di sfiducia al presidente della Regione Renato Schifani. Nel giro di poche settimane Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Controcorrente hanno presentato e depositato l’atto, con un documento di richiesta di trattazione con urgenza.

I colleghi tra le fila della maggioranza non si sono tirati indietro e la conferenza dei capigruppo ha calendarizzato la discussione per oggi, martedì 2 dicembre, anticipando di fatto la ripartenza dei lavori d’aula, fissati per martedì 9 dicembre con il primo round della Finanziaria e fermi da circa un mese, esattamente da mercoledì 12 novembre, quando ad andare in scena furono le interrogazioni e le interpellanze della rubrica “Beni culturali e identità siciliana” con l’assessore regionale al ramo Francesco Paolo Scarpinato. Insomma, un avvio di dicembre non proprio all’insegna dello spirito natalizio.

Nel 2005 la mozione fu respinta, così come gli altri precedenti che seguirono (2008 sempre Cuffaro, nel 2013 Rosario Crocetta e nel 2020 Nello Musumeci), sarà così anche questa volta?

I contenuti della mozione

Presentata in conferenza stampa dai tre capigruppo di opposizione, Michele Catanzaro per il PD, Antonio De Luca per il M5S e Ismaele La Vardera per Controcorrente, la mozione punta il dico contro la Regione “interessata da numerose iniziative dell’autorità giudiziaria che coinvolgono esponenti politici della maggioranza, che sostiene il Presidente della Regione, componenti del Governo regionale e soggetti da essi nominati ai vertici della sanità regionale, della burocrazia e degli enti collegati, suscitando profondo sconcerto e indignazione nell’opinione pubblica regionale e nazionale“.

L’ultima inchiesta che ha coinvolto tra i 18 indagati anche Totò Cuffaro e Carmelo Pace, rispettivamente l’ormai ex segretario nazionale e capogruppo all’Ars della Democrazia Cristiana, è stata goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Tra gli altri punti contestati vi sono infatti: le recenti difficoltà della maggioranza a reggere l’urto del voto segreto; le difficoltà legate al servizio sanitario regionale, dalla gestione delle nomine alle liste d’attesa, fino all’attuazione dei Lea; l’accusa al governatore di aver “privilegiato rapporti politici con ristrette componenti della maggioranza, in particolare con la Democrazia Cristiana e con la Lega, procedendo altresì al reintegro dell’assessore Sammartino nella carica di assessore e vicepresidente successivamente alla sospensione cautelare disposta dall’autorità giudiziaria“; la mancanza di riforme strutturali e le disfunzioni nella gestione del servizio idrico e del sistema dei rifiuti; le criticità che “hanno riguardato l’assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo, interessato da vicende che hanno coinvolto esponenti della maggioranza e che hanno ulteriormente minato la credibilità dell’azione amministrativa“, con la richiesta della Procura di Palermo del rinvio a giudizio per corruzione dell’assessore Elvira Amata e l’udienza preliminare fissata per il 13 gennaio.

Il ritorno di Schifani a Sala d’Ercole

Il primo punto contestato al presidente Schifani, però, è la prolungata assenza da Sala d’Ercole, accusato di “fuggire” al “necessario confronto istituzionale sulla rilevanza politica e amministrativa dei fatti oggetto d’indagine e sulle loro ricadute sull’azione di governo“. La mozione, secondo regolamento, obbliga il governatore a presentarsi in aula.

L’ultimo intervento dell’ex presidente del Senato risale ai primissimi giorni di agosto, quando al vaglio c’era la manovra ter. Una seduta che in molti ricorderanno soprattutto per l’impiego, per la prima volta all’Assemblea, della tagliola, strumento previsto dal regolamento parlamentare che permette di velocizzare il voto d’aula, impedendo di fatto gli interventi dei deputati sulle norme in esame, applicata a causa dell’ostruzionismo della minoranza che aveva rallentato sensibilmente la votazione degli articoli della variazione di bilancio.

Grande attesa dunque per le parole del governatore azzurro, che già nel fine settimana, in occasione della riapertura del Castello Utveggio, dopo un decennio di abbandono, ha anticipato in breve i contenuti del suo discorso: “A volte mi arrabbio ma non porto rancore, come tutti ho pregi e difetti. Mi arrabbio quando vedo che qualcosa non funziona ma poi torno a lavorare con i miei collaboratori perché la vita quotidiana del presidente della Regione non è semplice, non è una vita facile, non è una vita in discesa. E’ una vita tutta in salita, su questo mi soffermerò martedì quando parlerò in aula, non voglio anticipare ma questo è il senso di quello che dirò“.

Come si svolgerà la seduta di oggi

E’ arrivata dunque l’ora X. Tutti gli occhi saranno oggi puntati su Sala d’Ercole.

Da un lato il ritorno del presidente Schifani a Sala d’Ercole, dall’altro Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Controcorrente che avranno modo di constatare concretamente se la neonata alleanza sia fondata su basi solide o meno, se il pugno duro adottato in questi mesi verrà saldamente mantenuto anche in uno degli appuntamenti più improntati che questa legislatura si appresta ad affrontare e che verosimilmente potrebbe rivelarsi un vero e proprio spartiacque, per cercare di decifrare i prossimi due anni che il centrodestra dovrà affrontare alla guida della Sicilia.

Come già annunciato nelle seduta straordinaria di venerdì 26 dicembre, guidata dal vicepresidente dell’Ars Nuccio Di Paola, l’appuntamento è per le ore 12:00. I tempi sono già scanditi: i lavori dureranno circa 5 ore, 3 saranno dedicate agli interventi delle opposizioni, 2, invece, a quelli della maggioranza, del presidente e alla votazione.

Per scoprire l’esito bisognerà dunque aspettare, qualora non dovessero esserci interruzioni o sospensioni d’aula, il tardo pomeriggio. Salvo colpi di scena la mozione non dovrebbe andare in porto. Ad oggi, ai 23 voti di PD, M5S e Controcorrente si aggiungerebbero solo i 3 di Sud chiama Nord. Il leader Cateno De Luca non ha mai nascosto le sue intenzioni, proponendo anche azioni più drastiche, come le dimissioni di massa. Un totale di 26 voti che comunque non basterebbero per sfiduciare Schifani. La maggioranza composta da Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Mpa e Noi Moderati dovrebbe rimanere compatta e non voltare le spalle al governatore.

E la DC? Nessuna incognita e nessuna incertezza. Il gruppo parlamentare, guidato per il momento dal presidente dalla I Commissione Affari Istituzionali Ignazio Abbate, ha giurato fedeltà, anche dopo l’estromissione dalla giunta di Andrea Messina e Nuccia Albano, rispettivamente con delega agli Enti locali e alla Famiglia. Un segnale di distensione si è verificato anche lo scorso venerdì, 28 novembre, con il completamento delle nomine nella riunione di giunta a Palazzo d’Orleans di Calogero Valenza all’Iacp di Caltanissetta, Antonio Mangiacavallo al Consorzio Universitario di Agrigento e Giuseppe Ferrarello al Parco delle Madonie. Tutti profili ritenuti di espressione democristiana, con la DC che resta così salda nel sottogoverno. Un’apertura che lascia ben sperare, in un futuro probabilmente non molto lontano, per il rientro ufficiale in maggioranza dello scudocrociato.

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