Brucia ancora l’Ecomostro di via Tiro a Segno. Ed è la seconda volta nel giro di una settimana. Questa mattina infatti, fra le 7 e le 8, un incendio di grosse proporzioni è scoppiato all’interno della struttura abusiva. A finire in fiamme alcuni frigoriferi, dati alle fiamme da ignoti forse per ricavare il rame contenuto al proprio interno.
Coltre di fumo nero si diffonde in aria, disagi per residenti e lavoratori
Dal plesso si è sollevata subito una folta coltre di fumo nero che ha avvolto l’Ecomostro e si è diffusa immediatamente nell’aria, recando disagi non solo ai residenti della zona ma anche alle maestranze del Cantiere Comunale. Ad allertare i vigili del fuoco sono stati gli abitanti della zona. “Ogni settimana ne succede una – commenta un residente presente sul posto -. Abbandonano rifiuti, bruciano cose dentro l’Ecomostro. Respiriamo lo schifo. Non possiamo tenere le finestre aperte. Se devono buttarlo giù per realizzare altro, lo facciano“.
Da decenni si attende l’abbattimento
Gli uomini del 115, giunti immediatamente sul posto, hanno domato le fiamme, spegnendo l’incendio intorno alle 9. Un nuovo episodio di vandalismo e criminalità che solleva il caso sul mancato abbattimento del plesso abusivo, ormai atteso da diversi decenni. Da quando si è insediata l’Amministrazione Lagalla, l’assessore alla Rigenerazione Urbana Maurizio Carta ha effettuato diversi sopralluoghi per capire i margini e i tempi per l’abbattimento.
Il destino dell’Ecomostro di via Tiro a Segno
Procedura della quale si dovrebbe occupare il Coime, ovvero il gruppo di maestranze comunali dedite all’edilizia. Ma l’iter, putroppo, rimane in stallo. Intanto, l’Ecomostro di via Tiro a Segno continua ad essere terra di degrado, aspettando i tempi tecnici del Comune di Palermo. “Oggi inaugurano una nuova struttura al porti di Sant’Erasmo – dichiara il presidente della II Circoscrizione Giuseppe Federico -. Qui c’è il degrado assoluto. Ho chiesto immediatamente un incontro a tutti gli attori dell’Amministrazione Comunale coinvolti. Così non si può andare avanti. I cittadini non possono continuare a vivere fra i rifiuti e a respirare aria insalubre“.