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Animali, Legambiente: “Spesa pubblica aumentata del 3,6%, ma troppi divari tra aree geografiche”

martedì 13 Aprile 2021

Nel 2019 la spesa per la gestione degli animali nelle città italiane è stata complessivamente di 228.682.640 euro (+3,6% rispetto all’anno precedente): i Comuni dichiarano di aver speso per questa voce 156.857.113 euro, altri 71.825.527 euro sono stati spesi dalle aziende sanitarie. E’ quanto riporta la IX edizione dell’indagine “Animali in città” di Legambiente, che si occupa di animali domestici, selvatici e randagi.

Secondo la Ong, solo l’1% degli 11 dei Comuni campionati raggiunge una performance eccellente nel rapporto tra risorse impegnate e risultati ottenuti. Per i canili, i Comuni dichiarano di spendere il 59,3% del bilancio destinato al settore (circa 93 milioni di euro per il 2019). Gestiscono in proprio il 2,2% di queste strutture, tramite ditte o cooperative con appalto pubblico il 21,7%, tramite associazioni in convenzione il 27,9%. Per il rimanente 48,2% “non è dato sapere”, spiega Legambiente.

Ci prepariamo ad affrontare una crisi economica e sociale post pandemia – denuncia Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – che rischia di ripercuotersi anche sui milioni di animali da compagnia che abitano nelle nostre case e riempiono spazi relazionali importantissimi. Senza aiuti concreti, si rischiano scelte dolorose e l’aumento di abbandoni. Prevenire e accompagnare queste difficoltà, con iniziative diffuse, pubbliche e private, sarà essenziale per garantire il benessere a persone e animali”.

“I dati – prosegue Legambiente – danno solo un quadro parziale e frammentario, a causa del funzionamento a volte inesistente dell’anagrafe canina, ad oggi ancora l’unica anagrafe animale obbligatoria per i milioni di animali da compagnia presenti nelle case degli italiani”.

Spesa pubblica in aumento, milioni di “clandestini”, grandi disparità tra territori. E’ quanto emerge dalla IX edizione di “Animali in città”, l’indagine di Legambiente sui servizi offerti dalle amministrazioni comunali, e dalle aziende sanitarie, per la gestione degli animali d’affezione e la qualità della nostra convivenza in città con animali selvatici e non. L’indagine, che si basa su dati 2019 e che ha coinvolto 1.069 amministrazioni comunali e 46 aziende sanitarie, evidenzia come il 69,5% dei Comuni dichiari di avere uno sportello (un ufficio o un servizio) dedicato ai diritti degli animali in città, ma solo uno su sette (15,7%) raggiunge una performance sufficiente, con Prato, Modena e Bergamo a superare il punteggio necessario per raggiungere l’ottimo. Dai dati forniti dalle aziende sanitarie, si stimano 226 canili rifugio in attività per 36.766 posti disponibili, ma al 31 dicembre 2019 erano ospitati in queste strutture 92.371 cani, ovvero 2,5 volte i posti disponibili.

Ma quanti sono i cani in Italia? Secondo le amministrazioni comunali che hanno risposto, la media è di un cane ogni 7,5 cittadini residenti, ma solo il 36,1% dei Comuni rispondenti conosce il numero dei cani iscritti all’anagrafe nel proprio territorio, per un totale di 1.060.205 cani su 7.913.890 residenti. Quindi, sulla base delle anagrafi territoriali più complete, la stima del numero di cani presenti in Italia va dai 19.800.000 ai 29.800.000. Numeri analoghi per i gatti. Sono 490 i Comuni che dichiarano di aver dato lettori di microchip in uso al personale, per un totale di 784 lettori: in media 1,6 per amministrazione.

 

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