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Armi, droga e politica. “Ho scelto di fare il mafioso” e adesso scatta il sequestro [Video]

giovedì 23 Febbraio 2017

Camionista di professione, mafioso per devozione, spacciatore per diletto. E’ questo il profilo tracciato dalle indagini della Procura di Palermo su Giuseppe Di Giovanni, incensurato di 32 anni arrestato lunedì nell’operazione “Freezer” che ha condotto alla cattura del boss di Alcamo, Ignazio Melodia. Nel blitz c’è anche un sequestro di armi e una considerevole dose di droghe leggere (hashish e marjiuana). Il provvedimento è stato eseguito dagli agenti della Squadra Mobile di Trapani e della Dia che in casa dell’uomo hanno trovato 7 kg di marijuana e 6 kg di hashish. L’inchiesta è condotta dal procuratore capo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Teresa Principato e dai sostituti Carlo Marzella e Gianluca De Leo.

di-giovanni-giuseppeLa confessione di appartenenza a Cosa Nostra gli investigatori l’hanno ascoltata durante una delle conversazioni intercettate. “…Io..io..ave che ho fatto la scelta di fare il mafioso, io “ave” che ho fatto la scelta di fare il mafioso..assai…tutti volevano fare il presidente, chi voleva fare il presidente, io il mafioso sempre ho voluto fare”. A trascrivere le sue parole c’erano gli agenti della che dal 2012 al 2016 hanno monitorato il clan alcamese. Di Giovanni era l’autista personale del boss Melodia. Lo accompagnava e partecipava anche ad incontri riservati con altri mafiosi. Ma non solo. L’uomo è anche il compagno di Alida Maria Lauria, medico chirurgo (figlia dell’ex primario di reparto del nosocomio alcamese) candidata al consiglio comunale alle ultime elezioni amministrative del giugno 2016, per la quale raccoglieva voti “con minacce anche a mano armata”. 

La donna alla fine non fu eletta, ma ottenne 140 voti. Di Giovanni non badava a fronzoli e informava Melodia di ogni manovra. “Minchia la febbre gli è venuta a quello”, racconta alla donna descrivendo l’espressione di un elettore che aveva minacciato con la pistola. E c’è anche questo nel sequestro disposto dalla Procura di Palermo: un fucile di precisione ad aria compressa, 39 armi da taglio di varie misure, 49 cartucce cal.38, un machete, una katana, due tirapugni e due mazze da baseball. Un piccolo arsenale casalingo che si affianca ai 14 panetti di hashish e ai due sacchi di “erba” ritrovati. Un ritrovamento interessante, anche alla luce dei numerosi sequestri di serre di marijuana scattati all’indomani dell’uccisione del maresciallo dei carabinieri Silvio Mirarchi avvenuta lo scorso anno a Marsala. Una provincia decisamente verde.

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