Il via libera al Piano Regolatore del Porto da parte del Comitato di gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale, che completa un iter complesso avviato nel dicembre 2024, che ha coinvolto i ministeri del Trasporto e dell’Ambiente, la Regione Siciliana, il Comune di Catania e numerosi enti tecnici e ambientali, ha entusiasmato molti per via del progetto che proietterebbe Catania nel futuro ma, nello stesso tempo, stizzito altri.
I consiglieri pentastellati Graziano Bonaccorsi e Gianina Ciancio, hanno negativamente commentato la notizia, prendendo le difese della scogliera d’Armisi.
“Il 9 ottobre scorso – spiegano i pentastellati – il Ministero dell’Ambiente ha approvato la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Piano Regolatore del Porto di Catania, accompagnandola con pesanti prescrizioni. Quelle condizioni – che recepiscono in gran parte le osservazioni del Comitato Parco Territoriale Monte Po-Vallone Acquicella, della Lipu, di Volerelaluna e di molte altre realtà civiche – dimostrano che il progetto presentato dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale era sproporzionato, invasivo e incompatibile con la tutela ambientale e paesaggistica. Eppure, nonostante le prescrizioni ministeriali, la stessa Autorità portuale – già protagonista di gravi contestazioni e oggetto di interventi dell’ANAC e del TAR (gara sui servizi portuali) – si appresta a realizzare il nuovo porto di Catania, con un ampliamento che mette a repentaglio la scogliera dell’Armisi, una delle ultime falesie naturali rimaste intatte nel tessuto urbano della città“.
“La scogliera dell’Armisi – sottolineano – non è un ostacolo allo sviluppo, ma un bene comune di valore geologico, biologico e paesaggistico inestimabile. Distruggerla per costruire una nuova darsena turistica o commerciale significherebbe compromettere per sempre un punto delicatissimo del nostro ecosistema costiero, alterando i flussi marini, aggravando la pericolosità geomorfologica e cancellando un tratto identitario del rapporto tra Catania e il suo mare. Il decreto ministeriale è chiaro: le nuove strutture portuali devono allontanarsi dalla scogliera dell’Armisi; va salvaguardata la falesia e gli affioramenti rocciosi; le funzioni commerciali devono essere riequilibrate con Augusta, destinando Catania al traffico passeggeri e crocieristico; gli interventi edilizi vanno ridotti drasticamente e arretrati almeno di 150 metri dalla costa“.
“Disattendere queste prescrizioni – continuano – significa violare la ratio stessa dell’approvazione della VAS, oltre che mettere a rischio la sicurezza e la bellezza del nostro litorale. Come consiglieri comunali, abbiamo sempre votato contro questo progetto in Consiglio, denunciandone gli impatti ambientali e l’irragionevolezza urbanistica. Continueremo a opporci in tutte le sedi istituzionali, dentro e fuori l’aula consiliare, perché questo piano non rappresenta l’interesse della città, ma un’idea di sviluppo miope e distruttiva. Per questo chiediamo che nessuna nuova darsena venga realizzata nell’area nord del porto, che la scogliera dell’Armisi sia integralmente tutelata e che si apra subito una discussione pubblica e trasparente tra città, amministrazione e Autorità portuale sul futuro del mare di Catania“.
“Non possiamo accettare che scelte calate dall’alto decidano il destino del nostro ambiente e del nostro territorio Invitiamo tutti i cittadini e le cittadine, le realtà sociali, culturali e ambientaliste, a mobilitarsi per difendere la scogliera dell’Armisi e per chiedere un modello di sviluppo portuale sostenibile, rispettoso della natura e della città. Un’altra Catania è possibile – concludono – ma solo se sapremo difenderla insieme“.




