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Cosa succederà dopo Orlando?

lunedì 6 Luglio 2020
sindaco Leoluca Orlando

Un articolo di Maurizio Zoppi per IlSicilia.it ha sollevato un problema molto importante per la città di Palermo. Chi sarà il successore di Orlando e, soprattutto, che succederà dopo Orlando?

Non sarà certamente questo il primo pensiero per i palermitani alle prese con i problemi di sempre aggravati dal coronavirus e situazioni ancora più drammatiche per chi ha perso il lavoro e per quanti speravano di trovarlo.

Tuttavia, il tema del dopo Orlando non è estraneo anzi è molto legato a queste criticità per cui è bene cominciare a discuterne non solo tra le forze politiche ma, soprattutto, nella società palermitana perché le prossime elezioni non saranno un fatto di ordinario amministrazione.

Non si dovrà sostituire un sindaco “ normale”, ma chi ha governato per quarant’anni la città e cambiandola profondamente. Si chiude, infatti, non una fase politica ma un periodo storico della città che, al di la delle convinzioni e delle valutazioni di ciascuno, ha lasciato un segno profondo.

Dalla scelta del successore dipenderà il futuro della città, se si avvierà in un lento declino o troverà il modo di rilanciarsi in una nuova prospettiva di cambiamento e di sviluppo.

Vi sarà tempo per riflettere sulla esperienza di Orlando, sui suoi meriti storici e i suoi errori storici. Anche il suo avversario più irriducibile non può, però, ignorare il cambiamento di Palermo da capitale della mafia a capitale dell’antimafia e che all’estero si parla di Palermo non per la mafia ma per la sua storia, le sue bellezze, il suo patrimonio culturale.

Al tempo stesso anche i suoi sostenitori non possono ignorare che in questa sua lunga esperienza, per tanti versi positiva, rimangono irrisolti alcuni problemi strutturali della città e, soprattutto, lascia una città senza una nuova classe dirigente.

Lo conferma il quadro delle diverse ipotesi di candidature che l’articolo di Zoppi ci presenta.

Tutte persone di valore che però alcuni di essi sono stati in passato sconfitti da Orlando e altri che hanno preferito rinunciare al confronto elettorale certi di una sicura sconfitta.

Il dubbio che chiunque di essi possa essere in grado di risollevare le sorti della città e riaccendere la speranza per un futuro diverso è legittimo, dal momento che stiamo vivendo un momento eccezionale e non di normalità e ci attendono sfide inedite.

Occorre ben altro che la tradizionale rappresentanza della politica con i soliti programmi che si somigliano tra loro sia a destra sia a sinistra. Il momento richiede di gettare le basi per una nuova classe dirigente che esprima una nuova leadership della città e, soprattutto, un nuovo sogno.

Occorre un nuovo sogno, come fece Orlando negli anni Ottanta che tante attese e speranze e suscitò.

La città avverte, infatti, che non ha un futuro. Sembra quasi rassegata al declino e vive un processo di frammentazione sociale che dà spazio all’ individualismo, all’egoismo e al corporativismo.

In assenza di una prospettiva prevale il “ si salvi chi può” il ritagliarsi uno spazio, badare al proprio“ particulare” di guicciardiniana memoria e si è accresciuto il divario tra la urbs e la civitas.

Palermo come Gerusalemme, Palermo come Dubai, Palermo Città- Stato! Questo è il nuovo sogno che deve mobilitare la città, rivitalizzare le sue energie, spingere le intelligenze e le competenze che si sono traferite all’estero di ritornare attratti e motivate da questo nuovo sogno e che dovrebbero esprimere le prossime liste e candidature.

Di fronte alla crisi dello Stato-Nazione e alla inefficienza dell’istituto regionale per avviare nuovi processi economici e culturali si richiedono nuove forme di organizzazione politica e sociale, per cui la Città Stato rappresenta una opzione coerente.

Il politologo americano Parag Kanna che ha lavorato nel gabinetto di Obama ha scritto che il cammino verso il progresso globale sta nella capacità delle città di condividere le pratiche fra di loro.

<< Il futuro è già qui, entro trenta anni la politica mondiale sarà dominata dalle macro-città connesse fra loro, non necessariamente indipendenti ma con una autonomia tale da potersi impegnare in relazioni globali da cui trarrà benefici tutto il territorio circostante>>.

E su questo si stanno già attrezzando le grandi città europee e alcune del nord Italia, mentre il Sud e Palermo rischiano una nuova marginalità e una auto emarginazione, nonostante disponiamo della grande risorsa e opportunità che è il Mediterraneo.

Avrà la politica tradizionale la lungimiranza di fare un passo indietro affidare a forze nuove questo sogno e contribuire così al bene e al futuro della città?

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