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Deposito rifiuti radioattivi: il no della Regione siciliana. Cordaro: “Pronti a barricate” | VIDEO

mercoledì 30 Giugno 2021

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Quattro relazioni per spiegare le ragioni dietro al no definitivo della Regione siciliana a un possibile deposito nazionale di rifiuti radioattivi nell’Isola. Oltre 50 i comuni contrari e diverse le “stranezze” individuate dall’assessore al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro.

“Siamo pronti alle barricate, non ci sono royalties o risarcimenti che ci interessano. La Sicilia deve accogliere turisti non rifiuti radioattivi, ha dichiarato l’assessore che non lascia dunque spazio a trattative o ripensamenti.

Sei mesi fa, Roma aveva individuato sette regioni e 67 aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito: Piemonte, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia.

Nello specifico, i comuni interessati da questa indagine sono: Trapani, Calatafimi Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana e Butera. Alla vigilia della scadenza del 3 luglio, giorno in cui si concluderanno i termini della consultazione pubblica per valutare le controdeduzioni sull’idoneità dei siti individuati dal Ministero, i sindaci coinvolti e l’assessore Cordaro, spiegano le ragioni di quella che appare una scelta definitiva.

Toto Cordaro

Nel corso della conferenza stampa a Palazzo d’Orleans, l’assessore ha sollevato alcuni dubbi rispetto ai criteri utilizzati per l’individuazione del sito. Inspiegabile ad esempio, l’assenza della Regione Lombardia ma soprattutto l’esclusione di Trino Vercellese, sede della centrale nucleare Enrico Fermi, spenta in seguito al disastro di Cernobyl, nel 1987. Sembrerebbe che, nonostante una richiesta formale da parte del sito di essere inserito tra i luoghi idonei al deposito nazionale per rifiuti radioattivi a bassa e media attività, questo non compaia nella lista in questione.

Per la Sogin, la società che per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri si è occupata di elaborare la CNAPI, ovvero la Carta Nazionale Aree Potenzialmente Idonee, le soluzioni da preferire sarebbero altre preferito altre. Peccato che queste alternative, almeno nel caso della Sicilia, ricadano su territori in cui sono presenti parchi archeologici e naturalistici, in cui si producano eccellenze enogastronomiche e che, in alcuni casi, fanno i conti con terremoti e dissesto idrogeologico.

Per Giuseppe Trapani, assessore al Territorio del comune di Trapani, le aree individuate sarebbero troppo vicine alle zone abitate, il territorio è stato interessato da terremoti storici ma soprattutto si trovano produzioni agricole di qualità, vigneti, un importante bacino idrografico e in più, il porto non sarebbe idoneo al trasporto di rifiuti nucleari

Filippo Balbo, sindaco di Butera sottolinea il rischio di pericolosità geomorfologica, la presenza di vigneti, uliveti, mandorleti. Il sindaco ha anche lanciato un ulteriore allarme: molti imprenditori che avevano deciso di investire nel territorio, hanno fatto un passo indietro, scoraggiati anche solo dalla notizia di un deposito nucleare.

Sulla stessa linea il commissario straordinario di Calatafimi Segesta, Francesco Fragale. Anche in questo caso appare incomprensibile l’idoneità di un sito nucleare in prossimità di centri abitati, in un’area a rischio sismico e soggetta a dissesto idrogeologico ma soprattutto in un luogo di interesse storico e archeologico.

Adesso partiranno quattro mesi di consultazioni ai tavoli romani poi, la decisione che individuerà il Deposito nazionale (previsto da una direttiva dell’Unione Europea secondo cui la sistemazione definitiva dei rifiuti radioaottivi deve avvenire nello Stato membro in cui sono stati generati)e il Parco Tecnologico per la ricerca e l’innovazione nello smantellamento di impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi.

 

 

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