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Bianco e l’ultima corsa solitaria. Storia di un protagonista che lotta sul campo

martedì 27 Marzo 2018
bianco

Ci sono personaggi nella politica siciliana per i quali il tempo non passa. Si ferma. Trascorre solo un intervallo tra un prima e un dopo sempre uguale a se stesso. Il giro delle cose si ripete e prende le forme più strane, ma poi coincide con un nuovo inizio.

Uno di questi, non c’è dubbio, è Enzo Bianco, sindaco di Catania, Ministro dell’Interno. Al Congresso di Milano del 2014 viene eletto all’unanimità Presidente del Consiglio Nazionale dell’ANCI; nel 2015 a Bruxelles è eletto Capo della delegazione Italiana al Comitato delle Regioni.

Non gli fanno difetto il curriculum e neanche la passione per la politica. Lui partito da un’altra Repubblica, la prima, da un partito di cui oggi c’è traccia solo nei manuali di storia contemporanea, il Pri (partito repubblicano italiano) è passato per mille cunicoli, a  volte anche stretti.

Lui e Luca Orlando, storie parallele, nate all’ombra della stagione per molti versi mancata del maggioritario di Mariotto Segni.

Ieri Bianco ha annunciato la sua ricandidatura. Un gesto d’orgoglio a Catania che forse non troverà la sua città pronta a dargli la stessa fiducia del passato. Le candidature di Salvo Pogliese nel centrodestra, prima tra tutte, non gli lasciano dormire sonni tranquilli.

Eppure, anche da parte di chi non nutre per lui grandi simpatie, giungono, pienamente comprensibili e giustificati, segnali di rispetto.

Che sia o meno l’ultimo giro di campo, che tocchi a un altro al suo posto o no fare il sindaco di Catania, Bianco ha rappresentato uno dei pezzi di storia della politica siciliana. Ha supplito in tempi di magra per un centrosinistra spesso disorientato. Ha riempito la scena, in questo come Orlando a Palermo, colmandola di una personalità anche scomoda e ingombrante. Ha resistito alla piena, quando la stagione, come pare nei giorni d’oggi, non si presentava propizia.

La Sicilia che macina leader e progetti, che risplende della luce non propria di stelle usa e getta, lo guarda come un piccolo grande marziano che cerca l’onore delle armi e guarda ai partiti, il Pd primo tra tutti, con un sorriso di comprensibile ironia.

Comunque vada e qualunque risultato esca dalla urne contaminate di risentimento sociale e di aspettative spesso fuori proporzione, Bianco ha vinto la sua partita. Da un pezzo.

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