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Il Presidente con le carte in regola

mercoledì 6 Gennaio 2021

In una fase di scadimento della Politica ricordare Pier Santi Mattarella è come una boccata di ossigeno, un riconoscere che vi è stata, e quindi è possibile, una politica ispirata al bene comune, al buon governo e al progresso della propria terra.

Politico di alto livello, tanto da essere apprezzato da Aldo Moro che non faceva mistero di volerlo accanto a sé nella politica nazionale, alieno da ogni forma di populismo e demagogia, improntò il suo impegno politico a un rigore morale, da alcuni considerato eccessivo, coniugando rigore etico e fede cristiana nel solco della migliore tradizione del cattolicesimo democratico.

Il suo proposito era di affrancare la DC e la politica siciliana dall’ipoteca mafiosa e di costruire un modello di classe dirigente in chiara rottura con un passato legato all’ascarismo e all’uso clientelare e parassitario della spesa pubblica.

Il coinvolgimento dei comunisti nell’area di governo non lo considerò, infatti, un espediente tattico per coprire il vecchio modo di governare.

Era, invece, l’occasione storica per modernizzare le istituzioni autonomistiche e presentarsi nei confronti dello Stato non con il solito cappello in mano per mendicare qualche elargizione ma, come amava ripetere, con “ le carte in regola” e affrancare cosi la politica siciliana dalle vecchie compromissioni affaristiche e mafiose.

L’intesa con il PCI per un progetto di rilancio dell’Autonomia mirava, infatti, a creare, tramite il confronto su contenuti programmatici innovativi, una selezione del personale politico, l’emersione delle forze sane nel mondo economico e un cambiamento degli assetti sociali e di potere nell’isola liberando così la Sicilia dai suoi antichi mali, in primo luogo il sottosviluppo e la mafia.

Il suo assassinio segna in modo inequivocabile la “svolta” di Cosa Nostra che archiviava la fase della mediazione con la politica, agendo in modo prevaricatore sulle istituzioni, trasformandosi in un ”contropotere” antagonista a quello istituzionale se questo non avesse accettato la subordinazione.

È molto probabile che Mattarella nella sua azione di governo abbia intercettato qualche affare cui la mafia era interessata o varato qualche provvedimento che pregiudicava progetti speculativi. Tutte decisioni che lo avevano certamente reso inviso a Cosa Nostra. Ritenere, però, queste la causa principale del delitto, come da molte parti si sostenne, fu fuorviante e impedì di cogliere la sua portata eversiva.

Fu Pio La Torre, il segretario regionale del PCI, che individuò in quest’omicidio l’ulteriore tassello di un progetto politico che mirava a trasformare la Sicilia in una “zona franca”, funzionale all’espansione dell’economia mafiosa, che si legava alla trasferta di Michele Sindona, il riciclatore dei miliardi della mafia e che trovava alimento anche dalla Base missilistica di Comiso che gli Stati Uniti avevano deciso di impiantare.

Disse Pio La Torre: “E’ provato che Sindona si trovava a Palermo nei giorni in cui veniva organizzato e attuato l’assassinio di Cesare Terranova e pochi mesi dopo si verificava l’assassinio di Pier Santi Mattarella… ecco perché gli omicidi politici compiuti dal terrorismo mafioso in Sicilia nel ’79 e nell’80 non possono essere esaminati come singoli episodi. Va respinta come ridicola la tesi che Pier Santi Mattarella sia stato ucciso soltanto per l’appalto di sei edifici scolastici“.

Che qualcosa d’inquietante in quegli anni stava avvenendo in Sicilia Mattarella lo percepì, tanto da recarsi a Roma per informare il Ministro degli Interni. Su questo viaggio mantenne l’assoluto riserbo informando soltanto la sua segretaria confidandole le preoccupazioni per la sua incolumità: “Se dovesse succedere qualcosa di molto grave per la mia persona si ricordi questo incontro con il ministro Rognoni, perché a questo incontro è da collegare quanto di grave mi potrà accadere“.

La storia di questo Presidente con “le carte in regola”, meriterebbe un serio approfondimento, al di là delle giuste commemorazioni, per riprendere un cammino interrotto e far conoscere alle nuove generazioni una figura che ha rappresentato e rappresenta la parte migliore della Sicilia.

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