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Il rapporto "Periferie: dove cresce il futuro"

Istruzione e percorsi educativi nelle Città Metropolitane siciliane: due giovani su tre ci vivono, tante le disuguaglianze e carenze di servizi

lunedì 8 Dicembre 2025
scuola

Istruzione e fragilità giovanile nelle Città Metropolitane: il report di Save The Children 

Il report ISTAT del 2024 dipinge un quadro complesso sulle condizioni e i percorsi educativi dei 4,8 milioni di giovani (0-24 anni) residenti nelle 14 Città Metropolitane italiane. Se da un lato questi contesti urbani, in particolare i comuni capoluogo, sono storicamente i centri nevralgici dell’offerta formativa, dall’altro sono il luogo di massima manifestazione delle disuguaglianze, che si acuiscono in base alla geografia e alla prossimità ai servizi.

Sono i dati forniti da Save the children durante l’incontro che si è svolto a Roma, il 5 dicembre, dal titolo: “Periferie: dove cresce il futuro”. Nell’occasione la ong ha annunciato che dal 20 al 22 maggio promuoverà la terza edizione della Biennale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza – “IMpossibile 2026″ dal titolo ‘Investire sulle periferie, investire sull’infanzia’”.

Ma le disuguaglianze – evidenzia l’associazione – non si radicano solo tra i grandi centri. Anche crescere in un quartiere o in un altro all’interno della stessa città può fare la differenza sul futuro di bambini, bambine e adolescenti.

Il primo grande divario: i servizi per la prima infanzia

La prima e più marcata criticità riguarda l’accesso ai servizi per la prima infanzia (0-2 anni), un fattore determinante per l’equità educativa futura. Il Sud Italia si trova in netto ritardo rispetto agli obiettivi europei e del PNRR, fissati al 33% di copertura. Mentre città del Nord come Bologna e Firenze superano agevolmente il 45%, il Mezzogiorno mostra una carenza strutturale.

Questo divario è particolarmente evidente in Sicilia. La Città Metropolitana di Catania, in particolare, registra uno dei tassi di copertura più bassi in Italia, con appena l’11,4% di posti disponibili, un dato che segnala un forte deficit di opportunità fin dalla nascita. Anche Palermo e Messina si inseriscono in questo scenario di sotto-dotazione cronica.

La geopolitica dell’istruzione

L’analisi ISTAT conferma una marcata dicotomia Nord-Sud che persiste lungo tutto il ciclo di istruzione. Le Città Metropolitane del Nord e del Centro (come Milano e Roma) presentano una maggiore concentrazione di popolazione con titoli di studio elevati e migliori indicatori di qualità dei servizi e di successo scolastico.

In questi contesti, l’offerta educativa è più capillare e il tasso di passaggio all’istruzione terziaria è più alto (a Roma, ad esempio, circa il 59,1% dei diplomati prosegue gli studi universitari).

Al contrario, i contesti metropolitani del Sud tendono a concentrare gli indicatori di fragilità educativa e sociale. Nonostante la riduzione a livello nazionale della dispersione scolastica precoce (scesa al 9,4%), questa rimane una minaccia maggiore nelle aree più svantaggiate.

“Rigenerare le periferie non è solo una questione urbanistica: è una scelta politica e culturale”, ha spiegato la direttrice generale di Save the children Daniela Fatarella aprendo i lavori del rapporto.

Il contesto sulle Città Metropolitane siciliane: fragilità multiple

 

Le Città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina incarnano la complessa interconnessione tra fragilità educativa e socio-economica. La scarsità di servizi per l’infanzia (11,4% a Catania) non è un fenomeno isolato, ma si inserisce in un contesto di preesistenti difficoltà strutturali:

  • Difficoltà Occupazionali: La bassa partecipazione al mercato del lavoro (come a Palermo) riduce le prospettive future dei giovani e l’incentivo a investire in percorsi educativi lunghi.

  • Contesto Economico: Livelli di reddito pro capite contenuti (Catania) possono limitare le risorse familiari dedicate all’istruzione.

  • Benessere e Sanità: Anche indicatori esterni come l’aumento della distanza dal tasso nazionale di mortalità evitabile (evidenziato per tutte e tre le città siciliane) segnalano un contesto di benessere generale più critico.

Il focus su Palermo, Catania e Messina

 

Le Città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina rappresentano un polo di analisi fondamentale per comprendere le dinamiche di fragilità educativa e sociale nel Mezzogiorno, come evidenziato dal report ISTAT. I dati aggregati per il Sud Italia trovano nelle tre realtà siciliane la loro massima espressione in termini di disuguaglianze e carenze strutturali, in particolare nel dominio “Istruzione e Formazione”.

L’analisi ISTAT condotta sul “Focus Città Metropolitane – Istruzione e Giovani” fissa un punto di partenza demografico inequivocabile per la Sicilia: siamo oltre il 60% come popolazione giovanile regionale (fascia 0-24 anni)  residente nelle tre Città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina.

Questo dato quantifica l’importanza cruciale di questi tre poli urbani, rendendo le criticità del report non un problema periferico, ma una questione centrale per lo sviluppo dell’intera Isola.

Un dato che va a incidere sulle disuguaglianze più acute si manifestano nell’offerta di servizi per la prima infanzia (0-2 anni), un fattore fondamentale per l’equità educativa. Questo valore è estremamente distante sia dalla media nazionale, sia soprattutto dal target europeo e del PNRR del 33%.

Un deficit di queste proporzioni, concentrato in un’area che ospita una parte così vasta della popolazione giovanile siciliana, genera un impatto massivo. La carenza è particolarmente grave se consideriamo che la stessa area metropolitana di Palermo, secondo dati correlati, mostra un tasso di occupazione adulto (25-64 anni) tra i più bassi d’Italia.

La combinazione di un’occupazione adulta bassa e una scarsa accessibilità ai servizi per l’infanzia crea un ostacolo insormontabile per la piena partecipazione femminile al lavoro e accentua le disparità di apprendimento fin dai primi anni di vita.

La concentrazione dei giovani siciliani nelle tre aree metropolitane significa che i risultati negativi sul fronte educativo – come la più alta probabilità di dispersione scolastica e il gap nell’istruzione terziaria – hanno un effetto moltiplicatore su tutta la regione.

La criticità strutturale dei Servizi per la prima infanzia

La questione più urgente da affrontare per le tre metropoli siciliane si colloca nel segmento 0-2 anni. L’accesso a nidi e servizi integrativi è cruciale per la prevenzione delle disuguaglianze, ma in Sicilia presenta un deficit allarmante.

Catania: la maglia nera nazionale

La Città Metropolitana di Catania emerge come l’area con la carenza più grave a livello nazionale tra tutti i contesti metropolitani.

  • Tasso di Copertura Minimo: A Catania, la copertura di servizi educativi per l’infanzia (0-2 anni) si attesta su un valore estremamente basso, attorno all’11,4%. Questo è significativamente inferiore non solo al target europeo e del PNRR del 33%, ma anche alla media delle altre metropoli meridionali (che già presentano valori critici).

  • Implicazioni Sociali: Questo dato non riflette semplicemente una carenza infrastrutturale, ma suggerisce una limitata capacità di conciliazione tra vita lavorativa e familiare per i genitori, con un impatto negativo sulla partecipazione femminile al mercato del lavoro. Inoltre, la mancata frequenza del nido è correlata, a lungo termine, a maggiori difficoltà nell’apprendimento e al potenziale aumento della dispersione scolastica.

infanzia

Palermo e Messina: sotto media e bassa priorità storica

Anche se non registrano il minimo assoluto di Catania, Palermo e Messina si collocano stabilmente al di sotto della media nazionale e del target, in linea con le altre grandi città del Sud.

  • La scarsa disponibilità di posti nido non è distribuita uniformemente: l’offerta è quasi sempre concentrata nel solo comune capoluogo, lasciando le cinture urbane e i comuni periferici quasi totalmente sprovvisti. Questo amplifica le disuguaglianze interne alla stessa area metropolitana, obbligando le famiglie meno abbienti o residenti in zone disagiate a rinunciare a tali servizi.

  • Questi bassi tassi sono indicativi di una storica bassa priorità data a questo segmento educativo nelle politiche locali e regionali, esacerbando le condizioni di fragilità socio-educativa.

Il contesto socio-economico e conseguenze sull’istruzione

La fragilità educativa nelle metropoli siciliane è inestricabilmente legata a indicatori socio-economici negativi, creando un circolo vizioso che incide sulle aspettative future dei giovani.

Occupazione e Reddito

  • Palermo (Occupazione): Sebbene il report ISTAT sull’istruzione si focalizzi sui giovani, il contesto più ampio (supportato da dati ISTAT precedenti) mostra per Palermo un tasso di occupazione generale (fascia 25-64 anni) che si aggira intorno al 49% (uno dei più bassi in Italia). La bassa probabilità di successo lavorativo per gli adulti si traduce in un minor “ritorno sull’investimento” percepito per l’istruzione da parte delle famiglie, potendo scoraggiare il completamento degli studi superiori e universitari.

  • Catania (Reddito): La Città Metropolitana di Catania ha registrato in altre analisi un valore di reddito per abitante tra i più bassi d’Italia tra i capoluoghi metropolitani. La povertà relativa o il basso reddito influenzano direttamente la capacità delle famiglie di sostenere i costi indiretti dell’istruzione (trasporti, materiali, attività extracurricolari), esacerbando l’abbandono scolastico.

  • Accessibilità Economica: Nelle aree metropolitane siciliane, l’alto costo della vita rispetto alla media dei redditi rende i servizi educativi privati (spesso l’unica alternativa al nido pubblico assente) inaccessibili per gran parte della popolazione.

disoccupazione

Dispersione scolastica e istruzione terziaria

Se il tasso nazionale di dispersione scolastica è in calo, le aree metropolitane siciliane rimangono zone “calde”.

  • Abbandono Precoce: I dati suggeriscono che il tasso di abbandono precoce dai percorsi di istruzione e formazione (giovani che non conseguono un diploma o una qualifica professionale) è significativamente più alto nel Sud. La combinazione di bassa qualità dei servizi iniziali e la mancanza di prospettive lavorative locali contribuiscono ad alimentare questo fenomeno.

  • Istruzione Terziaria (University Gap): Nonostante la presenza di Atenei importanti (Università di Palermo e Catania), la quota di popolazione con laurea o titoli equiparati è spesso inferiore rispetto alla media nazionale e soprattutto rispetto ai centri del Nord. Questo gap nell’istruzione terziaria limita la capacità delle città siciliane di competere nell’economia della conoscenza e di trattenere i giovani più qualificati, alimentando il fenomeno della fuga di cervelli.

Le specificità di Messina su demografia e servizi

Messina presenta un quadro con elementi di fragilità propri, spesso legati alla sua particolare collocazione geografica e alle dinamiche demografiche.

  • Bassa Densità e Spopolamento: Messina ha una delle densità abitative più basse tra le Città Metropolitane italiane e ha registrato tassi di spopolamento significativi negli ultimi decenni. Il declino demografico può influire negativamente sulla sostenibilità e sulla qualità dell’offerta educativa, rendendo meno efficiente la distribuzione dei servizi scolastici, soprattutto nelle aree periferiche.

  • “Effetto Stretto”: La vicinanza con la Calabria genera dinamiche particolari. Se da un lato l’Università di Messina attira studenti anche dalla sponda calabrese, dall’altro la città compete in termini di servizi con un’area geografica più vasta e complessa.

 

Il ruolo del Capoluogo e delle aree periferiche

Nelle tre metropoli siciliane, il divario tra comune capoluogo e i comuni della cintura urbana e periferica è particolarmente accentuato.

  • Concentrazione Selettiva: L’offerta educativa, seppur carente in termini assoluti, è quasi totalmente concentrata nel comune capoluogo. Questo significa che un giovane residente in un comune satellite di Palermo o Catania affronta barriere logistiche ed economiche (costi e tempi di trasporto) molto più elevate per accedere a scuole superiori specializzate o servizi educativi di migliore qualità.

  • Qualità Diffusa: La qualità complessiva degli edifici scolastici e dei servizi di supporto (come mense o biblioteche) tende a degradare rapidamente allontanandosi dai centri urbani principali.

 

Alcuni dati specifici su Palermo

Nel report in particolare su Palermo viene evidenziato che nel quartiere di Malaspina-Palagonia il 5,2% dei giovani abbandona precocemente gli studi e il 17,3% non studia e non lavora, a livello comunale un giovane su 5 (il 19,8%) abbandona precocemente gli studi e circa uno su 3 (il 32,4%) non studia e non lavora.

Le famiglie in potenziale disagio economico sono il 5,8% a Palermo, il 2,2% a Malaspina – Palagonia. Valori molto diversi si osservano a Brancaccio-Ciaculli, dove le famiglie in potenziale disagio economico sono quasi una su 10 (il 9,9%), un giovane su 3 (il 33,1%) abbandona precocemente gli studi e quasi la metà (il 45,3%) non studia e non lavora.

A Napoli e a Palermo sono circa 14 su 100 i giovani esclusi dal sistema di istruzione e dal mercato del lavoro.

In conclusione, il report ISTAT mostra che per Palermo, Catania e Messina, l’affrontare le disuguaglianze educative non può prescindere da un investimento massiccio e mirato sulla prima infanzia (priorità assoluta, in particolare a Catania) e da politiche integrate che leghino il miglioramento dell’offerta formativa alla creazione di opportunità lavorative e alla coesione territoriale per contrastare lo spopolamento e l’isolamento dei comuni satelliti.

I dati nazionali: gli elementi chiave

 

La sintesi del Report Il “Focus Città Metropolitane – Istruzione e Giovani” dell’Istat si concentra sulla condizione, i percorsi educativi e i livelli di istruzione raggiunti dai giovani (0-24 anni) nei contesti urbani, ponendo l’attenzione sulle disuguaglianze territoriali e sulla fragilità dei percorsi. L’obiettivo primario è fornire spunti per azioni volte a garantire maggiore inclusione, qualità dell’istruzione e contrasto alla dispersione scolastica.

Contesto demografico e obiettivi

  • Popolazione Giovanile: Al 1° gennaio 2024, le città metropolitane ospitano 4,8 milioni di giovani (0-24 anni), pari al 22,6% della popolazione totale. Questo dato è lievemente superiore alla media nazionale (22,1%), ma riflette una significativa diminuzione demografica rispetto al 1993, quando il peso dei giovani era molto più elevato.

  • Contrasto alle Disuguaglianze: Il report evidenzia come una distribuzione non equa dell’offerta educativa limiti l’accessibilità a un sistema completo di istruzione, contribuendo all’impoverimento sociale ed economico. L’analisi è centrale per il raggiungimento degli obiettivi europei e del PNRR, volti a un’istruzione equa e inclusiva.

  • Dispersione Scolastica: L’obiettivo di fondo è contrastare la dispersione scolastica che, nonostante sia scesa a livello nazionale al 9,4% nel 2024 (anticipando l’obiettivo del PNRR), rimane un fattore di grande fragilità educativa e sociale.

Percorsi educativi e differenze territoriali

L’analisi tratteggia il percorso dei giovani dalla prima infanzia fino al completamento del ciclo scolastico, evidenziando marcati contrasti tra Nord e Sud e tra comuni capoluogo e aree periferiche.

Servizi per la Prima Infanzia (0-2 anni)

Questo è uno degli indicatori di maggiore disparità e un fattore critico per ridurre le disuguaglianze già in età prescolare.

  • Divario Nord-Sud: L’offerta di servizi educativi (asili nido e servizi integrativi) mostra una forte disomogeneità. Le città metropolitane del Nord registrano i valori massimi, superando ampiamente il target europeo e del PNRR del 33% di copertura (un posto ogni tre bambini).

    • Esempi di Eccellenza: Bologna e Firenze si attestano oltre il 45%.

  • Criticità nel Mezzogiorno: Le città metropolitane del Sud presentano, al contrario, valori minimi, spesso ben al di sotto del target.

    • Solo Cagliari (40,5%) supera il 33% al Sud, distinguendosi nettamente dal resto del Mezzogiorno.

    • Napoli (12,3%) e Catania (11,4%) registrano i tassi di copertura più bassi d’Italia.

Competenze e livelli di istruzione

Il report analizza anche le competenze degli studenti e il livello di istruzione raggiunto dai giovani, confermando una tendenza generale in cui le città del Nord e del Centro presentano maggiori vantaggi:

  • Vantaggio Settentrionale: Città come Milano, Bologna e Firenze si distinguono per avere oltre il 75% degli indicatori con valori superiori alla media nazionale, in particolare nel dominio “Qualità dei servizi”.

  • Istruzione Terziaria: Le città metropolitane, in particolare i comuni capoluogo, tendono ad avere una maggiore concentrazione di popolazione con livelli di istruzione elevati (almeno il diploma). Roma spicca per la quota più alta di popolazione con almeno il diploma (77,8%) e il più alto tasso di passaggio all’università (59,1%).

  • Fragilità della Componente Straniera: L’analisi evidenzia una maggiore fragilità della componente giovanile straniera.

 

 Il ruolo del Comune capoluogo

Il tradizionale ruolo di erogatore principale di servizi da parte dei comuni capoluogo è confermato dall’elevata concentrazione dell’offerta educativa (47,5% rispetto alle cinture urbane e ai comuni più periferici), sottolineando come la prossimità al centro urbano sia spesso correlata a una maggiore disponibilità di servizi educativi.

L’impegno di istituzioni nazionali e locali, le organizzazioni della società civile: riflessioni e proposte

 

“Migliaia di bambini, bambine e adolescenti in Italia vivono nelle periferie urbane, dove spesso le disuguaglianze socio-economiche, la scarsità di servizi scolastici, come mense e tempo pieno, e l’emergenza abitativa aumentano il rischio di fragilità sociale e  isolamento. Ma le periferie sono anche luoghi di grandi potenzialità, dove si sperimentano risposte nuove ai bisogni delle persone e delle comunità, attraverso l’innovazione e la creazione di reti e alleanze. Rigenerare le periferie non è solo una questione urbanistica: è una scelta politica e culturale. È prendersi cura delle persone e dei territori insieme. È immaginare città più giuste, dove la qualità della vita, i diritti e le opportunità siano distribuiti in modo equo, ovunque si abiti. Per questo motivo sono necessarie scelte politiche chiare e investimenti mirati per garantire pari opportunità di crescita a tutti i bambini e le bambine, senza lasciare indietro nessuno”, ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children, aprendo i lavori al confronto promosso oggi a Roma dall’Organizzazione tra attori istituzionali, organizzazioni della società civile attive nelle periferie e rappresentanti del settore privato.

L’incontro è nato con l’obiettivo di creare uno spazio di confronto e dialogo sul tema delle periferie, guardandole dal punto di vista dei diritti di minori e giovani. Assieme a rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, organizzazioni della società civile attive nelle periferie, e a partire da alcuni spunti di riflessione e proposte elaborati da Save the Children, l’iniziativa ha voluto favorire la costruzione di idee condivise per politiche e interventi capaci di andare oltre la narrazione delle periferie come meri luoghi di fragilità e marginalità, e invece riconoscerle come spazi vivi e fertili di sperimentazione, creatività, cura e partecipazione. E’ essenziale immaginare e realizzare politiche capaci di trasformare le periferie, a partire dalle buone pratiche già esistenti, in spazi di opportunità dove tutti i bambini, le bambine, gli adolescenti e i giovani abbiano eque possibilità di crescita, benessere e prospettive future.

Daniela Fatarella

“Da più di dieci anni Save the Children lavora, in collaborazione con una rete di partner locali, per supportare bambini e bambine, adolescenti e famiglie nelle periferie italiane al Nord, al Centro e al Sud del Paeseha sottolineato Fatarella –  Il nostro impegno per portare i diritti dei minori che vivono nelle periferie  al centro della discussione pubblica e dell’agenda politica proseguirà con la terza edizione della Biennale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza – “IMpossibile 2026”, dal 20 al 22 maggio a Roma, alla quale abbiamo voluto dare proprio il titolo “Investire sulle periferie, investire sull’infanzia”.

Il report ISTAT descrive il quadro generale delle Città Metropolitane che , pur essendo i motori culturali e formativi del Paese, sono anche il campo di battaglia dove si combatte la lotta contro le disuguaglianze educative.

Per le città del Sud, in particolare per il territorio siciliano, è essenziale agire con urgenza sul fronte dei servizi essenziali per la prima infanzia per poter affrontare con successo le sfide dell’istruzione e garantire un futuro equo ai suoi giovani.

 

 

FONTE DATI: ISTAT- I GIOVANI NELLE CITTÀ METROPOLITANE

(Il focus sulle città Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, Palermo, Catania, Messina e Cagliari).

 

Nota

L’incidenza delle famiglie in potenziale disagio economico è definita come il rapporto percentuale tra il numero di famiglie con figli la cui persona di riferimento ha fino a 64 anni e nelle quali nessun componente è occupato o percettore di una pensione da lavoro e il totale delle famiglie (fonte: Istat 2024, https://www.istat.it/wp-content/uploads/2024/06/Notametodologica-periferie-aggiornamento-16-12-2024.pdf )

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