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Mafia, Mattarella: “Esiste ancora ma non è invincibile”

domenica 23 Maggio 2021
Msttarella

“La mafia c’e’ ancora ma non e’ invincibile”. Sergio Mattarella torna nell’aula bunker da cui la Repubblica ha inferto duri colpi alla criminalita’ organizzata e nell’anniversario della strage di Capaci afferma: “La mafia, lo sappiamo, esiste tuttora. Non e’ stata ancora definitivamente sconfitta. Estende i suoi tentacoli nefasti in attivita’ illecite e insidiose anche a livello internazionale. Per questo e’ necessario tenere sempre la guardia alta e l’attenzione vigile da parte di tutte le forze dello Stato. Ma la condanna popolare, ampia e possente, ha respinto con efficacia, in modo chiaro, corale e diffuso, i crimini, gli uomini, i metodi, l’esistenza della mafia“.

“Nessuna zona grigia, nessuna omerta’ ne’ tacita connivenza – ha esortato il Capo dello Stato -: o si sta contro la mafia o si e’ complici dei mafiosi. Non vi sono alternative”. “La mafia teme, certamente, le sentenze dei tribunali. Ma vede come un grave pericolo per la sua stessa esistenza la condanna da parte degli uomini liberi e coraggiosi”. Per il Presidente “la mafia ha sicuramente paura di forze dell’ordine efficienti, capaci di contrastare e reprimere le attivita’ illecite. Ma questa paura l’avverte anche di fronte alla ripulsa e al disprezzo da parte dei cittadini e soprattutto dei giovani. La mafia, diceva Antonino Caponnetto, “teme la scuola piu’ della Giustizia, l’istruzione toglie l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa””.

“Una organizzazione criminale, che ha fatto di una malintesa, distorta e falsa onorabilita’ il suo codice di condotta – ha detto Mattarella – in questi ultimi decenni ha perduto terreno nella capacita’ di aggregare e di generare, anche attraverso il terrore, consenso e omerta’ tra la popolazione“. Dunque per il presidente della Repubblica “la mafia, con queste premesse, non e’ invincibile. Puo’ essere definitivamente sconfitta, realizzando cosi’ la lucida profezia di Giovanni Falcone”.

In questa giornata, cosi’ significativa e cosi’ partecipata, ricordiamo – nel nome di Falcone e Borsellino – tutti gli uomini e le donne che sono stati uccisi dalla mafia. Magistrati ed esponenti politici; sindaci e amministratori; giornalisti e testimoni; appartenenti alle forze dell’ordine e alla societa’ civile; servitori dello Stato e cittadini che hanno detto no al pizzo; collaboratori di giustizia, loro familiari, persino persone che passavano per caso in un luogo di attentato. Il loro numero e’ impressionante, una lista interminabile, una scia di sangue e di coraggio, che ha attraversato dolorosamente la nostra storia recente. La loro morte ha provocato lutti, disperazione, sofferenze. Non li possiamo dimenticare. Ognuno di loro ha rappresentato un seme. Il loro ricordo richiede decisi passi avanti verso la liberazione e verso il riscatto“.

Mattarella ha ricordato che “Falcone e Borsellino erano due magistrati di grande valore e di altissima moralita’. L’intelligenza e la capacita’ investigativa erano valorizzate e ingigantite da una coscienza limpida, da un attaccamento ai valori della Costituzione, da una fiducia sacrale nella legge e nella sua efficacia. La mafia volle eliminarli non soltanto per la loro competenza nella lotta alla criminalita’ organizzata, per la loro efficienza, per la loro conoscenza dei metodi e delle prassi del crimine organizzato. Li assassino’ anche perche’ erano simboli di legalita’, di intransigenza, di coraggio, di determinazione. Erano di stimolo e di esempio per tanti giovani colleghi magistrati e per i cittadini, che li amavano e che riponevano in loro fiducia e speranza. Sono rimasti modelli di stimolo e di esempio”. E dunque “a Falcone, a Borsellino, a tante nobili figure di magistrati caduti vittime perche’ avvertivano alta la responsabilita’ del ruolo e della dignita’ della funzione di giustizia, guarda il complesso della Magistratura italiana. Ad essi si ispira il lavoro tenace di tanti magistrati, presidio di legalita’. A figure di magistrati come loro la societa’ civile guarda con riconoscenza. Vi guarda come lezioni che consentono di nutrire fiducia nella giustizia amministrata in nome del popolo italiano”.

 

Per Mattarella “la mafia volle eliminarli non soltanto per la loro competenza nella lotta alla criminalità organizzata, per la loro efficienza, per la loro conoscenza dei metodi e delle prassi del crimine organizzato”. “Li assassinò anche perché erano simboli di legalità, intransigenza, coraggio, determinazione. Erano di stimolo e di esempio per tanti giovani colleghi magistrati e per i cittadini, che li amavano e riponevano in loro fiducia e speranza – ha proseguito – Sono rimasti modelli di stimolo e di esempio. A Falcone, a Borsellino, a tante nobili figure di magistrati caduti vittime perché avvertivano alta la responsabilità del ruolo e della dignità della funzione di giustizia, guarda il complesso della Magistratura italiana. Ad essi si ispira il lavoro tenace di tanti magistrati, presidio di legalità. A figure di magistrati come loro la società civile guarda con riconoscenza. Vi guarda come lezioni che consentono di nutrire fiducia nella giustizia amministrata in nome del popolo italiano”.

“Al contrario di quanto i mafiosi speravano, la conseguenza del sacrificio di Falcone, Borsellino e di chi si trovava con loro è stato il grande aumento della diffusione, permanente nel tempo, di una mentalità nuova, di consapevolezza e di rifiuto del fenomeno mafioso“. Così il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha detto a Palermo.

“Provenendo da Punta Raisi si passa accanto al monumento che rammenta la terribile strage di Capaci: è un punto coinvolgente, di forte ricordo – ha detto Mattarella – Voi giovani, che gridate no alle compromissioni, alle clientele, alle complicità, alla violenza, costituite un monumento vivo, dinamico e prezioso. In voi si esprime la voce della società contro condizionamenti illeciti, intrighi, prepotenze, violenza sopraffattrice; la voce dell’Italia che chiede che tutti e ovunque possano sentirsi pienamente liberi nelle proprie scelte e nelle proprie iniziative. In definitiva, la voce della civiltà e della storia”.

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