La foto perfetta, il reel virale, il corpo “esploso” in pochi mesi. Dietro alle immagini lucide dei profili fitness si nasconde una realtà ben più opaca, fatta di farmaci, cicli non controllati e spesso mercati clandestini. L’uso e lo spaccio di steroidi anabolizzanti e di altre sostanze dopanti non è più un fenomeno confinato agli ambienti agonistici ma ormai da alcuni anni si è diffuso anche nelle palestre amatoriali. E la Sicilia, purtroppo, non fa eccezione.
Negli ultimi anni le forze dell’ordine hanno scoperto reti di distribuzione e laboratori clandestini che rifornivano palestre, preparatori e singoli frequentatori, portando alla luce un mercato nero sempre più in espansione. I rischi per la salute (cardiovascolari, epatici, endocrini e psicologici) sono sempre più concreti e documentati.
A marzo 2025, la Guardia di Finanza di Caltanissetta ha condotto l’operazione “Pesi Massimi”, sequestrando oltre 30.000 dosi di prodotti anabolizzanti e farmaci non autorizzati in un’inchiesta sul commercio illegale di sostanze dopanti. Qualche anno prima, nel 2020, i Carabinieri del NAS di Palermo avevano smantellato una rete che coinvolgeva palestre, preparatori atletici e rivenditori di integratori: l’operazione “Baronessa di Carini” portò a quattro arresti e decine di indagati, con il sequestro di sostanze come il trenbolone, il Winstrol e il Proviron. Già nel 2015, a Caltanissetta, un gestore di palestra era stato arrestato per la commercializzazione di anabolizzanti come “Titan” e “Winstrol Depot”, venduti direttamente all’interno della struttura.
Questi episodi mostrano un fenomeno radicato e organizzato, con canali di importazione e distribuzione spesso collegati a magazzini e laboratori clandestini. E, al tempo stesso, rivelano la complicità, talvolta tacita, di operatori di palestra e preparatori che offrono accesso a sostanze pericolose in nome di risultati rapidi e visibili in poco tempo. Ma la vera emergenza, oggi, non è solo legale. È sanitaria.
I rischi per la salute
Non si tratta solo di un rischio teorico. Uno studio danese pubblicato su JAMA ha dimostrato che i soggetti che hanno fatto uso di AAS presentano una mortalità complessiva quasi tre volte superiore rispetto ai non utilizzatori. Altri lavori hanno evidenziato un aumento della cardiomiopatia biventricolare, un ingrossamento del cuore con compromissione della funzione sistolica e diastolica, e persino un rischio più alto di fibrillazione atriale in giovani uomini predisposti.
Le conseguenze non si limitano al sistema cardiovascolare. L’uso cronico di AAS può inibire la produzione endogena di testosterone, causando ipogonadismo, atrofia testicolare, infertilità, ginecomastia e gravi alterazioni lipidiche. Sul piano neurologico e psichiatrico, una review del 2025 ha evidenziato alterazioni nei sistemi della serotonina e della dopamina, con disturbi dell’umore, ansia, aggressività e danni strutturali cerebrali.
In sostanza, la convinzione diffusa che “basta un ciclo breve e poi tutto torna normale” non regge di fronte ai dati. I danni non derivano solo dall’abuso prolungato, ma anche da dosi sovrafisiologiche assunte per periodi relativamente brevi, spesso senza alcun controllo medico.
L’effetto amplificatore dei social
Il dilagare del fenomeno non può essere compreso senza guardare ai social network. La cultura dell’immagine e la velocità delle piattaforme hanno normalizzato corpi estremi, spesso frutto di farmaci e manipolazioni chimiche. Molti influencer mostrano trasformazioni spettacolari senza parlare dei mezzi impiegati, e in alcuni casi addirittura promuovendo e scherzando sull’utilizzo di questi “aiutini”. In questo contesto, la pressione sociale e l’idea di “non essere mai all’altezza”, spingono sempre più giovani ad avvicinarsi a sostanze pericolose, spesso consigliati da “preparatori” o “coach” senza alcuna competenza medica. Alcune inchieste, come quella della “Baronessa di Carini”, hanno mostrato come in Sicilia certi ambienti di palestra si trasformino in veri e propri “ambulatori del doping”, dove iniezioni e flebo vengono somministrate senza controllo.
Prevenzione, formazione e responsabilità
Contrastare il fenomeno significa agire su più piani. Serve informazione capillare nelle scuole e nelle palestre, affinché i ragazzi conoscano i rischi reali delle sostanze dopanti. È necessaria la formazione obbligatoria per istruttori e preparatori sul riconoscimento e la prevenzione dei comportamenti a rischio. E occorre che le istituzioni continuino i controlli su canali di approvvigionamento e vendita, mantenendo la collaborazione tra NAS, Guardia di Finanza e procure.
Sul fronte digitale, è indispensabile poi una maggiore trasparenza. Chi promuove programmi fitness o integratori deve farlo con responsabilità, e le piattaforme dovrebbero vigilare su contenuti che, anche indirettamente, normalizzano l’uso di sostanze pericolose.
Dalle palestre ai social, fino ai sequestri nelle province siciliane, il filo che lega il desiderio di un corpo “perfetto” all’abuso di steroidi è ormai evidente. Il problema non è solo morale o estetico ma è soprattutto sanitario. Perché dietro ogni promessa di risultati rapidi c’è un rischio reale, che non si vede nelle foto ma si misura negli organi, nel cuore e nel sangue di chi cerca scorciatoie.




