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Musumeci vuole un governo di legislatura: “Non si navighi a vista”

lunedì 27 Novembre 2017
Gaetano Armao, Nello Musumeci, Roberto Lagalla

Nello Musumeci dovrebbe varare nei prossimi giorni l’esecutivo regionale con cui il centrodestra torna alla guida della Sicilia. Dovrebbero mancare un paio di caselle da inserire e un nome ‘pesante’ da trovare da parte di Forza Italia, se, come pare, Paolo Inglese, docente universitario e tecnico, dovesse rinunciare alla poltrona dell’Agricoltura.

Per Musumeci la sfida rimane ardua. Svaria dai numeri del bilancio della Regione, in cui si è passati dalle certezze del governatore uscente Rosario Crocetta all’operazione verità annunciata dal vicepresidente Gaetano Armao, con lo stesso Musumeci poco rassicurante sulla tenuta oggi dei conti, al riordino della macchina burocratica.

Dalla Sanità, dove, piano di rientro a parte, sui livelli essenziali di assistenza in poco più di un anno, classifiche del ministero alla mano, la Sicilia ha perso posizioni importanti, alle società partecipate che, insieme alla questione sulle ex Province, incrociano la vicenda dei precari da stabilizzare.

Un elenco di prebende del passato, quello dei precari, che la politica, anche nel centrodestra in precedenza, non ha mai saputo (voluto) risolvere del tutto.

Musumeci sabato non ha partecipato al vertice di maggioranza del centrodestra svoltosi presso un agriturismo a Scillato in cui hanno preso parte i leader regionali dei partiti dello schieramento. Erano presenti: Gianfranco Miccichè per Forza Italia, Angelo Attaguile e Alessandro Pagano per Noi con Salvini, Giampiero Cannella e Sandro Pappalardo per Fratelli d’Italia, Saverio Romano per Cantiere popolare, Carmelo Lo Monte e Roberto Di Mauro per gli autonomisti, e Antonio De Poli per l’Udc.

Lo ha fatto per un pario di ragioni. La prima legata al fatto che il vertice era più connesso con le dinamiche, accordi più o meno larghi e traversali compresi, che dovranno portare all’elezione del nuovo presidente dell’Ars.

La seconda dovuta al fatto che i primi discorsi sulle proiezioni delle prossimi elezioni Politiche di marzo, al centro della riunione, potrebbero essere il preambolo di una serie di partenze dalla Sicilia per Roma, di alcuni esponenti che oggi gravitano anche all’interno del perimetro di governo del centrodestra.

Due nomi tra tutti, quello di Vittorio Sgarbi, assessore ai Beni culturali e quello di Gaetano Armao, vicepresidente della Regione e assessore all’Economia.

Il primo, smentite a parte, e annunci a base del diretto interessato di grande buona volontà a servizio della Regione, potrebbe realmente andare a Roma, con un ruolo di governo o anche un seggio, (forse un collegio in Sicilia?) dopo aver completato, in ogni caso, una start up di idee e un percorso iniziale che altri potranno portare a compimento nel settore dei Beni culturali, nei prossimi cinque anni.

Discorso diverso invece riguarda Gaetano Armao, punto d’equilibrio e di sintesi all’interno della coalizione, non solo con Forza Italia. Armao, che fu assessore di Lombardo, è ben visto anche dagli autonomisti e il suo ruolo nella giunta, a differenza del passato, non sarà solo quello di un tecnico prestato alla politica.

Solo nel caso dunque che sia lo stesso docente universitario e avvocato palermitano  a voler provare l’avventura romana, si metterebbe mano al secondo ritocco in giunta.

Anche perché essenzialmente Musumeci non vuol correre il rischio di fornire un’immagine sgretolata  e di giunte sottoposte a continui rimpasti.

I 48 assessori di Crocetta in cinque anni potrebbero essere dunque un ricordo, ma affinché ciò accada, occorre una tenuta fondo e una stabilità di maggioranza che dia al nuovo presidente della Regione la possibilità di tradurre gli auspici in fatti. E in assessori che rimangono al loro posto.

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