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Parmitano: “Nello spazio sapevo del Coronavirus da novembre”. Poi il dietrofront: “Mio lapsus”

martedì 26 Maggio 2020

“Mi scuso, con umiltà, per l’errore e per le conseguenze (del tutto inaspettate): me ne assumo ogni responsabilità”. Così l’astronauta siciliano Luca Parmitano, dell’Agenzia Spaziale Europea e della Nasa, ha concluso il suo lungo post sui social in cui si scusa per l’errore commesso durante l’ultima intervista al Tg2 in cui aveva dichiarato:

“…sulla stazione abbiamo seguito quello che stava succedendo sulla Terra: anche prima del mio rientro già da novembre eravamo al corrente di questo probabile contagio pandemico e soprattutto la gravità che si andava allargando a macchia d’olio proprio in Europa poco prima del mio rientro” (9 maggio 2020 – TG2 storie)

L’astronauta aveva già detto in un’altra occasione (il 25 aprile 2020 alla trasmissione Petrolio, su Rai 1) che sulla stazione orbitante monitoravano quanto stava accadendo sulla Terra:

“…a bordo abbiamo un collegamento quotidiano con le realtà terrestri; abbiamo anche accesso alla rete internet; possiamo comunicare con i centri di controllo e già da novembre, avevamo iniziato a seguire i primi contagi, inizialmente soltanto nei paesi asiatici, poi al mio rientro i primi contagi in Europa…” (25 aprile 2020 – trasmissione Petrolio, Rai 1)

Viste le polemiche scoppiate sui social network, l’astronauta catanese è stato costretto a rettificare le sue dichiarazioni.

“E’ stato un lapsus. Errare è umano, e mi spiace molto vedere che in questo caso il mio lapsus sia stato strumentalizzato”, scrive in un tweet diffuso dall’Esa, riferendosi alla notizia che nelle ultime ore sta rimbalzando su diversi siti. “Nell’episodio in questione, parlando delle precauzioni prese durante il rientro dalla Stazione Spaziale Internazionale, ho erroneamente affermato che, come equipaggio, fossimo al corrente dell’inizio del contagio pandemico già a novembre”, spiega Parmitano.

Almeno tre, secondo l’astronauta, le ragioni dell’errore. Il primo consiste nel fatto che “a bordo della Iss non utilizziamo il calendario, ma il Coordinated Universal Time (Utc). L’anno inizia con il giorno 1 e finisce con il giorno 365, e gli eventi vengono eseguiti in base a questa pianificazione. Di conseguenza è possibile confondere un mese con un altro poichè non vi facciamo mai riferimento, ma utilizziamo il giorno Utc”; in secondo luogo “ricordo che, intorno alla fine della missione, parlavamo con l’equipaggio di varie crisi in corso sulla Terra. Nel ripensare agli eventi intorno a quel periodo, ho fatto confusione tra le diverse conversazioni, e nel ricordare gli eventi ho collegato le prime notizie di contagio a un contesto temporale precedente. A bordo, abbiamo appreso del contagio insieme al resto del mondo, quando le agenzie giornalistiche e le grandi testate televisive hanno iniziato a parlarne”.

Per l’astronauta “tutto questo è facilmente verificabile perché “le comunicazioni Terra- bordo-Terra sono soggette al Freedom Of Information Act, una legge che impone totale trasparenza e che tutte le comunicazioni siano registrate. Non è possibile ricevere informazioni riservate”. L’astronauta aggiunge infine che l’idea che fossimo già al corrente di un contagio pandemico è smentita dai fatti: le operazioni di rientro della Spedizione 61 sono state svolte normalmente, senza alcuna ulteriore precauzione. Al contrario, quando la situazione pandemica si è rivelata in tutta la sua gravità, l’equipaggio rientrato dalla Spedizione 62 è stato isolato in quarantena per evitare possibili contagi”. Parmitano conclude: “mi scuso, con umiltà, per l’errore e per le conseguenze (del tutto inaspettate): me ne assumo ogni responsabilità”.

 

 

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