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I dati Eurostat al 2024: il Sud Italia in difficoltà

Povertà in Unione Europea: Calabria, Campania e Sicilia tra le regioni con i tassi più alti di popolazione a rischio

lunedì 24 Novembre 2025

Calabria (37,2%), Campania (35,5%) e Sicilia (35,3%) sono tra le regioni dell’Europa continentale con i tassi più alti di popolazione a rischio povertà nell’Unione Europea, secondo i recenti dati Eurostat di fine 2024. Questa fotografia impietosa del Mezzogiorno pone l’Italia in una posizione di netta distinzione negativa rispetto agli altri Paesi membri, superata solo da territori non continentali come la Guyana francese (53,3%) e Melilla (41,4%).

L’analisi dell’istituto di statistica europeo non lascia spazio a interpretazioni: il rischio di povertà, che affligge circa 13 milioni di persone in Italia, trova la sua massima concentrazione geografica nel Sud della penisola.

I dati EUROSTAT: la Sicilia tra le regioni

 

L’Ufficio Statistico Europeo (Eurostat) ha pubblicato una nota statistica sul rischio di povertà o di esclusione sociale della popolazione dell’Unione Europea. Nel 2024, il 16,2% della popolazione dell’Ue – circa 72,1 milioni di persone – era a rischio povertà, in linea con la percentuale registrata l’anno precedente.
I dati Eurostat indicano con il 37,2% di popolazione a rischio, che la Calabria era terzultima in Ue, dopo la Guyana francese (53,3%) e Ciudad de Melilla (41,4%) in Spagna.
Il tasso di rischio di povertà o di esclusione sociale corrisponde alla percentuale di persone che si trovano in almeno una delle seguenti condizioni: sono a rischio di povertà, sono gravemente svantaggiate dal punto di vista materiale e sociale, vivono in famiglie con intensità di lavoro molto bassa.
Su base nazionale, alla Calabria seguono Campania (35,5%) e Sicilia (35,3%). Poi ancora, Puglia (30,9%), Sardegna (25,7%), Molise (25%), Basilicata (23,6%), Lazio (21,8%), Abruzzo (15,5%), Umbria (12,3%), Toscana (12,8%), Lombardia (11,5%), Piemonte (11,1%), Liguria (10,8%), Veneto (10,3%), Friuli Venezia Giulia (10,1%), Marche (9,6%), Valle d’Aosta (9,2%), Emilia Romagna (7,3%), Trento (6,9%) e Bolzano (5,9%).
Quest’ultima provincia autonoma è tra le regioni in Europa ad aver registrato i tassi più bassi, dopo la regione rumena di Bucarest-Ilfov (3,7%) e la belga Provincie Oost-Vlaanderen (5,4%).

L’indicatore chiave dei dati Eurostat: la deprivazione materiale e sociale grave (SMSD)

 

Il rischio di povertà non è misurato solo dal reddito, ma da un insieme di situazioni che certificano le difficoltà economiche. Eurostat utilizza il Grave Tasso di Deprivazione Materiale e Sociale (SMSD) come indicatore fondamentale per cogliere la portata del fenomeno.

L’SMSD misura la mancanza forzata di elementi necessari e desiderabili per condurre una vita adeguata. Un individuo è considerato in grave deprivazione se non può permettersi almeno 7 elementi su 13 totali.

Questi elementi spaziano da esigenze basiche a capacità sociali:

Deprivazione a livello familiare (7  elementi)

Le difficoltà economiche si manifestano prima di tutto nella gestione della casa e delle necessità primarie. Una famiglia è considerata deprivata se non ha la capacità di far fronte a spese impreviste, di permettersi di pagare per una settimana di vacanza annuale lontano da casa, o di far fronte agli arretrati di pagamento (su mutuo/affitto, bollette, o prestiti).

A questo si aggiunge l’impossibilità di permettersi un pasto adeguato (con carne, pollo, pesce o equivalente vegetariano) almeno ogni due giorni, o di mantenere la casa adeguatamente calda.

Infine, sono considerati elementi di deprivazione la mancanza di accesso a un’auto/furgone per uso personale e l’impossibilità di provvedere alla sostituzione di mobili usurati.

Deprivazione a livello individuale (6 elementi)

La deprivazione si estende anche alla sfera personale e sociale, ostacolando l’integrazione e la qualità della vita. A livello individuale, gli elementi includono la mancanza di una connessione internet a casa, l’impossibilità di sostituire i vestiti usurati con alcuni nuovi, e la non disponibilità di due paia di scarpe adatte per tutte le stagioni.

La deprivazione sociale si manifesta inoltre nell’incapacità di spendere una piccola quantità di denaro ogni settimana per sé, di avere attività ricreative regolari, e di riunirsi con amici o famiglia per un drink o un pasto almeno una volta al mese.

L’indicatore SMSD è parte integrante della strategia dell’UE per il 2030, mirata alla riduzione della povertà e dell’esclusione sociale. L’elevato rischio di povertà nel Sud Italia si traduce, dunque, in una vasta fetta di popolazione che vive in un “contesto di privazione” materiale e sociale grave.

Sicilia: le criticità strutturali che contribuiscono al rischio povertà 

 

I dati, sebbene critici per tutte e tre le regioni, mostrano tendenze differenziate su scala decennale (a partire dal 2014):

  • Calabria: povertà accresciuta. Con un tasso del 37,2%, la Calabria registra il secondo indice più elevato dell’ultimo decennio, pur segnando un miglioramento rispetto al picco del 2023 (40,6%). Questo trend sottolinea un deterioramento strutturale della situazione economica nell’ultimo decennio.

  • Campania e Sicilia: segnali di miglioramento. Al contrario, per la Campania e la Sicilia, i dati attuali si inseriscono in una curva discendente decennale, indicando un miglioramento della situazione su larga scala temporale.

Dai dati Eurostat e dalle analisi correlate emergono dettagli specifici che aiutano a inquadrare meglio la situazione di rischio povertà in Sicilia. I dati aggiuntivi riguardano principalmente i fattori strutturali che contribuiscono all’alto tasso di rischio povertà, focalizzandosi sul mercato del lavoro e sulla deprivazione materiale.

1. Tasso di occupazione estremamente basso

La Sicilia si colloca in fondo alle classifiche europee per il tasso di occupazione, un fattore chiave che contribuisce al rischio di povertà.

  • Tasso di Occupazione Generale (20-64 anni): I dati Eurostat (riferiti al 2023, ma coerenti con la rilevazione 2024) indicano un tasso di occupazione per la Sicilia al di sotto del 50% (circa 48,7%), nettamente inferiore alla media UE (circa 75%).

  • Occupazione Femminile: Il divario è ancora più marcato per le donne. La Sicilia registra un tasso di occupazione femminile molto basso (circa 34,9%), sebbene sia leggermente migliore rispetto a Campania e Calabria, resta tra i più bassi d’Europa.

Disoccupazione giovanile

Questi bassi tassi di occupazione sono direttamente correlati a uno dei tre elementi che definiscono il rischio povertà o esclusione sociale: la bassa intensità di lavoro familiare.

2. Bassa intensità di lavoro (LIM)

Il tasso di rischio povertà/esclusione sociale (AROPE) include le persone che vivono in famiglie con una intensità di lavoro molto bassa (LIM – Low Work Intensity). Questo significa che i membri in età lavorativa della famiglia hanno lavorato per un periodo di tempo molto limitato o nullo nell’anno di riferimento.

La Sicilia è tra le regioni che contribuiscono in modo significativo all’alto indice italiano di LIM, registrando percentuali che si aggirano intorno al 50,7% (secondo dati CISL che riprendono l’annuario Eurostat 2024), posizionandosi tra le ultime 240 regioni europee analizzate in base a questo parametro.

disoccupazione

3. Povertà Urbana

Analisi specifiche a livello urbano (su dati ISTAT rielaborati da enti come Openpolis) mostrano che la povertà assoluta in Sicilia è particolarmente concentrata in famiglie con determinate vulnerabilità:

  • Povertà assoluta: La Sicilia include quattro capoluoghi tra le 20 città italiane con i peggiori indicatori per rischio povertà assoluta, in particolare nelle famiglie:

    • Monoreddito (con un solo percettore di reddito).

    • Con figli a carico (i minori sono i soggetti più esposti alla fragilità).

In sintesi, l’alto tasso di rischio povertà in Sicilia (35,3%) non è solo una cifra isolata, ma è la conseguenza diretta di un mercato del lavoro debole e di una elevata bassa intensità di lavoro nelle famiglie, che lasciano una larga parte della popolazione in condizioni di grave deprivazione e vulnerabilità.

Fonte dati Open Source: Eurostat(online data codes:ilc_peps11n and ilc_peps01n)

 

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