Per la prima volta al mondo una bambina affetta da epatite è stata curata – dopo un trapianto di fegato – con i nuovi farmaci ad azione antivirale diretta per sconfiggere il virus. Il delicato intervento coniugato al protocollo farmaceutico è stato realizzato presso l’Ismett di Palermo dall’equipe guidata dal professore Jean de Ville de Goyet su una piccola paziente ucraina di appena due anni.
Milana (questo il nome della piccola) presentava fin dalla nascita un’atresia delle vie biliari, una patologia che causa l’ostruzione dei dotti biliari e che in poco tempo l’aveva portata ad avere un’insufficienza terminale epatica. In Ucraina dove era stata inizialmente curata, aveva contratto anche il virus dell’epatite C, probabilmente a causa di una trasfusione di sangue. Presentava, quindi, due malattie in contemporanea – l’atresia e l’epatite C – che avevano compromesso il suo stato di salute.
L’associazione di queste due condizioni in un bambino molto piccolo è molto rara e, fino ad oggi, rappresentava una controindicazione relativa al trapianto di fegato, unica terapia possibile per curare la sua insufficienza terminale epatica. “Il virus dell’epatite C – spiega Jean de Ville de Goyet – nei bambini ha una progressione molto lenta e in alcuni casi si cura spontaneamente. Normalmente, si segue il piccolo paziente e si aspetta che il bambino guarisca o che raggiunga una certa età per iniziarlo a trattare con farmaci”.
“La situazione cambia, – continua il professore – quando si è costretti a procedere con il trapianto del bambino in età precoce, in questo caso, infatti, la progressione della malattia è molto veloce ed il rischio che l’organo trapiantato si ammali nuovamente rendendo il trapianto vano è molto alta“.