La meta potrebbe sembrare, per le sue meravigliose acque cristalline, la sabbia chiara e morbida, un’isola caraibica, invece siamo nella sorprendente Sicilia, isola delle meraviglie e, precisamente, a San Vito Lo Capo, rinomata località balneare in provincia di Trapani.
Questo bellissimo borgo marinaro nasce alla fine del settecento, ma tracce dell’epoca paleolitica, mesolitica e neolitica si trovano nelle numerose cavità naturali, un tempo abitazioni, che si affacciano sul mare. Resta avvolta dal mistero l’esistenza di un’antica borgata, Conturrana, una rupe immensa a 500 passi dalla riva staccatasi dalla montagna.
Proprio qui San Vito cominciò la sua predicazione, ma si narra che, per punire gli abitanti che non lo accolsero benevolmente, l’ira divina si abbattè sul paese, seppellendolo completamente sotto una frana, non appena il suo maestro Modesto e la nutrice Crescenzia lo lasciarono, dirigendosi verso il mare. Secondo un altro racconto, Crescenzia, voltandosi a guardare la città che crollava, divenne pietra nello stesso punto dove, oggi, sorge la cappella. San Vito, invece, dopo un breve soggiorno nell’Egitarso e un viaggio attraverso la Sicilia e la Basilicata, morì martire il 15 giugno del 299.
Nucleo generatore di San Vito Lo Capo è l’attuale Santuario, antica fortezza che nell’arco dei secoli ha subito numerosi interventi edilizi. La prima costruzione, realizzata intorno al trecento, fu una piccola cappella dedicata al martire, patrono del borgo marinaro, i cui festeggiamenti sono il motivo della nostra passeggiata. Secondo una tradizione accettata e riportata da tutti gli agiografi e cultori di storia siciliana, il giovane per sfuggire ai rigori della persecuzione ordinata da Diocleziano (303-304), alle ire del padre Ila e del prefetto Valeriano, scappato via mare da Mazara, col favore dei venti approdò sulla costa del feudo della Punta, in territorio di Monte Erice, dagli antichi chiamato Capo Egitarso. Col tempo, cresciuta a dismisura la fama dei “miracoli” attribuiti al martire e a Santa Crescenzia, per accogliere i numerosi fedeli che arrivavano in pellegrinaggio e, soprattutto, per difenderli da ladri e banditi, l’originaria costruzione venne trasformata in una fortezza-alloggio.
La Festa del Santo protettore, festa dei pescatori, che il 15 giugno vede le imbarcazioni tutte in rada nel porto, inizia nel pomeriggio con il pittoresco e divertente gioco dell’antenna a mare, un gioco antico che è grande attrazione per i turisti. Si tratta di una sfida tra giovani del paese che dovranno percorrere una trave di legno lunga 10 metri, sospesa sul mare e resa scivolosa dal sapone. Sull’estremità verrà posta una bandiera che i partecipanti dovranno tentare di conquistare. Il vincitore riceverà un premio, ma sempre dopo numerose cadute in acqua.
Il momento più emozionante è al tramonto e coincide con l’arrivo del giovane Vito sulla spiaggia del paese. Rispondendo a un segnale, le imbarcazioni escono tutte in mare per accogliere festosamente la piccola barca che i tre compagni di viaggio. Sulla lunga spiaggia nel mentre i fedeli e i curiosi aspettano l’arrivo, festeggiato con lancio di razzi dalle barche. Inizia così il lungo corteo fino al Santuario, che si snoda per le vie del paese e vede i devoti impegnati a elevare inni e preghiere.
La statua di San Vito, rivestita delle insegne: la corona (premio di Dio), la palma ( vittoria del martirio), la croce ( forza della fede) e il mantello coperto degli ex voto dei fedeli (la devozione), è portata a spalla dai portatori di Alcamo devoti del Santo. La devozione lega tutti i paesi del golfo di Castellammare, dai paesi del Trapanese, dell’ericino, della Valle del Belìce, di Partinico, del Palermitano e di altre lontane zone della Sicilia. Questa festa religiosa segna l’inizio della stagione estiva.
Viva San Vito e che estate sia.