“Basta con l’eccessivo ed esagerato ricorso all’utilizzo di medici e infermieri liberi professionisti nel settore ospedaliero privato siciliano, ben oltre gli standard previsti dalla normativa regionale“.
A lanciare ancora una volta l’allarme è il segretario regionale della Ugl sanità, Carmelo Urzì, portavoce della crescente preoccupazione di numerosi operatori del settore sanitario, la cui figura è sempre più precaria e svilita anche nella remunerazione.
“Ciò che fino a qualche tempo fa era un fenomeno contenuto ed abbastanza controllato, oggi è praticamente diffuso divenendo una prassi consolidata poiché quasi tutte le aziende sforano la percentuale consentita di assunzioni esterne.
Questo sistema non fa altro che incrementare l’instabilità lavorativa, ma soprattutto rendere medici e infermieri ostaggio di una metodica che non tiene conto dei parametri contrattuali che, invece, tutelano i colleghi più fortunati il cui rapporto subordinato è regolato dal contratto collettivo nazionale del lavoro.
Da questo scaturiscono, per gli assunti con partita Iva o tramite agenzie interinali, paghe troppo basse e la mancanza di tutele come la malattia, la maternità, le ferie, i permessi e tutto quanto rientra nell’alveo delle tutele previste dalla legge. Non è più tollerabile che in molte aziende del comparto quasi la metà del personale sia assunto in questo modo ed il rischio oggi – aggiunge Urzì – è che con la nuova legge nazionale scaturita dal decreto dignità, l’impossibilità di prorogare i contratti subordinati a tempo determinato “autorizzi” indirettamente le stesse società ad aumentare la forza lavoro esterna.
In tutto ciò l’assessorato regionale della Salute, quale ente accreditante, non può più girarsi dall’altra parte e far finta di non vedere, ma deve prendere immediatamente provvedimenti sulle sue accreditate e riformare la legge regionale 39 del 1988 che è rimasta ai parametri di circa trent’anni fa, dove non esisteva neanche la figura dell’operatore socio sanitario oggi fondamentale nelle realtà ospedaliere, così come chiediamo all’assessore regionale Ruggero Razza di farsi carico di far ripartire con maggiore intensità le ispezioni, affidandole agli ispettori provenienti da una provincia diversa rispetto a quella della sede dell’azienda da controllare.
Ci aspettiamo – conclude Urzì – quindi una presa di posizione decisa ed immediata e siamo pronti a collaborare sin da subito con l’assessore stesso, che ormai da qualche mese è restio al dialogo confronto con le organizzazioni sindacali, per dare dignità agli operatori sanitari del settore privato e rendere ancor più efficienti le strutture per garantire i giusti standard d’esercizio“.