Dal punto di vista metodologico, clinico ed evolutivo si distinguono due forme di cosiddetta “cellulite”: l’adiposità localizzata (AL) e pannicolopatiaedemato-fibrosclerotica (PEFS).
L’AL consiste in un accumulo di tessuto adiposo in alcune regioni del corpo. La cellulite non solo non ha età ma non è specifica solo del sesso femminile, in quanto possono averla anche gli uomini.
Quando l’AL si presenta in eccesso, come espressione di iperplasia / ipertrofia del tessuto adiposo, richiede un intervento chirurgico. Esso è costituito dalla liposcultura o liposuzione essendo inefficaci le metodiche mediche e fisioterapiche. La soluzione chirurgica come unica terapia per la PEFS è dannosa ed è considerato un atto medico errato. Per trattare questa patologia cronica e insidiosa, si dovrebbe operare in equipe costituita da medici, psicologi, fisioterapisti, endocrinologi, ginecologi, posturologi, nutrizionisti, chirurghi plastici e medici estetici in grado, dunque, di approcciare e comprendere il paziente con competenze differenti ma complementari e parimenti essenziali.
Cosa c’è alla base di quest’alterazione? Sono diverse le condizioni che favoriscono l’ipertrofia adipocitaria. L’approccio diagnostico corretto prevede la raccolta di informazioni anamnestiche salienti, un esame clinico adeguato e il ricorso a tecniche diagnostiche strumentali specifiche.
L’indagine anamnestica è volta a indagare sul possibile carattere ereditario dell’insufficienza venosa e linfatica degli arti inferiori, sulle abitudini alimentari, sul tipo di esercizio fisico effettuato e sull’eventuale presenza di iperestrogenismi che inducono attivazione delle chinine vasoattive causando aumento della permeabilità vasale favorendo il passaggio di elettroliti e acqua negli spazi interstiziali (F. Ardizzone).
Nell’ambito delle ricerche effettuate per migliorare la qualità della vita di tutti noi viene sempre più sottolineata l’importanza che hanno tutte le dimensioni di personalità nel trattamento di qualunque patologia. Il point d’orige non è da rintracciare in età adulta perché si agisce in positivo o negativo già in fase embrionale, durante la gestazione. Quali comportamenti alimentari hanno le figure che attorniano il bambino? Sono proprio loro a contribuire in maniera determinante alla formazione dell’identità e della personalità, quindi, all’orientamento globale di un individuo.
Ecco che subentriamo noi psicologi che, con l’ausilio di metodiche scientifiche e cliniche (test, questionari, tecniche psicodrammatiche, tecniche ipnotiche e di rilassamento, tecniche sistemico-familiari, psicoanalisi, sostegno psicologico cognitivo comportamentale, neuroscienza, floriterapia, metamedicina, etc.), abbiamo il compito di comprendere quali siano le esperienze traumatiche e dolorose che hanno comportato l’acuirsi di disturbi e disordini alimentari e, quindi, la messa in atto di abitudini scorrette e disfunzionali. Il nostro lavoro consente di analizzare e disvelare le distorsioni percettive relative al rapporto con se stessi e con gli altri suggerendo al paziente nuove strategie di pianificazione e di comunicazione.
La pelle, dal punto di vista psicodinamico, costituisce, assieme alle fanere, l’involucro protettivo del corpo. Esso è l’organo di senso che riguarda le nostre relazioni con gli altri. Quando siamo feti il primo contatto che instauriamo con il mondo esterno è dato dall’olfatto. Sentiamo la mamma prima di comprenderla. I problemi che abbiamo con la pelle rivelano qualcosa che non va con i nostri scambi affettivi ed energetici. A volte ci sentiamo minacciati dagli altri nella nostra libertà di essere ed è per questo che agiamo una compulsione alimentare, con-causa della cellulite.
La cellulite è anti-estetica: comunica ed esplicita il fatto che non ci sentiamo attraenti o che non diamo il giusto valore all’immagine. Eppure l’immagine è comunicazione e ha un ruolo importante nelle relazioni interpersonali, anche se non bisogna metterla al primo posto. La pelle può esprimere un profondo senso di solitudine, la mancanza di amore, di conferme e di considerazione positiva. Una mia paziente aveva la cellulite e aveva anche un marito che non la apprezzava da alcun punto di vista. Si è lasciata dopo un percorso che l’ha portata spontaneamente a farlo e ora la cellulite è scomparsa, come anche le sue scorrette abitudini sia sul piano nutrizionale che sul piano affettivo, sessuale e sportivo.
A volte, i sintomi che vengono segnalati attraverso la pelle esprimono un profondo senso di tristezza e la mancanza di autostima. La cellulite, in chiave simbolica, può esprimere un “troppo” che riduce il nostro “spazio” al minimo sindacabile e questo vuol dire che, spesso, si pensa più ai bisogni altrui che a quelli propri. Tale ripartizione del grasso nei tessuti, quindi, è legata a una svalutazione sul piano estetico messa in atto inconsciamente e consciamente dall’individuo. È, inoltre, dovuta al fatto che si passano troppe ore seduti (C. Rainville). La pelle è il serbatoio della linfa vitale che estraiamo nel rapporto con gli altri e con noi stessi. Possiamo dire che lo psicologo ha l’arduo compito di resettare e assettare l’individuo in ogni dimensione che lo costituisce, consentendogli di rivalutarsi globalmente e di non consentire più ad alcuno simili offese all’autostima.
Gli stimoli impliciti sono, infatti:il rafforzamento della personalità, il potenziamento cognitivo-affettivo-relazionale, il miglioramento delle modalità relazionali, la promozione di attività di coping e di empowerment.