A chi parlava nel suo straripante monologo venerdì Gianfranco Miccichè, in occasione del suo intervento alla Leopolda di Sicilia?
Al Pd? Poco probabile, a Salvini? Alla stampa parlamentare presente che cercava spunti in libertà?
Un errore di prospettiva più comune di quanto non si possa immaginare consiste nel valutare come istintive, estemporanee e immediate le performance del presidente dell’Ars. In politica dal 1994 Gianfranco Miccichè conosce la liturgia della “finta diretta” come pochi. All’accordo tra Pd e Forza Italia non crede nessuno, almeno oggi, per il semplice fatto che, a presentazione di candidati alla segreteria nazionale dem, in assenza di un coinvolgimento renziano, la via del “liberi tutti” potrebbe essere una soluzione molto più attuale e vicina, anche in Sicilia, di quanto non si possa immaginare.
Non è il “niet” del capogruppo del Pd all’Ars Giuseppe Lupo all’ipotesi casa dei moderati che chiude la porta.
È l’allerta da apocalisse che ormai fa parte degli incubi quotidiani di Berlusconi da un lato e di Renzi, e di quel che resta dall’altro, di essere identificati, nel caso di una somma algebrica potenziale, come un dato politico ancora più residuale di quel che oggi numericamente potrebbero mettere insieme i due soggetti.
Ecco dunque che, quasi per esclusione, Miccichè ventriloquo di se stesso, parla ai suoi uomini. A quanti nei territori guardano alla Lega come la volpe e l’uva. A chi non sa ancora se da qui alle prossime elezioni europee sia possibile reggere l’onda d’urto del governo grillo-leghista. A chi, infine, all’Ars mugugna a bassa voce, tra i deputati azzurri, non tanto contro la leadership, ma nel timore che la prospettiva dei prossimi anni, e quindi della rielezione, diventi una partita di sopravvivenza e di piccolo cabotaggio da giocare al ribasso. Perché una cosa Miccichè ha detto con chiarezza venerdì, e cioè che tutti i populismi nascono per morire. Probabilmente è vero, ma bisogna capire in quanto tempo esauriscono la loro forza e cosa trascineranno con sé prima di scomparire.