Il Senato dà ok al disegno di legge per le Isole Minori con un fondo previsto da 120 milioni di euro per 36 Comuni individuati in sei regioni, tra cui la Sicilia (le altre sono Puglia, Campania, Lazio, Liguria, Sardegna e Toscana, per una superficie complessiva di oltre 900 chilometri quadrati e una popolazione di 220 mila abitanti) ma sulla legge quadro che ora passerà all’esame della Camera non mancano le proteste.
Dai banchi di Forza Italia, la senatrice siciliana Urania Papatheu, che aveva presentato una serie di emendamenti al provvedimento dell’Esecutivo, nel corso di un intervento dai toni aspri ha rimarcato i limiti di un intervento legislativo che rinverdisce l’eterna disparità tra Nord e Sud e soprattutto non sana in alcun modo il principio di svantaggio delle Isole minori. Un vulnus che non consente di giungere alla continuità territoriale tra le isole e il Nord. “E’ una legge umiliante, le Isole minori così restano figlie di un Dio minore“, tuona la senatrice azzurra.
“Ancora oggi – afferma la sen. Papatheu – esiste un cartello a Villa San Giovanni che dice “Benvenuti in Italia”. Ancora adesso in Sicilia le opportunità che vedo in Italia e nella terraferma vengono negate agli isolani. Il nome “Isole minori” dice tutto e conferma che siamo figli di un Dio minore. La dicitura “piccole Isole” non andava bene, naturalmente, perché inadeguato a una realtà sottostante di persone che vengono considerate figlie, appunto, di un Dio minore. La storia della Sicilia e di quelle isole minori ha fatto l’Italia, mentre il Parlamento e il Senato continuano a difendere la cultura del Nord, con interventi e provvedimenti che rappresentano una presa in giro. Quando accade qualcosa al Nord ci si commuove e ci si mobilita con mano al portafogli per rimediare ai problemi, mentre emergenze e criticità del Sud vengono considerate normalità, prosecuzione di una condizione che ci vede sottosviluppati”.
“Ma come ci siamo arrivati a questo sottosviluppo a cui siamo stati relegati? Ricordo – continua Papatheu – a chi lo ha dimenticato che il Nord si è arricchito a spese del nostro Sud, lo dice la storia, il Regno delle Due Sicilie è stato depauperato dal Regno dei Savoia. Siamo sottosviluppati ma siamo anche informati sullo stato delle cose, la gente si informa e sa capire la realtà delle cose. Il provvedimento voluto dal Governo per le Isole minori dice, in sostanza, che noi faremo tutto con quello che abbiamo, con le solite risorse insufficienti e senza alcun contributo. Gli emendamenti che avevo proposto in Commissione credevo sarebbero stati valutati con obiettività, nell’interesse dei cittadini, poi il 4 ottobre scorso mi sono sentita come Alice nel paese delle meraviglie. Una realtà deformata, tutto è cambiato e gli emendamenti sono stati cassati. Il reddito di cittadinanza sbandierato dai Cinque Stelle e da questo Governo sarà soltanto l’ennesimo gesto di pietà del Nord verso il Sud, l’ennesima umiliazione. Non è il reddito di cittadinanza a dare dignità al Mezzogiorno. E’ lo sviluppo, è il lavoro e il reddito che una persona trae da quel suo impegno professionale per essere persona dignitosa”.