Cibo poco e scadente, a volte avariato, letti infestati da pulci, e capi vestiari inadeguati e un’estorsione a un migrante in cambio di un posto di lavoro che gli avrebbe garantito il rilascio del permesso di soggiorno. È quanto emerso dalle inchieste delle Procure di Catania e Gela che hanno portato all’arresto di 16 persone, 4 in carcere e 12 ai domiciliari. Indagati presidenti e soci di cooperative, con un giro d’affari di oltre 20 milioni di euro, e due funzionari dell’Inps, uno a Catania e l’altro a Sondrio.
A fare emergere le irregolarità le indagini del commissariato della polizia di Gela e dei carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria della Procura etnea. Svelato un sistema che coinvolgeva cooperative e associazioni che si occupano di accoglienza di migranti minorenni non accompagnati che risparmiavano sulle spese di gestione allo scopo, scrive nell’atto di accusa la Procura di Catania, di “accumulare, massimizzandoli, i profitti economici che, poi, venivano reinvestiti in altre lucrose attività imprenditoriali”.
Le irregolarità non venivano certificate o non venivano comminate le sanzioni grazie alla collaborazione dei due dipendenti dell’Inps che in cambio avrebbero ottenuto maggiori entrate per familiari che lavoravano per le cooperative o l’assunzione della moglie. Contestata anche un’estorsione commessa ai danni di un migrante minorenne: 400 euro in cambio di un contratto di lavoro con una cooperativa che gli avrebbe garantito il rilascio del permesso di soggiorno.
L’organizzazione, secondo l’accusa, era promossa da Pietro Marino Biondi e Gemma Iapichello, che avrebbero creato un vero e proprio ‘sistema’, realizzando, accusa la Procura, “una commistione tra controllore e controllato, circostanze dalle quali il sistema anche corruttivo traeva considerevoli vantaggi”.
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