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Altofonte, “Di Matteo era il postino del boss”. Confiscata impresa edile da 4,5 milioni

martedì 7 Marzo 2017
Andrea Di Matteo Altofonte

I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo hanno confiscato una società edile che opera nel settore degli scavi e delle costruzioni di Altofonte (Pa), riconducibile a Andrea Di Matteo, del valore di circa 4,5 milioni di euro.

Veduta di AltofonteIl provvedimento è stato disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, a conclusione dell’iter successivo al sequestro del 2014. Di Matteo era stato arrestato nel 2010 con l’accusa di aver fatto parte della famiglia mafiosa di “San Giuseppe Jato – Altofonte”, dove faceva il postino per il boss latitante Domenico Raccuglia cui aveva anche fornito denaro e ospitalità. In appello Di Matteo è stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa, “ma la stessa sentenza della Corte – evidenzia la Guardia di Finanza – ha sottolineato come i colloqui intercettati tra lo stesso ed alcuni imprenditori, e le dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia dimostrano che Di Matteo avrebbe svolto il ruolo di tramite” nella cosca.

Al termine degli accertamenti svolti dalle Fiamme Gialle palermitane, il Tribunale di Palermo aveva ritenuto sussistente la pericolosità sociale di Di Matteo disponendo, nel 2014, il sequestro della Nu.s.e Co. srl (Nuova Scavi e Costruzioni), a lui riconducibile, anche se intestata ad un prestanome.

 

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