Torna in libertà l’imprenditore Paolo Genco, ex presidente dell’Anfe che dallo scorso 12 gennaio si trovava detenuto ai domiciliari in seguito all’inchiesta “Dirty Training” condotta dal comando provinciale della Guardia di Finanza. Il provvedimento è stato disposto dal gip del tribunale di Trapani, Caterina Brignone.
L’inchiesta coinvolse anche l’imprenditore Baldassarre Di Giovanni che tuttora si trova ai domiciliari. Secondo l’accusa i due avrebbero percepito indebitamente tra il 2010 al 2013 contributi pubblici dalla Regione Siciliana e dell’Ue per oltre 53 milioni di euro destinati alla formazione professionale. Genco, secondo gli inquirenti, avrebbe rendicontato costi per beni e servizi mai effettivamente forniti, in accordo con Di Giovanni, titolare delle due aziende “General Informatic Center” e della “Coreplast”. La notevole massa di danaro utilizzata per giustificare il pagamento delle fittizie fatture di acquisto, ritornava poi nella disponibilita’ di Genco che reinvestiva tali proventi nell’acquisto di numerosi immobili (molti dei quali oggi sottoposti a sequestro), formalmente intestati in parte ad una societa’ immobiliare, denominata “La Fortezza” (amministrata da Di Giovanni), e in parte ad una dipendente dell’Anfe, anch’essa coinvolta nella frode.
Il fascicolo è affidato al sostituto procuratore Franco Belvisi che in questi giorni ha disposto l’avviso di conclusione indagini. Nei giorni seguenti agli arresti Genco si dimise dalla presidenza dell’Ente che al suo posto nominò come commissario straordinario Costantino Garraffa. I legali di Genco già in prima battuta avevano chiesto la scarcerazione dell’uomo ma i giudici avevano ritenuto necessaria la misura cautelare. Sin dal nuovo insediamento l’Anfe ha iniziato un piano di rilancio che prevederebbe anche dei licenziamenti, manovra che avrebbe convinto dell’attuale estraneità di Genco nella gestione. Sarebbe questa la motivazione che ha permesso la scarcerazione.