Illegittima la norma che attribuisce in modo automatico ai nuovi nati il cognome del padre. Con una decisione destinata a cambiare l’onomastica italiana, la Consulta dichiara incostituzionale la legge che non consente ai genitori, di comune accordo, di attribuire al figlio il solo cognome della madre e quella che, in mancanza di accordo, impone il solo cognome del padre.
“Nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale“, si legge in una nota secondo cui la norma finita sotto la lente dei giudici è “discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio”.
Pertanto, la regola diventa che “il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due”.La decisione arriva dopo il ricorso presentato da una famiglia lucana, nella quale le prime due figlie sono state registrate con il cognome della madre. Dopo il matrimonio e il riconoscimento delle figlie da parte del padre, i due genitori hanno deciso di lasciare loro il cognome avuto alla nascita. Poi è nato il terzo figlio della coppia e, per non creare differenze tra fratelli, i due hanno chiesto di poter dare il solo cognome della madre anche a lui.
Il ‘no’ arrivato dall’uffico dell’anagrafe ha dato inizio alla battaglia legale che si è conclusa oggi con la decisione presa dalla Corte Costituzionale.Soddisfatto l’avvocato Domenico Pittella, legale dei coniugi, secondo il quale “è un risultato storico nell’interesse di tutte le madri italiane e nell’interesse dei figli”. “Solo in una famiglia in cui regna il principio di uguaglianza si fa il migliore interesse del nato”, aggiunge, contattato da LaPresse.
La Consulta precisa che “in mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico”. Vengono considerate incostituzionali tutte le norme che prevedono l’automatica attribuzione del cognome del padre, anche ai figli nati fuori dal matrimonio e ai figli adottivi e la Consulta sottolinea che è ora compito del legislatore “regolare tutti gli aspetti connessi alla presente decisione”
. Un plauso alla Corte arriva dal sottosegretario all’Interno, Ivan Scalfarotto, che parla di “sentenza rivoluzionaria”, mentre sono diverse le voci di Pd, M5s e Italia viva che chiedono l’impegno del Parlamento per approvare una legge in merito.