Daniele Bagni e Luciano Bizzotto, due alpinisti di rispettivamente sessantaquattro e sessantadue anni, piemontesi e istruttori del CAI di Chivasso, hanno aperto a Capaci, proprio sulla parete che sovrasta il luogo della strage, una via di arrampicata battezzata: “No mafia“. La via che si sviluppa per circa 100 metri di lunghezza, suddivisa in tre tiri, è di media difficoltà.
Tutto è cominciato a marzo 2017, in occasione della gita scolastica della scuola media Dante Alighieri di Volpiano in provincia di Torino che ha scelto il percorso della legalità a Palermo, passando anche per la casina No Mafia.
Sul luogo della strage la scolaresca incontra Antonio Vassallo, uno dei primissimi testimoni della strage di Capaci, fotografo, che racconta ai ragazzi la sua esperienza e come cambia la sua vita da quel 23 maggio.
In questa occasione una delle insegnanti, Cesi Priano, osservando le pareti rocciose circostanti racconta al fotografo della passione del marito per l’arrampicata e delle possibilità di aprire nuovi itinerari di salita che tanta ricchezza di roccia offre. Antonio spiega che sono anni che vorrebbe vedere giovani sportivi arrampicarsi su quelle pareti e contemporaneamente promuovere nelle scuole attivita che avvicinino i ragazzi a questa pratica sportiva.
La proposta entusiasma tutti dall’insegnante con le sue colleghe che da anni lavorano con le Associazioni Libera ed Addiopizzo per sensibilizzare, ai ragazzi, al fotografo, tutti la vedono come una nuova opportunità per far conoscere la realtà della lotta contro le mafie. Aprire una via di arrampicata nel luogo dove sono morti Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta sarebbe il coronamento ideale di tutti questi anni di attività.
Daniele Bagni, marito dell’insegnante decide di coinvolgere degli amici nell’iniziativa. Così Daniele Bagni e Luciano Bizzotto partono per la Sicilia con l’attrezzatura necessaria. La zona è incolta e i due alpinisti tracciano anche il sentiero e in due giorni di intenso lavoro attrezzano la via. Scelgono di battezzarla con le parole della scritta che campeggia in alto sulla casina, ben visibile dall’autostrada, sopra il luogo dell’attentato: “No mafia”. “un modo – dice – Antonio Vassallo – per valorizzare, tutelare e approfondire la conoscenza della nostra meravigliosa montagna e le sue pareti, un’occasione per attivare meccanismi di microturismo che a San Vito Lo Capo porta ogni anno migliaia di appassionati di questo sport“.