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Obbligavano i dipendenti a restituire parte dello stipendio: arrestati 4 imprenditori nel Messinese

giovedì 21 Luglio 2022

Il Tribunale di Messina su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha previsto la custodia cautelare per quattro soggetti appartenenti a una nota famiglia di un imprenditoria messinese della fascia jonica peloritana, in seguito alle indagini condotte dai  Finanzieri del Comando Provinciale di Messina.
Il provvedimento si basa sull’accusa di costituito una strutturata organizzazione criminale, dedita alla commissione di condotte estorsive ai danni dei propri dipendenti.

Le indagini svolte dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Taormina, si sono basate sulle dichiarativo dei lavoratori vessati, i quali mensilmente venivano obbligati alla restituzione – in contanti – di parte dello stipendio, approfittando del loro stato di bisogno. Inoltre, venivano costretti a lavorare oltre il normale orario lavorativo.

In seguito ad un approfondito esame della documentazione extracontabile rinvenuta – tra cui diversi inequivoci “pizzini”, agende e prospetti di calcolo – e di intercettazioni telefoniche, che hanno chiarito come gli imprenditori avessero fatto del “Ricorso a minacce e soprusi” nei confronti dei lavoratori dipendenti, “Un vero e proprio metodo di lavoro”, permettendo alle Fiamme Gialle di ipotizzare l’esistenza di una vera e propria organizzata struttura.

Inoltre dalle indagini è stato riscontrato che il presupposto imprescindibile per l’avvio e la prosecuzione dei rapporti lavorativi risultava essere proprio l’accettazione, da parte dei dipendenti, di condizioni contrattuali palesemente squilibrate, “Lasciando chiaramente intendere che ove non avessero accettato la proposta non sarebbero stati assunti o sarebbero stati licenziati”.

Lo stesso Giudice del Tribunale di Messina ha sottolineare come si trattasse di “Un modus operandi consolidato, volto ad estorcere sistematicamente denaro ai lavoratori assunti e a imporre loro condizioni inique di lavoro al fine di conseguire ingiusti profitti economici, avvalendosi del potere di prevaricazione derivante dalle condizioni di difficoltà economica in cui versavano le persone offese; potere esercitato mediante minaccia, di volta in volta esplicita o velata, di licenziamento”.

Inoltre, il denaro estorto ai dipendenti, pari a circa 200.000 euro oggi sottoposti a sequestro, veniva impiegato nell’acquisto di terreni, operazione finalizzata al riciclaggio del suddetto denaro.

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