Se a livello nazionale il Pd è alla prese con una fase di travaglio e rese dei conti, a Messina la situazione è amplificata, perché il terremoto è iniziato anche prima del 25 settembre. Uscito ammaccato dalle elezioni amministrative del 12 giugno, con l’allora segretario cittadino Franco De Domenico candidato sindaco e risultato terzo, il colpo più forte è stato nella fase di predisposizione delle candidature per Regionali e Politiche. Il terremoto a fine agosto, a poche ore dalla presentazione delle candidature ha visto l’addio di Pietro Navarra al Pd con contestuale spostamento verso Forza Italia e sostegno a Schifani, nonché il ritiro da parte di De Domenico, della candidatura alle Regionali (sostituito all’ultimo momento). Due addii pesanti anche per le conseguenze sul piano dei voti. De Domenico nel ritirare la candidatura si è anche dimesso da segretario cittadino. E’ stato in verità solo l’ultimo atto di una crisi che per il Pd dello Stretto sembra quasi essere diventato un copione.
Ad urne chiuse il segretario provinciale Nino Bartolotta, che pure si era candidato alle Regionali ma si è visto superare da Calogero Leanza, 27enne figlio dell’ex presidente della Regione Vincenzo, entrato in lista praticamente 24 ore prima del termine ultimo, ha annunciato le sue dimissioni.
Bartolotta è consapevole che nel partito che è stato il “regno” di Genovese per oltre 10 anni, dal momento della nascita fino a quando l’ex parlamentare non è passato a Forza Italia, la strada della ricostruzione è lunga e faticosa. La cosiddetta corrente accademica, che nel 2017 portò nel Pd i vertici di allora dell’Ateneo è durata il tempo di un mandato elettorale. De Domenico e Navarra a 5 anni di distanza non sono più nel partito. E per la verità è stato il Pd a non ricandidare Navarra a settembre se pure deputato uscente. Ed è stato sempre il Pd nel predisporre le liste per le Politiche a penalizzare scientificamente Messina.
Chiuse le urne Messina non ha un solo parlamentare del Pd e all’Ars ne ha uno che è appena entrato nel partito (ma giura di volerci restare).
Bartolotta ha quindi presentato le dimissioni da segretario provinciale nel corso dell’assemblea provinciale del Partito democratico di Messina (direzione e assemblea provinciale convocate congiuntamente). Dimissioni che sono state respinte.
La riunione è stato un articolato momento di confronto, partito dall’analisi del voto elettorale, ma tracciando il futuro del partito in città e in provincia in vista dell’appuntamento più immediato, che sarà il congresso provinciale propedeutico poi all’assise nazionale.
All’incontro erano presenti il presidente dell’assemblea dem cittadina, Antonio Saitta, il parlamentare regionale Calogero Leanza, il sindaco di Taormina, Mario Bolognari, che è componente dell’assemblea provinciale, i consiglieri comunali a Palazzo Zanca, diversi amministratori ed esponenti politici del comprensorio, tanti iscritti al partito e componenti dell’assemblea.
Bartolotta durante la sua relazione ha evidenziato l’utilità di “prevedere le primarie anche per eleggere i segretari provinciali e i componenti dell’assemblea, la possibilità non è contemplata nello statuto, ma sarebbe un modo per riscoprire lo spirito unitario e allargare quanto più possibile la partecipazione degli iscritti”.
“É tempo di avviare una nuova primavera: le recenti sconfitte elettorali ci fanno capire quanto sia necessario superare le correnti e mettere i cittadini al centro del progetto politico con idee costruite, dialogando sul territorio, un dialogo che è mancato negli ultimi anni. Dobbiamo riavvicinare i tanti elettori che, anche alle ultime politiche e regionali, hanno continuato a votarci, e non sono pochi, ma che in questi anni hanno preferito non tesserarsi più”.
“Il Pd – ha spiegato il segretario dem messinese – per fare ciò ha necessità di riorganizzare la segreteria provinciale, rendendola di nuovo pienamente operativa ed espressione di tutti coloro che vogliono impegnarsi in prima persona. Per tali ragioni – ha concluso – sono pronto a passare il testimone dopo questo periodo complesso nel quale mi sono messo completamente a servizio del partito”.
La direzione e l’assemblea hanno chiesto al segretario di rimanere e di guidare il partito verso il congresso provinciale. Per tali ragioni, il sindaco di Taormina, Mario Bolognari, nel suo ruolo di componente provinciale dell’assemblea, ha illustrato una mozione proposta unitamente da Antonio Saitta e che in buona parte fa sintesi dei punti analizzati da Nino Bartolotta: la mozione è stata approvata all’unanimità. Nella replica il segretario provinciale del Pd ha ringraziato e si è riservato di prendere le decisioni definitive in merito alle sue dimissioni dopo aver verificato l’effettiva praticabilità di quanto approvato dall’assemblea.
I lavori sono stati molto partecipati. Hanno preso la parola, dopo il deputato all’Ars Calogero Leanza, Patrizio Marino, Lucia Tarro, Salvatore Mezzopane, Giuseppe Vitarelli, Ivan Martella (sindaco di Raccuja), Salvatore Chiofalo, Alessandro Russo, Giacomo D’Arrigo, Franco De Domenico, Teodoro Lamonica, Emanuele Giglia, Nicola Marchese, Maurizio Zingales (sindaco di Mirto), David Bongiovanni, Davide Fragale, Armando Hyerace, Gabriele Freni (segretario provinciale dei Giovani democratici).