I feretri sono accatastati l’uno sull’altro, impolverati e con le foto dei defunti attaccate con il nastro adesivo. Le oltre mille bare che da due anni cercano una sepoltura nel cimitero dei Rotoli, a Palermo, diventano “emergenza nazionale” e ora ad occuparsene sarà un commissario ad hoc scelto dal governo e indicato nel sindaco del capoluogo siciliano, Roberto Lagalla.
“Lo Stato – spiega il ministro Nello Musumeci – raccoglie la richiesta di aiuto avanzata ed interviene con la Protezione Civile”. “Abbiamo predisposto una norma, all’esame della commissione Bilancio – aggiunge –, che prevede deroghe di varia natura ed una copertura finanziaria fino a due milioni di euro”.
La situazione al “cimitero dello scandalo”, come lo hanno ribattezzato ormai in molti, è ormai al collasso. I feretri sostano anche all’interno di quella che una volta era una cappella ma che da anni ormai si è trasformata in una sorta di camera ardente provvisoria. La scorsa estate alcuni feretri erano stati sistemati addirittura a ridosso di alcuni uffici, mentre altre centinaia erano sotto il sole, coperti solo da una sottile tettoia di lamiera.
In un caso addirittura è stata presentata una denuncia per scomparsa. Si tratta di un palermitano, da anni residente a Torino, che lo scorso giugno si è rivolto ai carabinieri perché non trovava più la bara della sorella, scomparsa tre mesi prima. Una donna, addirittura, è stata costretta a tenere in casa propria per 12 giorni il feretro della figlia defunta perché – rivelò – “al cimitero non c’era più posto”.
Lo scorso 2 novembre, in occasione della celebrazione dei defunti, era stato lo stesso arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, a rilanciare la situazione ormai fuori controllo, così come fece l’anno precedente nella stessa occasione. “Noi dobbiamo custodire i corpi. A cominciare da questo luogo, da questo cimitero – disse durante l’omelia -. Non possiamo continuare ancora a vedere i corpi dei nostri cari profanati. Ci dev’esser dato di venire a commemorare i nostri morti in una degna dimora. Occorre individuare le responsabilità di questo scempio. Giustizia e rispetto dei nostri morti, chiedono che venga allo scoperto l’origine di questa profanazione. Occorre agire tempestivamente sulle cause”.
Sulle bare insepolte negli ultimi due anni sono state depositate anche numerose interrogazioni parlamentari, tra cui anche quella di Matteo Salvini che si recò sul posto ad ottobre dello scorso anno. “Qua – disse – si scontano 15-20 anni di mancata programmazione, se c’è una cosa certa purtroppo è la demografia con il numero di persone che scompaiono. E’ mancata la pianificazione. Dare una degna sepoltura ai morti non può essere terreno di battaglia politica”.