“Ci sarà un allargamento del numero programmato a Medicina ma non un superamento del numero chiuso. Già da quest’anno il numero di iscrivibili aumenterà del 20-30%”. Così il ministro della salute Orazio Schillaci a Tg1 Mattina.
Tuttavia, ha affermato, “la vera carenza, che non è solo italiana, è sugli infermieri; sui medici abbiamo una gobba pensionistica, ma in realtà non mancano così tanti medici. Verrà aumentato il numero degli iscritti a Medicina ma i risultati si vedranno tra 6-8 anni”. Quindi, “dobbiamo agire per far tornare i medici nel pubblico rendendo più attrattivo il Ssn. Sugli infermieri stiamo cercando soluzioni”.
La medicina difensiva “è un aspetto che stiamo affrontando col ministro Nordio. Credo che la depenalizzazione della colpa medica sia doverosa. La medicina difensiva porta infatti ad aumentare la richiesta di esami e visite con un atteggiamento dei sanitari sbagliato, perché contribuisce molto ad allungare le liste di attesa. E’ giusto fare esami quando servono ma bisogna evitare esami inutili. Quindi questo non è tanto un provvedimento per i medici ma soprattutto per i pazienti, perché tutti possano fare subito gli esami necessari, soprattutto i pazienti oncologici“. Così il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ribadisce. Sempre in tema di digitalizzazione, “stiamo per approvare il fascicolo sanitario elettronico: il futuro – ha detto il ministro – dipende molto dalla digitalizzazione e avere in un unico fascicolo tutti i dati del malato è fondamentale e rappresenta una vera modernizzazione superando le diseguaglianza tra le Regioni”. Tra le priorità indicate da Schillaci, quella di “cercare di aumentare i salari degli operatori sanitari e abbiamo dato un primo segnale ai medici d’urgenza che sono in prima linea; inoltre, bisogna avere un minor carico burocratico e avere una maggiore sicurezza negli ospedali e siano intervenuti inasprendo le pene per le aggressioni. Penso quindi – ha affermato Schillaci – a provvedimenti sia economici sia di migliore organizzazione del Ssn”
Sul tema dell‘autonomia differenziata afferma invece: “Di fatto la parte pratica e organizzativa sulla salute dal 2001 è regionale e sono già le regioni che gestiscono gran parte della salute pubblica, e ci sono differenze che si traducono in una diversa aspettativa di vita sul territorio. Credo invece che l’autonomia differenziata possa diventare un’occasione perché ci sia da parte del ministero un maggior controllo su ciò che fanno le regioni; è cioè un’opportunità per superare e non per allargare le disuguaglianze nel Paese“.
Schillaci ha inoltre sottolineato come “nelle valutazioni della spesa sanitaria rispetto al Pil, l’Italia è sotto la media Ocse; c’è stato un cambio di marcia col Covid e quest’anno sono stati distribuiti alle Regioni oltre 130 miliardi, più altri 3,5 miliardi. Ma è fondamentale anche studiare e avere nuovi paradigmi, è cioè importante razionalizzare e spendere bene i soldi dei contribuenti oltre ad investire in sanità”.