“Non vedo come ciò che io (seppur in modo provocatorio) possa scrivere sui social possa essere affare dell’Ateneo. Tengo a ribadire che né il movimento spontaneo di accademici contro il ‘green pass’, né il sottoscritto sono ‘novax‘, ma per la libera scelta vaccinale e contro ogni forma di controllo sociale mediante qualsiasi ‘lasciapassare’ utilizzato come condizione per godere dei diritti costituzionalmente garantiti”. Lo dice il professore associato di Marketing alla facoltà di Scienze economiche dell’ateneo palermitano Gandolfo Dominici, che ieri aveva suscitato le reazioni del rettore Fabrizio Micari dopo aver lanciato un tweet con la foto dell’ingresso del campo di Auschwitz, sostituendo la scritta “Arbeit Macht Frei” (il lavoro rende liberi) con la frase “il Vaccino rende liberi” rispondendo a un tweet del segretario Pd Letta.
“Ricordo al rettore che l’articolo 21 della Costituzione sancisce che: ‘Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione’. Il compito del Rettore è infatti di gestire l’Università non il pensiero politico dei professori universitari. E’ d’obbligo – prosegue – citare una testimonianza diretta e contemporanea di chi quegli orrori li ha vissuti e che non fatica a trovare analogie odierne con quel periodo storico. Vera Sharav, sopravvissuta all’Olocausto, in una recente video intervista dichiara: ‘Il green pass ha un parallelo diretto con l’Olocausto’. Dunque se tale parallelismo inquietante del nostro tempo con il preludio all’Olocausto e’ stato evidenziato da chi ha vissuto quella tragedia e denuncia il pericolo rappresentato dall’utilizzo della medicina come arma, non vedo come possa essere criticabile un tweet con un meme provocatorio a un segretario di partito”.