Si sa, a Natale si è sempre più buoni e le festività natalizie sono sempre l’occasione per riaccendere valori come solidarietà, condivisione e fratellanza soprattutto verso la fetta meno fortunata e abbiente o dimenticata della società. Ogni giorno dell’anno le varie associazioni rinnovano il loro impegno dimostrando, nel modo più concreto possibile, la loro vicinanza alle categorie più fragili che non possono permettersi un tetto o un pasto caldo.
Tra queste, in prima linea si conferma la Comunità di Sant’Egidio. Quest’anno, infatti, sono stati circa 1.500 i volontari e più di 7.000 i poveri raggiunti con le oltre 20 iniziative condotte, tra pranzi di Natale, iniziative di pace, Capodanno solidale e Epifanie con i figli dei detenuti. Le attività hanno coinvolto grandi città come Catania, Messina e Palermo ma anche centri più piccoli come Barcellona Pozzo di Gotto, Gela e Acireale.
“Nei principali centri abbiamo organizzato i consueti pranzi di Natale, dove abbiamo raccolto tutti i poveri che camminano con noi durante l’anno. Abbiamo sentito molto la vicinanza delle città che ci hanno aiutato a preparare il pranzo, a raccogliere e incartare i regali. Abbiamo invitato i poveri a partecipare alla messa, che ha preceduto tutti i pranzi. Tutti erano vestiti bene, avevano un invito, un posto a tavola e un regalo con il proprio nome“. A raccontare l’organizzazione di questi giorni “speciali” è stato Emiliano Abramo, presidente della Comunità di Sant’Egidio di Catania.
Tra gli aspetti evidenziati l’attenzione riservata da alcune istituzioni, come il contributo del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, la presenza dei sindaci Lagalla, Trantino e Barbagallo, o dell’arcivescovo di Catania, mons. Renna, del vescovo ausiliare di Messina, mons. Di Pietro, o del presidente della comunità Islamica di Sicilia Kheit Abdelhafid e dell’imam di Messina Mohammed Refat. Insomma, le “buone azioni” non conoscono colore politico, religione o culture diverse. Un’attenzione che, come sottolinea Abramo, scrive “una pagina di buona politica in Sicilia” ma che andrebbe ripetuta in ogni piccolo frammento del quotidiano.
Una differenza tra i giorni di festa e la “normalità” esiste ed è condizionata principalmente dal significato intrinseco che una festa come il Natale assume. “E’ una giornata diversa e riapre porte spesso chiuse. A Gela, ad esempio, come ormai di consueto, siamo riusciti a organizzare il pranzo con circa ottanta detenuti. E’ un fatto veramente importante – ha aggiunto – perché, per esempio, nella quotidianità delle carceri si mangia in cella, non si ha la possibilità di stare tutti insieme. Colpisce il piacere dei detenuti di stare tutti insieme, in queste tavole ben imbandite. Tutti avevano un pensiero fuori: chiedevano delle proprie famiglie, dei figli, ma anche che cosa succede nel mondo, con la paura per l’avanzamento della guerra“.
In Sicilia, secondo gli ultimi dati Istati, il 18,8% delle famiglie e il 24% degli individui vivono in povertà, contro una media nazionale al 10,9% e del 14,8%. Numeri peggiori si registrano solo in Basilicata, Campania, Puglia e Calabria. E’ vero che la sensibilità sul tema varia in base al periodo “ma sembra che a partire dalla legge contro la povertà, portata avanti dalla Regione e approvata nel 2021, sia iniziato un dialogo importante. L’assemblea regionale e i sindaci di tutte le città in cui siamo presenti hanno mostrato interesse nel cercare delle soluzioni concrete. E’ bello e utile – ha concluso Abramo – che in alcune realtà il primo cittadino abbia dato l’esempio. Se il clima inteso come temperatura non ha aiutato a immaginare un Natale, quello della solidarietà è stato altrettanto caldo ma vero“.