Oggi, 5 gennaio, Peppino Impastato avrebbe compiuto 76 anni. Oltre a celebrare l’anniversario della sua uccisione, avvenuta ben 45 anni fa, è divenuto ormai doveroso ricordare, nonostante il tanto tempo passato, la figura dell’attivista antimafia, che con spirito, coraggio e irriverenza aizzò il coro di protesta e denuncia contro Cosa nostra. Se ai nostri giorni può apparire come una posizione scontata e di obbligo morale, lo stesso non si può dire negli anni ’60 e ’70, soprattutto se, come nel caso di Impastato, le proprie radici affondavano nel cuore pulsante della criminalità. Il suo “voltare le spalle“, per altro in modo beffardo e canzonatorio, rappresenta un atto innovativo e rivoluzionario.
Ma oggi, nel 2024, quale regalo avrebbe voluto Peppino? Spegnendo le candeline, quale desiderio avrebbe espresso? Il fratello Giovanni ne è convinto: “Conoscendolo avrebbe voluto molta più sensibilizzazione, non solo da parte dei giovani ma da tutta la società civile, per difendere la democrazia e i valori morali, e che non si parlasse più di rassegnazione e indifferenza, anzi, che fossero bandite. Un regalo dunque simbolico. Sarebbe stato felicissimo se la gente abbracciasse questo tipo di battaglie“.
Dall’attivismo alla radio: la vita di Peppino di spezzò a soli 30 anni, ma tutti estremamente densi e pregni di battaglie condotte incessantemente fino all’ultimo respiro. Ma non solo. L’album dei ricordi è veramente vasto e ricco di scorci quotidiani. “Ho tanti suoi ricordi da bambino, soprattutto quando abbiamo vissuto nella tenuta dello zio Cesare Manzella, che era allora il capomafia. La nostra famiglia – ha raccontato Giovanni Impastato – era di origine mafiosa e ricordo benissimo la sua curiosità, vivacità e intelligenza nel voler scoprire, conoscere e andare sempre alla ricerca di qualcosa all’interno della nostra famiglia quando avevamo già capito alcune cose importanti“. E poi ancora “i giochi, la spensieratezza, le passeggiate e quello che combinavamo nella tenuta insieme agli altri ragazzi che frequentavano quel posto. La campagna meravigliosa, non inquinata dove si respiravano l’odore della zagara, della salsedine che veniva dal mare. Questi sono i ricordi più belli“.
Saranno pur passati 45 anni dalla sua scomparsa ma il suo ricordo è più vivo che mai. Per Impastato così tanta attenzione è qualcosa di inaspettato. “Non ce lo aspettavamo, proprio perché c’era stato il tentativo di depistaggio, di dipingere un Peppino attentatore o terrorista“. Le iniziative in sua memoria certamente non mancheranno: “Abbiamo organizzato – ha dichiarato il fratello – una diretta Facebook con Radio 100 passi che inizierà alle ore 16:00. L’indice di ascolto negli anni passati è stato molto alto. Lo abbiamo annunciato sui nostri canali social e c’è una bella attesa. Ci saranno testimonianze, incontri e tanta musica, a cui Peppino era molto legato. Sarà una bella giornata in ricordo e in memoria. Proprio sulla memoria dobbiamo lavorare molto“.
Anche al di là dei confini di Cinisi e dalla Sicilia, infatti, le attività in suo nome saranno sparse in tante zone d’Italia. “Ricordarlo nel giorno del suo compleanno, e non solo del suo assassinio, è un segnale forte, di vita e di speranza. Oggi rappresenta quell’idea, quell’impegno, quella rottura contro la mafia ma anche la lotta per la salvaguardia della bellezza del territorio. Peppino è una figura completa e il suo pensiero è di un’attualità incredibile. Per questo motivo tanti giovani si sono legati a questa storia. Il fatto – conclude – che ancora oggi la sua sensibilità e il suo impegno vengano ricordati è una cosa molto bella e significa che Peppino non è solo una figura mediatica fine a se stesa“.