In Italia i servizi ferroviari regionali e il trasporto pubblico sono un tema del tutto secondario, insieme al Mezzogiorno e ai finanziamenti ad oggi insufficienti. Lo denuncia Legambiente con il nuovo report di Pendolaria rilevando che “mentre il numero dei viaggiatori torna a salire, il governo Meloni risponde con tagli e rimodulazioni. Nell’ultima legge di bilancio, approvata lo scorso dicembre, per la prima volta dal 2017 non sono stati neanche previsti fondi per il trasporto rapido legato a metro, tramvie, e filovie, così come per la ciclabilità e la mobilità dolce”.
“Il tema dei pendolari e del trasporto su ferro diventi una priorità. Il Sud, a partire dalla Calabria e dalla Sicilia, non ha bisogno del Ponte sullo stretto di Messina, ma di potenziare le linee ferroviarie con nuovi treni, di puntare su elettrificazione e collegamenti più veloci via terra, di migliorare il trasporto via nave con l’acquisto dei traghetti Ro-Ro (Roll-on/Roll-off) e convertire le flotte attuali in traghetti elettrici”. E’ l’appello che Legambiente lancia al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini.
In Sicilia sono 1.267 i chilometri di linee a binario unico, l’85% del totale di 1.490 chilometri, mentre non sono elettrificati 689 chilometri (46,2%). Imbarazzanti i tempi di percorrenza: per andare da Trapani a Ragusa ci si impiegano 13 ore e 14 minuti, cambiando 4 treni regionali. Per il Ponte sullo Stretto, definito più volte da Legambiente un’opera “inutile e insensata e dal forte impatto ambientale e paesaggistico” c’è una spesa complessiva autorizzata di 11,63 miliardi di euro, suddivisi in 9 anni.
Nel trasporto ferroviario il “grande dimenticato è il Mezzogiorno con treni regionali vecchi e lenti, linee chiuse, ritardi cronici. L’età media dei convogli è di 18,1 anni rispetto ai 14,6 anni del nord” con due casi record di “anzianità”: in Molise l’età media dei treni è di 22,6 anni, in Calabria 21,4 anni. Lo ricorda Legambiente nel rapporto Pendolaria in cui si evidenzia che “quattro delle 12 linee ferroviarie peggiori segnalate nel 2024 si trovano al Sud: le ex circumvesuviane, la Catania-Caltagirone-Gela, e come new entry la linea Jonica che collega Taranto e Reggio Calabria, la linea adriatica nel tratto pugliese Barletta-Trani-Bari. Diverse le linee chiuse o sospese come la Palermo-Trapani via Milo chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno, ricorda la Ong”.
Nel 2023 il Pnrr, che prevedeva ampi interventi sulle ferrovie, “è stato rimodulato: 620 milioni per velocizzare il corridoio Roma-Pescara sono stati bloccati dalle lungaggini dell’iter amministrativo; l’intervento sul segnalamento ferroviario Ertms, il sistema di sicurezza per le ferrovie di ultima generazione, è saltato per la mancanza delle materie prime; la Palermo-Catania non sarebbe rientrata in tempo per il completamento degli interventi nel 2026, ed è stata quindi rimodulata”. Lo afferma Legambiente presentando il rapporto ‘Pendolaria’ e rilevando che “in totale, sul sistema di Av/Ac al sud, ci sono stati 840 milioni di tagli: Orsara-Bovino (linea Napoli-Bari) per 53 milioni, Caltanissetta Xirbi-Lercara (linea Palermo-Catania) per 470 milioni, Enna-Caltanissetta Xirbi (linea Palermo- Catania) per 317 milioni“. Per non depredare il sistema ferroviario delle molte risorse necessarie, prosegue la Ong, “la Orte-Falconara e la Metaponto-Potenza, oltre ad altre tratte regionali, sono state incluse nei nuovi interventi previsti. Ridotti di un terzo i nuovi treni a idrogeno in acquisto: da 150 a 50”.