“Quando gli Stati membri introducono condizioni aggiuntive” al Green pass “o rendono le condizioni piu’ severe, come nel caso dell’Italia e forse del Portogallo“, la stretta “deve essere giustificata sulla base della situazione reale” e la possibile introduzione del tampone negativo per i viaggi dagli altri Paesi Ue “immagino verra’ discussa al Consiglio europeo perche’ queste decisioni individuali degli Stati membri riducono la fiducia delle persone sul fatto che ci siano condizioni uguali ovunque in Europa”.
Lo ha dichiarato la vice presidente della Commissione europea, Vera Jourova, al termine del Consiglio Ue Affari generali rispondendo a una domanda sulla possibile introduzione da parte dell’Italia – ancora non confermata – della richiesta di un tampone obbligatorio per chi viaggia verso il Paese dall’Unione europea.
“Il certificato digitale Covid dell’Ue“, meglio noto come Green pass, “non e’ morto”, bensi’ “e’ uno dei progetti di maggior successo dell’Unione europea negli ultimi anni perche’ aiuta le persone a viaggiare, aiuta il turismo a sopravvivere e i servizi a proseguire”, ha aggiunto la vice presidente. “Quando la Commissione ha proposto il regolamento che ha consentito l’entrata in vigore del certificato, abbiamo voluto mantenere il principio che le persone saranno autorizzate a viaggiare liberamente nel caso in cui abbiano o la vaccinazione o il test negativo o il certificato di guarigione dal Covid“, ha ricordato la commissaria.
“Gli Stati hanno voluto tenere aperta la ‘backdoor’ per le situazioni di inaspettato peggioramento della situazione epidemiologica”, ha sottolineato Jourova. “Quindi, gli Stati membri possono farlo“, ha aggiunto con riferimento all’introduzione di requisiti aggiuntivi al Green pass, “ma spero che cio’ non faccia morire il certificato, perche’ e’ una delle cose piu’ pratiche che abbiamo sviluppato per i cittadini europei“, ha concluso Jourova.