Il Movimento per l’Autonomia è tornato al centro della scena politica siciliana per rilanciare le istanze dell’Isola come fece sin dal primo esordio nel 2005. Nato da una idea del catanese Raffaele Lombardo quando era europarlamentare, Mpa non ha mai smesso di guardare al futuro dopo le vicende giudiziarie del suo leader che hanno lasciato la guida degli autonomisti, fino ad oggi, all’agrigentino Roberto Di Mauro, assessore regionale all’Energia.
Dopo tanti anni, Mpa mantiene un orientamento di centro e di ispirazione autonomista e insieme all’ex governatore siciliano, oltre a Di Mauro, anime fedeli al movimento rimangono quelle di sempre: l’ex deputato all’Ars Pippo Compagnone, l’ex assessore alla Famiglia Antonio Scavone e, oggi, i parlamentari regionali Giuseppe Castiglione e Giuseppe Lombardo.
Il viaggio degli autonomisti in Sicilia è stato lungo, ma altrettanto lenta è stata l’evoluzione di Mpa che nonostante le disavventure politiche ha preservato la sua natura di partito autonomista. Lo spunto nasce molti anni fa, dapprima come corrente della Democrazia cristiana, vicino a Francesco Parisi e Calogero Mannino -quali punti di riferimento politico nell’Isola -, poi il passaggio nell‘Udc quando si sfaldò la Dc.
Tuttavia svanì nel nulla l’interesse degli autonomisti a far parte dei partiti nazionali poco attenti alle esigenze dei siciliani. Era cambiato il sistema politico e c’era bisogno di un partito che avesse una radicalizzazione territoriale per difendere le esigenze della Sicilia, dato che in quegli anni l’Isola era cresciuta, ma non tanto quanto il Nord e il divario era evidente e pesante. Per tale ragione la possibilità di potersi affidare ad un partito territoriale per portare avanti le proprie battaglie, alla stregua di un partito del Nord come la Lega, andava concretizzata.
“Dovevamo difendere le istanze dei siciliani e recuperare il gap. I grandi potentati economici, l’informazione, erano concentrati al Nord e si considerava il Meridione come un’area di sfruttamento: il Nord che produce, il Sud che consuma”, racconta Pippo Compagnone.
Un trend che andava necessariamente invertito. Questo era l’obiettivo e lo spirito accompagnato dall’amore per la politica – nel senso più nobile del termine -al servizio dello sviluppo della propria terra. Tante le iniziative e quella del ponte sullo Stretto di Messina è una battaglia più che decennale.
Intorno alla sua autorevole leadership, il Movimento si organizza con efficacia e con piena autonomia, scevra da Roma e dai partiti nazionali che si alternavano ai governi. Mpa si è sempre dichiarato come un partito di centro aperto al dialogo con tutte le forze politiche di destra e di sinistra, purché nei loro programmi ci fosse sempre un’attenzione nei confronti dell’Isola e delle questioni più importanti. Si ricorda l’adesione degli autonomisti al primo governo Berlusconi dovuta a visioni comuni, tanto da indurre Raffaele Lombardo, quando era presidente della Provincia di Catania, a stringere un accordo con Berlusconi per cui Mpa aderiva alla casa del Popolo della Libertà e ai principi e programmi che tutt’oggi sono alla base dell’azione del movimento: dalla costruzione delle gradi infrastrutture alla fiscalità di vantaggio. Pensiamo alla costituzione della Zes unica nel Meridione già propugnata da Mpa nel 2004 quale leva per abbattere le differenze tra il Nord e il Sud dello Stivale soprattutto dal punto di vista della politica industriale.
Successivamente l’Mpa amplia le proprie file, accogliendo esponenti politici provenienti dalla vecchia Dc, dal Partito Socialista italiano e chi faceva parte del mondo della destra e della sinistra: in particolare Pd e liberali. La fase di crescita degli anni 2000 è stata straordinaria tale da determinare l’elezione di Lombardo a presidente della Regione Siciliana con un ampio consenso plebiscitario (il 64% dei voti) come riconoscimento delle battaglie portate avanti per il territorio dal partito. “Questa forte ascesa scatenò una sorta di restaurazione contro di noi, i classici partiti perdevano il controllo su una parte importante di elettorato. Oggi però ci siamo riscattati, ci siamo e abbiamo un assessore. Abbiamo fatto un patto con la Lega che non è nuovo. L’idea è quella di portare avanti una politica più attenta ai territori”, ha aggiunto Compagnone.
Una riflessione, questa, dovuta alla forte presenza sul territorio regionale, coprendo tutte e 9 le Province e soprattutto quella di Catania, roccaforte per Lombardo. Poi la presenza in giunta regionale di Di Mauro che garantisce la solidità del movimento.
Le questioni dell’autonomia differenziata e delle Europe rappresentano le prossime sfide. La sfida è lanciata; e non da oggi.