La Sicilia partecipa alla rete nazionale per il monitoraggio della presenza del virus pandemico Sars-CoV-2 nei reflui urbani, costituita su iniziativa dell’Istituto superiore di sanità e del coordinamento interregionale della prevenzione della commissione salute della conferenza delle regioni e delle province autonome, nell’ambito del progetto di sorveglianza ambientale reflui in italia (sari).
Obiettivo della rete è la rilevazione del virus pandemico in campioni di acque reflue prelevati regolarmente nelle fognature e in ingresso agli impianti di depurazione, in modo da monitorare e individuare precocemente la circolazione del Sars-coV-2 nei diversi territori. Lo dice l’università di Palermo.
Una rete di sorveglianza ambientale territoriale, infatti, può rivelarsi preziosa per il controllo dell’epidemia, pertanto, negli scorsi mesi, l’assessorato alla Salute della Regione siciliana ha sostenuto la costituzione della rete regionale sari che si compone, in atto, dei ricercatori del dipartimento promise dell’università degli studi di Palermo, della u.o.c. di epidemiologia clinica e della u.o.c. di microbiologia e virologia dell’azienda ospedaliera universitaria Policlinico di Palermo, delle aziende sanitarie provinciali di palermo, Catania, Messina, Ragusa, Siracusa e Trapani, dell’agenzia regionale protezione ambientale Sicilia, dell’istituto zooprofilattico, dell’Amap spa e di Acque di Caltanissetta.
Il coordinamento tecnico-scientifico della rete siciliana di monitoraggio del Sars-coV-2 nei reflui è stato affidato ai ricercatori dell’università palermitana.