“Non esiste la malattia in sé, ma il paziente, come affermava Ippocrate, e questo paziente sta diventando sempre più anziano e complesso. È risaputo che i pazienti ricoverati in medicina interna presentano un livello di complessità superiore rispetto a quelli con patologie gastroenterologiche isolate che stanno diventando una fascia di popolazione ospedalizzata sempre più marginale“. A dichiararlo è la Fadoi, Federazione delle Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti.
“Leggiamo quindi con grande sorpresa l’articolo dove il dottor Roberto Di Mitri, endoscopista presso l’Ospedale Civico di Palermo, sottolinea giustamente l’importanza delle malattie digestive dal punto di vista epidemiologico. Tuttavia, nonostante le sue indiscutibili competenze in endoscopia, sembra trascurare che la concezione di malattia, in relazione semplicistica col suo ambito di appartenenza, rappresenta una visione superata dalla clinica moderna – prosegue la Federazione -. I dati presenti nella letteratura scientifica sono limitati e mostrano tassi di mortalità leggermente superiori nei reparti di medicina interna, senza considerare la complessità dei pazienti. Per questo motivo, la vera necessità di questa regione è quella di aumentare il numero di posti letto in medicina interna, includendo anche posti letto di semintensiva. È importante ricordare che i pazienti affetti da COVID-19, sia in questa regione che in altre, sono stati principalmente assistiti dagli internisti, i quali hanno acquisito competenze sempre più avanzate nella gestione dei pazienti con sintomi sistemici e con gravi condizioni respiratorie, mantenendo un approccio olistico che contraddistingue la medicina interna”.
“In questo contesto, è fondamentale sottolineare che regioni come il Lazio e la Calabria stanno incrementando i posti letto di medicina interna, mentre stanno riducendo quelli dedicati alla gastroenterologia. Questo non implica affatto che si debba trascurare la specificità della gastroenterologia . Tuttavia, nutriamo dubbi sulla possibilità di gestire pazienti complessi attraverso una logica basata su mille consulenze, senza la capacità di refertare in autonomia un ECG o di eseguire un’ecografia bedside polmonare, cardiaca o internistica, competenze che sono proprie della medicina interna e degli internisti – conclude la nota –. A meno che Di Mitri e i gastroenterologi che dice di rappresentare non intendano diventare internisti. In questo caso, saremmo lieti di accoglierli nella nostra comunità specialistica”.