“Dobbiamo pensare ad una riforma della medicina territoriale che valorizzi il ruolo dei medici di base”.
A dichiararlo è Luigi Tramonte, segretario regionale Fimmg Sicilia, a seguito di un dibattito multilivello per discutere di Pnrr e rafforzamento dell’assistenza territoriale e ospedaliera, tenutosi ieri 20 settembre a Palazzo dei Normanni a Palermo.
“Dal punto di vista contrattuale siamo ancora indietro. L’ultimo Contratto nazionale approvato corrisponde al triennio 2019-2021 e quello che scadrà ora nel 2024 deve essere ancora emanato – spiega -. Solo dopo questo si potrà discutere su quelle che sono le importanti novità portate dal Dm 77, con delle basi fondamentali per non solo l’evoluzione della medicina generale, ma anche, con un pizzico di presunzione, di tutto il Sistema sanitario regionale e nazionale”.
Il Sistema sanitario si basa prevalentemente sulla medicina del territorio che ha un ruolo importante e fondamentale – evidenzia -. E se saremo capaci di costruire delle ottime forme organizzative associative, ben strutturate, ben finanziate e soprattutto con un adeguato numero di personale, saremo nelle condizioni di poterle fare funzionare bene e quindi poi, a ruota, riuscire a far funzionare bene tutte le altre forme organizzative previste dagli ospedali di comunità alle case delle comunità che, diversamente, rischiano di essere delle semplici cattedrali nel deserto“, conclude.
Il personale previsto per le Case di Comunità
Secondo il DM 77, nella casa di comunità “Hub” orbitano 30-35 tra medici di famiglia e pediatri e da 7 ad 11 infermieri garantendo presenza 7 giorni su 7 nelle 24 ore inclusa la continuità assistenziale. Nella casa “Spoke”, formata dai medici di medicina generale delle Aggregazioni funzionali territoriali (Ft), invece l’apertura è prevista 6 giorni su 7 con minimo 12 ore al giorno di assistenza.
Nel nuovo testo, si confermano i contingenti e in particolare la presenza di medici del ruolo unico di assistenza primaria con operatività H24. La casa “hub” può anche ospitare forme associative o studi singoli di medici di famiglia.
Previsti anche: un assistente sociale del Servizio sanitario, da 5 a 8 unità di supporto (Oss ed amministrativi), specialisti ambulatoriali e lo psicologo, interni e dipendenti in base ai bisogni di salute del territorio.
L’Assistenza domiciliare
Ogni CdC hub, in media, dovrà assicurare l’assistenza a 48 mila utenti di cui circa 12 mila over 65. Di essi almeno il 10% (1.200 assistiti) sarà assistito a domicilio. Il servizio di cure domiciliari dovrà garantire la continuità assistenziale 7 giorni su 7 e 24 ore su 24, tenendo in considerazione anche la telemedicina.