Ambiente ed energia.
Il binomio di moda.
Sotto le ali protettrici dell’entusiasmo mediatico e della demagogia politica si muovono grandi interessi e grandi pericoli.
La Sicilia rischia, in chiave di attualità, una nuova stagione di devastazione del suo paesaggio.
Mega progetti di “fattorie” del fotovoltaico, mega progetti di parchi eolici a terra, in mare e in cielo, nuove mega condotte di gas e grandi cavi di trasmissione di energia pronti a sfregiare impunemente il già martoriato ambiente isolano per alimentare interessi non nostri.
Che ci è rimasto del grande progetto industriale del petrolchimico degli anni cinquanta e sessanta? Chilometri di coste devastati, sacche di disoccupazione e degrado urbano, periferie invivibili per disagio sociale e sanitario, nessun utile in termini di fiscalità o di riduzione dei costi energetici; abbiamo in poche parole svenduto parti tra le più belle del nostro territorio per ricavarne solo inconvenienti e nessun siciliano vantaggio.
Perché non dobbiamo fare tesoro di quella esperienza?
Che rimarrà ai nostri figli se dovessero andare in porto tutte le autorizzazioni che pressano oggi come non mai i tavoli di una politica sempre meno attrezzata e (volutamente?) distratta?
Migliaia di ettari di paesaggio coperti da pannelli fotovoltaici, colossali pale eoliche sparse sul territorio o emergenti dal mare con enormi basi di cemento e collegate tra loro da una fitta ragnatela di cavidotto, impressionanti colate di cemento in mare o megalitici ancoraggi devastatori dei fondali e della fauna marina.
Senza considerare i guasti già autorizzati di nuove trivellazioni in mare con le loro rovinose pratiche esplorative e con le loro risibili tariffe concessorie “statali”.
Tutto ciò spesso previsto sulla soglia di “zone protette”! Che beffa!
Chi ne trarrà vantaggio? pochi proprietari di terreni a vocazione agricola, grandi imprese tutte non certo siciliane, spregiudicati “traders” delle concessioni.
Non certo le famiglie e le imprese siciliane.
Dove sono i soloni dell’ambientalismo di facciata, quelli che si spalmavano per protesta il volto di petrolio in Parlamento o che producevano in tutte le sedi innumerevoli proposte di legge contro il consumo del suolo?
Dove sono i “custodi” della bellezza e del paesaggio compilatori di piani paesaggistici, di vincoli e di regolamenti che ingessano le attività dei singoli cittadini, ma al cui controllo le potenti iniziative speculative di devastazione del paesaggio incredibilmente sfuggono?
Dove è finito il promesso piano energetico regionale? e l’obbligo per i comuni di redigere i piani energetici comunali con la disciplina dei suoli da impegnare per i nuovi impianti?
Tutto si muove con procedure “in deroga”, nel peggior stile delle peggiori vecchie lottizzazioni edilizie e con peggiori conseguenze future.
Facciamo appello al governo regionale perché si fermi a riflettere, blocchi tutto ciò che può bloccare e promuova l’installazione delle energie alternative solo nelle aree già urbanizzate, nella consapevolezza (chi non ci crede si documenti) che la superficie dei tetti di case e stabilimenti già esistenti e più che sufficiente a ospitare impianti capaci di produrre nuova energia pulita per un fabbisogno doppio di quanto i Siciliani possano richiedere, anche di un possibile aumento della domanda energetica in vista di un auspicabile nuovo sviluppo economico.
Il paesaggio, il mare, e quindi l’agricoltura, la pesca, il turismo sono beni patrimoniali e produttivi e culturali delle future generazioni che non possiamo oggi barattare con scampoli di illusioni.
Trionfa in Italia e certamente in Sicilia l’incapacità di progettare un vero futuro “ambientale” o, a pensar male, l’ipocrisia di un facile ambientalismo nominale di facciata, (quello delle emissioni zero o delle energie alternative a tutti i costi, senza sapere di cosa stiamo parlando) utile sgabello di grandi interessi non collettivi.