Benedetto Lupo, uno dei più apprezzati pianisti italiani di oggi, è l’interprete del Concerto n. 2 in si bemolle maggiore op. 83 di Johannes Brahms che apre i concerti di questa settimana della 65a Stagione dell’Orchestra Sinfonica Siciliana 2024/2025, venerdì 29 (ore 21) e sabato 30 novembre (ore 17.30) al Politeama Garibaldi.
Sul podio Ryan McAdams che, nella seconda parte, dirigerà il Requiem in re minore op. 48 di Gabriel Fauré nel 100° anniversario della morte del compositore francese. Per questa pagina sacra, fra le più amate del repertorio sinfonico – corale tardo romantico, saranno coinvolti il soprano Francesca Manzo, il baritono Luca Grassi e I Solisti di Operalaboratorio diretti da Fabio Ciulla.
IL CONCERTO
Da quando Brahms, nel 1859, dopo l’indifferenza con cui era stata accolta dal pubblico la prima esecuzione del primo Concerto per pianoforte e orchestra op. 15, aveva scritto al violinista Joseph Joachim: “Un secondo suonerà differente“, sarebbero passati 22 anni prima che egli tenesse fede alla sua promessa. Solo nel 1878, infatti, durante un viaggio in Italia, egli iniziò la composizione, che sarebbe durata 3 anni, del suo Secondo Concerto che fu completato nell’estate del 1881, come si evince da quanto Brahms scrisse, il 7 luglio 1881, alla sua amica Elisabeth von Herzogenberg.
“Sto scrivendo un piccolo concerto per pianoforte con un piccolo scherzo molto grazioso. È in si bemolle e benché questa sia un’ottima tonalità, temo di averla utilizzata troppo spesso.”
In realtà il Concerto non può essere considerato un’opera esile, ma il più ampio lavoro in questo genere dopo l’Imperatore di Beethoven, essendo costituito da 4 movimenti piuttosto che dai 3 tipici dei concerti classici e romantici. Appena Brahms terminò il concerto, ne suonò un arrangiamento per due pianoforti, insieme a un collega, per un piccolo gruppo di amici, del quale faceva parte il critico Eduard Hanslick, riscuotendo un consenso favorevole tanto da essere invitato da Hans von Bülow a eseguirlo con la sua orchestra a Meiningen. Brahms, dopo aver rielaborato alcuni dettagli, suonò il suo concerto in pubblico solamente il 9 novembre 1881, al Redoutensaal di Budapest, sotto la direzione di Sándor Erkel. Questa volta il successo fu immediato e lo stesso autore si rese conto delle differenze tra il Primo e questo Secondo concerto, nel quale, insieme a un’orchestrazione più raffinata, dovuta probabilmente all’esperienza acquisita nel comporre, in quel lasso di tempo, due sinfonie, due ouverture, un concerto per violino e altri lavori da camera, emerge una scrittura sinfonica più matura. Più equilibrato è, inoltre, il rapporto tra orchestra e solista, non più protagonista assoluto, in quanto a esso sono affidati solo alcuni passaggi virtuosistici insieme ad altri in ottave e seste.
Il primo movimento, Allegro non troppo, in forma-sonata, ma con una doppia esposizione, inizia in un modo insolito con un tema calmo e dignitoso suonato dal corno a cui risponde il solista con un altro grandioso in una forma di dialogo. Infine un’ampia cadenza del pianoforte porta al ritorno del tema principale esposto nuovamente dall’orchestra completa. Al primo tema si contrappone il secondo, di carattere melodico e appassionato, affidato agli archi a cui segue un’idea secondaria di grande importanza nel corso del movimento. Questo episodio iniziale si conclude con un altro brillante tema al ritmo di marcia che conduce alla vera esposizione. La ripresa è costruita intorno all’idea secondaria che viene ampliata notevolmente sino alla coda. Il lavoro tematico e motivico, derivato dal classicismo viennese e, particolarmente, da Beethoven, pervade l’intero movimento, ma, a differenza dei suoi predecessori, Brahms non si limitò allo sviluppo della forma-sonata o a collegare e modulare le parti dell’esposizione e della ripresa.
Il secondo movimento, Allegro appassionato, definito da Brahms piccolo filo di uno scherzo, in realtà è un’imponente struttura sinfonica tripartita con una sezione centrale che funge da trio prima della ripresa. Il movimento si apre con un vigoroso tema in re minore esposto dal pianoforte che dialoga con l’orchestra e prosegue con un secondo motivo di carattere cantabile prima affidato agli archi e poi al pianoforte. La sezione centrale, le cui caratteristiche sono assimilabili a quelle di una danza popolare, presenta un tema saltellante e molto ritmico che, affidato ai violini, passa poi ai corni e ai violoncelli prima di essere ripreso da tutta l’orchestra.
Di carattere lirico e, al tempo stesso, religioso è il terzo movimento, Andante, strutturato nella forma di un Lied tripartito in cui due episodi simmetrici ne racchiudono uno centrale molto breve, Più adagio.
Il quarto, Allegretto grazioso, è un classico Rondò dove vengono esposti due temi contrastanti, dei quali il primo indulge sulle movenze della danza a differenza del secondo che assume toni struggenti. La sezione conclusiva richiede una grande capacità virtuosistica da parte del solista.
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