La siccità non ha dato tregua e il 2024 in Sicilia sarà ricordato come l’anno con le condizioni di siccità estrema, per i conseguenti razionamenti idrici e per i gravi danni ai sistemi agricoli e turistici regionali.
La nostra regione sta diventando sempre più arida a causa dei cambiamenti climatici. Il caldo prolungato ha colpito l’Isola con maggiore frequenza, facendo evaporare l’acqua dai terreni, dalle piante e dai bacini idrici e per gli agricoltori e i cittadini è stato pesante sopportare mesi di restrizione idriche.
Sono state continue le proteste e i sit-in per cercare di risolvere la situazione critica che hanno interessato soprattutto gli agricoltori. I numeri parlano, le alte temperature hanno prosciugato gli invasi rendendo la situazione idrica sempre più problematica. La nostra terra ha avuto poche speranze di vedere un barlume di luce anche nei prossimi anni. Una crisi che è diventata ormai strutturale. Se prima sapevamo che pioveva una certa quantità di acqua di pioggia, 700 millimetri circa, adesso il dato è variato, sceso fino a 400 millimetri d’acqua. Di conseguenza, una minore quantità di pioggia corrisponde una minore quantità di acqua disponibile negli invasi artificiali, una minore ricarica di risorsa idrica e così via.
Lo scorso mese i sindaci dei comuni dell’ennese che dipendono esclusivamente dall’Ancipa (Troina, Nicosia, Sperlinga, Gagliano Castelferrato e Cerami), hanno occupato la diga con le catene ai polsi chiedendo interventi immediati per i Comuni che rischiavano di restare senz’acqua.
Hanno protestato contro la decisione della cabina di regia sull’emergenza idrica che ha deciso di ripristinare l’erogazione alle condotte di Caltanissetta e San Cataldo interrotta dal 15 novembre scorso in seguito alla notevole riduzione dell’invaso a causa della siccità. Insieme ai sindaci ci sono stati decine di cittadini, tutta la giunta di Troina, con in testa il deputato regionale Fabio Venezia, e tante associazioni per la difesa dei territori, compresi i segretari della Cgil Sicilia e della Cgil di Enna, solidali con i sindaci e con la loro legittima protesta affermando che “otto mesi di cabina di regia regionale sono stati otto mesi di chiacchere, senza che l’acqua erogata sia aumentata di un solo litro”.
“Ho voluto fare il punto – aveva detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani – con tutti gli uffici coinvolti per conoscere la situazione degli invasi e lo stato di attuazione degli interventi finanziati e da finanziare. Oltre alla ricerca di nuovi pozzi in tutta la Sicilia, stimolando i sindaci a farlo, e all’uso di autobotti dove servono, dobbiamo evitare che l’acqua si disperda. Oltre, ovviamente, ai grandi interventi strutturali la cui attuazione è nel medio e lungo periodo. L’attuale previsione meteorologica ci dice che anche nel mese di ottobre non ci saranno molte piogge, per cui dobbiamo accelerare sugli interventi immediati per mitigare il più possibile gli effetti della carenza di acqua negli invasi”.
Ma qual è la situazione attuale? Con i soldi stanziati con l’ultima finanziaria si è completato un secondo piano di interventi che dovrà essere approvato dal Dipartimento di Protezione Civile, già posti in essere a titolo di anticipazione da parte dei gestori e che servirebbe per recuperare la risorsa, riuscire ad allungare la vita utile dei serbatoi e delle poche riserve idriche che ci stavano dentro per arrivare al periodo delle piogge.
L’Ancipa, come abbiamo visto, è sicuramente il caso più lampante, fino a quando non sono arrivate le piogge. Siamo appena entrati nel periodo invernale nel quale le precipitazioni sono e saranno più frequenti. Questo ha risollevato in parte una situazione che ormai era ai minimi, buona parte dei comuni che erano già da prima alimentati dall’Ancipa erano stati dislacciati e venivano alimentati con le risorse idriche provenienti dai nuovi pozzi, dalle nuove sorgenti, dalle nuove interconnessioni, cioè con altra acqua che non fosse quella del serbatoio Ancipa.
La riduzione delle dotazioni ai cittadini era necessaria in periodo di forte siccità e l’utilizzo di nuove fonti nel frattempo recuperate grazie ai soldi messi a disposizione dalla Protezione Civile nazionale e dalla Regione Siciliana, doveva essere evidentemente fatta. L’alimentazione di buona parte dei comuni con queste nuove risorse e riducendo i prelievi dal serbatoio Ancipa e assieme l’avvento delle piogge ci hanno consentito di arrivare al periodo delle piogge.
Fino a meno di un mese fa i metri cubi della diga Ancipa erano pari a zero, oggi ne abbiamo un paio su un serbatoio che ha 30 milioni di capacità.
Quindi, un passo avanti ma siamo ancora lontani.
Altri serbatoi registrano incrementi più contenuti, altri di più. Abbiamo bisogno di ricreare le scorte, si dovrà valutare il sistema dei prelievi cercando di contemperare le esigenze della popolazione con la necessità di creare dei volumi di riserva e scorte idriche che consentano di andare avanti.
Necessita un’estrema prudenza per ricostituire una idonea quantità di risorsa idrica da riservare per i periodi in cui pioverà poco o nulla e ci saranno esigenze dovute alle elevate temperature, dobbiamo monetizzare quanto più possibile e nel miglior modo in questo periodo invernale, che è il periodo favorevole sotto l’aspetto pluviometrico.