I carabinieri del reparto Operativo di Agrigento hanno eseguito 29, dei 30, fermi disposti dalla Dda di Palermo a carico di agrigentini e nisseni accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di droga, detenzione ai fini di spaccio, tentata estorsione e associazione mafiosa.
Contestati anche diversi danneggiamenti, ma anche il favoreggiamento personale.
I provvedimenti sono stati notificati ad Agrigento, Porto Empedocle, Favara e Canicattì, ma anche a Gela.
Tra i fermati vi sarebbero anche nominativi di un certo peso per l’Agrigentino, come l’empedoclino Fabrizio Messina, fratello del boss Gerlandino, e Pietro Capraro della famiglia mafiosa di Agrigento-Villaseta.
LE INDAGINI
Avvalendosi di intimidazioni, i fermati “costringevano l’amministratore di una società aggiudicataria dei lavori di raccolta e di trasporto di rifiuti nel Comune di Agrigento, ad assumere quali operai almeno cinque persone a loro legate per vincoli familiari o comunque di loro fiducia; costringevano il legale rappresentante di una società di carburanti ad interrompere il rapporto lavorativo con un dipendente per sostituirlo con un’altra persona a loro gradita; davano fuoco, al fine di danneggiarli, a due autocarri intestati a una ditta di costruzioni; costringevano l’amministratore della società aggiudicataria dei lavori di riqualificazione della Piazza della Concordia del quartiere di Villaseta, ad assumere quale operaio una persona a loro gradita; inoltre costringevano anche la ditta aggiudicataria in subappalto degli stessi lavori ad assumere operai a loro graditi; consumavano una rapina presso il distributore DB di Villaseta, durante la quale s’impossessavano della somma di 400 euro che sottraevano al dipendente utilizzando violenza e minaccia“.
E ancora, costringevano il titolare di un bar di Agrigento ed i suoi dipendenti, ad erogare loro cibi e bevande senza pagarne il corrispettivo, così procurando a sé l’ingiusto profitto conseguente alla consumazione gratuita di generi alimentari; costringevano, mediante ripetuti atti di violenza e minacce esplicite, il titolare di un esercizio commerciale di Agrigento a corrispondere loro mensilmente la somma di 1.000 euro, così procurando a sé e ad altri l’ingiusto profitto conseguente all’indebita acquisizione della somma di denaro; davano fuoco, al fine di danneggiarlo, a un furgone intestato ad una rivendita di bevande di Porto Empedocle; in altra circostanza esplodevano diversi colpi d’arma da fuoco nei confronti della saracinesca della suddetta rivendita; esplodevano, quale azione dimostrativa a scopo d’intimidazione, diversi colpi di arma da fuoco in direzione della porta d’ingresso dell’abitazione di un uomo di Agrigento, resosi colpevole di aver avuto un litigio con il figlio di uno dei sodali.
Gli esponenti di vertice delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e Agrigento-Villaseta risultano, inoltre, avere diretto e promosso due ulteriori distinte associazioni dedite al traffico di sostanza stupefacente che hanno acquisito in piena sinergia tra loro, il monopolio di siffatto redditizio settore criminale nella provincia di Agrigento. Entrambi i sodalizi criminali hanno, peraltro, dimostrato di possedere una non comune capacità di approvvigionamento mediante l’attivazione di contatti e rapporti commerciali non solo con i gruppi criminali delle altre province siciliane ma anche con altri gruppi sia nazionali che esteri (Belgio, Germania e Stati Uniti).
Numerosissimi sono stati i trasporti di ingente sostanza stupefacente e la sua relativa cessione a terzi al fine di essere ulteriormente rivenduta al dettaglio. Nel corso dell’indagine, infatti, sono stati sequestrati oltre 100 kg di hashish, oltre 6 kg di cocaina e, lo scorso mese di novembre, anche la somma in contanti di 120.000,00 euro contenuta in cinque pacchi sottovuoto occultati all’interno di un’autovettura.
Le più recenti risultanze investigative hanno registrato “un’improvvisa e allarmante recrudescenza di gravi atti intimidatori realizzati anche mediante l’utilizzo di armi, probabilmente dovuta sia all’imposizione del rispetto della “competenza” territoriale sia ai tentativi di osteggiare l’egemonia del gruppo mafioso allo stato al vertice della famiglia di Agrigento-Villaseta. Si profilava, pertanto, il concreto rischio che potesse verificarsi un crescendo di azioni intimidatorie che avrebbe potuto portare alla commissione di reati ancora più gravi, ovvero quella che gli stessi indagati definiscono una vera e propria “guerra” di mafia“. Nel corso dell’operazione sono stati rinvenuti e sequestrati vari quantitativi di sostanza stupefacente di tipo cocaina, hashish e denaro contante, arrestati in flagranza un ulteriore soggetto trovato in possesso di circa 200 gr. di sostanza stupefacente di tipo cocaina e 2.700 euro in contanti. Ultimate le formalità di rito, tutti i fermati sono stati tradotti presso varie Case Circondariali della Sicilia.
I NOMI DEGLI INDAGATI
Nella lista dei fermati della Dda, oltre al 45enne Fabrizio Messina, fratello del boss Gerlandino, e Pietro Capraro, 39 anni, che ha già scontato 15 anni di carcere nell’ambito delle inchieste antimafia Nuova cupola e Parcometro, ci sono tante vecchie conoscenze delle forze dell’ordine.
Fra questi Guido e Nicolò Vasile, padre e figlio del quartiere di Villaseta, coinvolti in passato in un’indagine su mafia ed estorsione; il favarese Michele Bongiorno, che ha già scontato una condanna per un omicidio commesso a soli 19 anni. Anche Gaetano Licata, già arrestato e condannato nell’indagine Nuova cupola, è un altro nome che torna alla ribalta. Altri fermati di questa notte, fra cui Samuel Pio Donzì e il 37enne Giuseppe Sottile, sono stati coinvolti in numerose vicende di criminalità spicciola.
I destinatari dei provvedimenti di fermo sono: Domenico Blando, 67 anni, di Favara; Michele Bongiorno, 34 anni, di Favara; Pietro Capraro, 39 anni, di Agrigento; Ignazio Carapezza, 33 anni, di Agrigento; Carmelo Corbo, 46 anni, di Canicattì; Samuel Pio Donzì, 25 anni, di Agrigento; Carmelo Fallea, 49 anni, di Favara; Cosimo Ferro, 35 anni, di Castelvetrano; Francesco Firenze, 39 anni, di Castelvetrano; Giuseppe Focarino, 59 anni, di Palermo; Christian Gastoni, 31 anni, di Agrigento; Angelo Graci, 60 anni, di Castrofilippo; Rocco Grillo, 32 anni, di Gela; Alfonso Lauricella, 58 anni, di Agrigento; Gaetano Licata, 41 anni, di Villaseta; Fabrizio Messina Denaro, 57 anni, di Castelvetrano; Fabrizio Messina, 49 anni, di Porto Empedocle; Gabriele Minio, 36 anni, di Agrigento; Giorgio Orsolino, 34 anni, di Agrigento; Roberto Parla, 46 anni, di Canicattì; Vincenzo Parla, 53 anni, di Canicattì; Giuseppe Pasqualino, 33 anni, di Gela; Calogero Prinzivalli, 41 anni, di Agrigento; Mirko Salvatore Rapisarda, 42 anni, di Gela; Emanuele Ricottone, 58 anni, di Marianopoli (Caltanissetta); Giuseppe Sottile, 37 anni, di Agrigento; Alfonso Tarallo, 44 anni, nato a Genk (Belgio); Angelo Tarallo, 44 anni, nato a Liegi (Belgio); Guido Vasile, 65 anni, di Agrigento e Nicolò Vasile, 43 anni, di Agrigento.