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L'ex eurodeputata della Lega

Cybersicurezza in sanità, Tardino: “Il piano Ue rischia di essere una ciliegina senza torta per l’Italia e la Sicilia”

giovedì 16 Gennaio 2025

Il 15 gennaio, la Commissione Europea ha presentato un ambizioso piano d’azione per rafforzare la cybersicurezza degli ospedali e dei prestatori di assistenza sanitaria. L’iniziativa punta a proteggere il settore sanitario da minacce informatiche sempre più sofisticate, che potrebbero compromettere servizi vitali e mettere a rischio la sicurezza dei pazienti.

Il piano si articola su quattro pilastri principali:

  • prevenzione rafforzata: sviluppo di capacità di preparazione e incentivi finanziari per supportare le strutture più piccole;
  • rilevamento delle minacce: istituzione di un servizio di allarme rapido entro il 2026;
  • risposta agli attacchi: intervento immediato attraverso la riserva UE per la cybersicurezza;
  • deterrenza: strategie diplomatiche congiunte per dissuadere i criminali informatici.

Tra le misure chiave vi è la creazione di un centro paneuropeo di supporto per la sicurezza sanitaria, che offrirà formazione su misura e garantirà l’attuazione armonizzata del piano.

Le sfide in Italia e in Sicilia

Annalisa Tardino
Annalisa Tardino

Il contesto italiano ad oggi, purtroppo, è caratterizzato da un basso livello di digitalizzazione sanitaria che rappresenta una sfida significativa, particolarmente evidente in regioni come la Sicilia, dove ritardi e inefficienze complicano ulteriormente l’implementazione di interventi di modernizzazione e sicurezza“, spiega l’ex eurodeputata della Lega Annalisa Tardino.

Il regolamento sugli HDS (Health Data Space) rappresenta un passo importante verso l’armonizzazione normativa in Europa, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi sanitari e semplificare la vita dei cittadini – prosegue -. Questo strumento, una volta pienamente attuato, potrà innalzare il livello della sanità italiana, anche se il percorso sarà complesso”.

La Tardino sottolinea che la creazione del centro paneuropeo per la sicurezza sarà cruciale per offrire supporto e formazione senza aggiungere nuovi livelli amministrativi.

“La Commissione punta – sottolinea – a completare il percorso legislativo entro 100 giorni, un obiettivo ambizioso ma auspicabile. Inoltre, iniziative come la Direttiva NIS2 e il regolamento sulla cyber solidarietà integrano il piano, delineando un quadro normativo solido che, se attuato coerentemente, potrebbe rappresentare una svolta“.

La cartella clinica elettronica… che non c’è

Un grave ritardo nel processo di digitalizzazione sanitaria in Italia è rappresentato dalla mancata introduzione della cartella clinica elettronica.

Si tratta di uno strumento essenziale, già adottato da Paesi come Francia e Germania, ma che in Italia resta ancora assente – evidenzia -. È paradossale che, nonostante le numerose dichiarazioni di intenti e i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea, non si sia ancora riusciti a implementare un sistema che non solo migliorerebbe la gestione dei dati sanitari, ma consentirebbe anche una maggiore equità e sicurezza nel trattamento dei pazienti”.

In Sicilia, la situazione è ancora più critica: la digitalizzazione sanitaria è frammentaria e spesso limitata ai principali ospedali, lasciando indietro molte strutture periferiche.

“Questo ritardo non è solo tecnologico, ma anche organizzativo e culturale. Serve un sistema digitale nazionale che non si limiti a rimediare alle lacune attuali, ma che possa fungere da modello guida per tutte le regioni, garantendo una sanità omogenea e moderna su tutto il territorio”, afferma la Tardino.

Finché le nomine dirigenziali saranno decise in base a criteri clientelari anziché al merito e alla competenza, sarà impossibile ottenere una governance efficacedenuncia -. Questo approccio non solo ostacola i necessari investimenti in tecnologia, ma compromette anche la capacità del sistema sanitario di evolversi verso standard europei”.

La Tardino interviene anche sulle aggressioni nei confronti degli operatori sanitari sottolineando che: “Il progetto europeo Brave-Wow, a cui partecipano Italia, Portogallo, Spagna e Slovenia, mira a contrastare la crescente violenza negli ambienti sanitari sviluppando strategie, protocolli e strumenti trasferibili. Invitiamo tutti gli stakeholder – dalle istituzioni sanitarie ai professionisti del settore – a supportare e adottare le soluzioni proposte per costruire insieme una sanità più sicura ed efficace per tutti”.

Le azioni da intraprendere per reggere il passo

E’ fondamentale, quindi, lavorare sulle basi, come infrastrutture, digitalizzazione e competenza nella gestione. L’Unione Europea spinge per un’attuazione rapida, ma resta da vedere se l’Italia, e in particolare la Sicilia, saprà cogliere questa opportunità per allineare il proprio sistema sanitario agli standard europei. È necessario, in ogni caso, colmare il divario tecnologico e organizzativo – conclude –. Solo creando un sistema digitale nazionale che possa fungere da modello e guida per le regioni, sarà possibile dare impulso alle riforme e raggiungere un livello qualitativo di alto livello. Non si possono costruire soluzioni avanzate su fondamenta instabili: è come voler mettere la ciliegina sulla torta senza una torta”.

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