E’ preoccupante, se non al dir poco catastrofico il quadro siciliano sullo stato di salute degli Enti locali. Nel 2025, infatti, allo scadere del termine fissato per lo scorso 28 febbraio dal Viminale, solo il 32% dei Comuni dell’Isola ha approvato il bilancio di previsione.
A elaborare i dati e fare il focus è stato il Centro Studi Enti Locali, sulla base dei numeri della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef). I risultati negativi, seppur gravi, in realtà non meravigliano. La condizione finanziaria in cui versano gli Enti è ormai nota da anni e l’aver nuovamente acceso i riflettori allontana la speranza di poter scorgere una luce in fondo al tunnel. Più volte, infatti, sono stati evidenziati limiti ed ostacoli. Basti pensare al numero dei Comuni in stato di predissesto o di dissesto finanziario, alle difficoltà legate alla riscossione dei tributi o all’effettiva capacità di agire della macchina amministrativa e del suo organico, spesso composto da personale numericamente insufficiente e non adeguatamente preparato (CLICCA QUI).
Ma come vanno interpretati questi dati? Ne abbiamo parlato con l’assessore regionale alle Autonomie locali Andrea Messina: “Le motivazioni secondo me sono molteplici. Una è che quest’anno è stata modificata la data di scadenza che fino agli altri anni era a marzo e quest’anno è stata anticipata al 28 febbraio. Tanti Comuni non hanno avuto il tempo, soffrendo chiaramente anche di una carenza dell’apparato burocratico e non essendo provvisti di adeguati uffici di ragioneria. Poi c’è il problema che non riescono a quadrare entrate ed uscite e chiaramente hanno bisogno di maggior tempo per trovare o reperire l’equilibrio“.
Il distacco, più simile ad una voragine, con la media nazionale, all’82%, è ben evidente. Si conferma dunque il divario interno al Paese, con Regioni come il Trentino Alto Adige, la Valle d’Aosta, l’Emilia Romagna, il Veneto e la Toscana ben oltre il 90%. Se si restringe invece il campo d’analisi al piano provinciale, emergono differenze ancora più marcate. In cima alla classifica ci sono aree come le province di Bolzano, Ferrara, Piacenza, Pistoia, Reggio Emilia e Siena che registrano il 100% di Comuni virtuosi. A queste si contrappongono territori come l’Agrigentino che spicca, invece, per arretratezza, con solo 3 Comuni su 43 (il 7% del totale) capace di approvare il preventivo 2025 in tempo. Ma non solo. Seguono poi nell’ordine: Caltanissetta al 23%, Catania al 24%, Siracusa al 33%, Palermo al 37% e Messina al 38%. Uniche province a tentare di sfiorare, senza successo, almeno la metà degli Enti sono Ragusa (42%) e Trapani (44%).
Per il Centro Studi Enti Locali dietro ai ritardi si celano criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali, profonde e complesse. La soluzione sarebbe quella di apportare e offrire un concreto supporto agli Enti afflitti. Ma in Sicilia, solo questo, non basta e anche l’assessore Messina ha sottolineato come il problema sia molto più ampio e complesso: “Ogni anno c’è stato questo ritardo e abbiamo sempre dovuto ricorrere a commissari ad acta. Quello che possiamo fare e che stiamo facendo è quello di essere il più puntuali possibili nell’erogazione delle rate del Fondo Autonomia e cercare di assicurare la liquidità, però non credo che questo da solo possa risolvere la problematica. Purtroppo è un problema da un lato organizzativo e da un lato finanziario“.
Urge quindi la necessità di trovare una soluzione non solo normativa e sotto il profilo contabile, ma anche e soprattutto culturale.