Presidente della Commissione Difesa alla Camera dei Deputati Nino Minardo, questa settimana lei è tornato a parlare di centro, un grande classico della politica di cui periodicamente si torna a parlare. Non crede però che il centro sia un po’ una utopia al tempo di Meloni e Schlein, di Fratoianni e Vannacci?
“Dipende da come si parla di centro. Se si parla di partitini o di brutte copie di grandi esperienze politiche è chiaro che la cosa non interessa a nessuno e nemmeno a me. Io ho detto una cosa un po’ diversa e cioè che alle prossime elezioni politiche, vincerà chi saprà conquistare il voto degli elettori moderati, che rappresentano la maggioranza degli italiani“.
E quindi?
“Bisogna attrezzarsi. C’è un fermento al centro che è sotto gli occhi di tutti: nel cosiddetto Campo largo si tenterà di dar vita a un’iniziativa moderata e riformista e conseguentemente il Centrodestra non potrà farsi trovare impreparato. Chiaramente non serve fondare nuovi partiti, ma dare più spazio nel Centrodestra alle culture politiche cattoliche, liberali, riformiste e autonomiste e promuovendo politiche economiche capaci di parlare al ceto medio in difficoltà“.
E’ un suo vecchio pallino
“E’ vero. Mi sono sempre impegnato per rafforzare la capacità di parlare al mondo moderato e centrista. Penso al dialogo con gli autonomisti o alla collaborazioni con i centristi e i liberali. Sono straconvinto che i partiti per essere determinanti debbano competere al centro anche perché la destra e la sinistra sono sature, non c’è più spazio“.
L’esperienza tra la Lega e gli autonomisti in Sicilia non è finita bene però
“Non certo per incompatibilità. Diciamo che c’è stata una divergenza di vedute tra il sottoscritto e tanti altri che pensavano che allargare il perimetro fosse utile e chi in Sicilia pensava e pensa che il perimetro del partito corrisponda a quello degli interessi personali. Ma la necessità politica resta, bisogna decidere se coglierla o meno“.
Non trova che però l’idea di centro sia percepita come vecchia?
“L’idea di centro viene percepita come vecchia perché alcuni “giovani vecchi” protagonisti di quest’area, sopratutto in Sicilia, hanno scambiato il centrismo con il trasformismo o la conservazione di posizioni di potere. Il Centro è ben altro. Se uno legge certi scritti di Sturzo, De Gasperi o Moro oggi sono di un’attualità sconvolgente. Io credo sia giunto il momento di non parlare di centro ma di fare cose di centro, di mettere in campo politiche economiche e sociali di centro, di ridare spazio alla moderazione e alla civiltà politica. Credo però che questo sia il compito di una nuova generazione di politici, giovani anagraficamente ma non solo, che tutti noi abbiamo il dovere di coinvolgere e sostenere per costruire una nuova classe dirigente capace di pensare in grande. Basta guardare ai tantissimi movimenti giovanili, alle amministrazioni locali, alle professioni, occorre dare spazio a chi sa cosa significa parlare con i cittadini, conoscerne problemi e speranze“.
Recentemente il ministro Crosetto ha annunciato che la Sicilia sarà la sede di un polo globale per l’addestramento dei piloti F‑35. Una novità importante che però ha anche messo in allarme il fronte pacifista
“Si tratta di una scelta di straordinaria rilevanza strategica che non rappresenta soltanto un riconoscimento delle capacità operative e tecnologiche dell’Italia, ma consolida anche il ruolo del nostro Paese nell’ambito della difesa euro-atlantica. Per la Sicilia il polo di addestramento dei piloti di questi aerei di combattimento di ultima generazione può essere solo un’opportunità perché la presenza di una struttura di questo livello in Sicilia avrà ricadute significative sul territorio in termini economici, di occupazione qualificata e di inserimento dell’Isola nella dinamica del sistema industriale della Difesa, senza contare le nuove prospettive nei settori della formazione avanzata e dell’innovazione tecnologica. Mi auguro dunque che non sia l’ultimo annuncio in questo senso e ho già in programma diverse visite in Sicilia per visitare la straordinaria realtà della difesa e proporre tante nuove opportunità in infrastrutture oggi abbandonate nell’isola“.