Il capogruppo della Democrazia Cristiana al Consiglio comunale di Palermo, Domenico Bonanno, affida a una lettera aperta il suo appello alla città dopo gli episodi di violenza che, negli ultimi tempi, hanno scosso il capoluogo siciliano.
“Lettera aperta a Palermo e ai Palermitani
Negli ultimi tempi la nostra città è attraversata da episodi di violenza che lasciano sgomento.
Scene che non vorremmo più vedere, parole che non vorremmo più sentire, paure che non dovremmo più provare.
Ogni volta che un ragazzo cade nella spirale della violenza, Palermo perde un pezzo della sua anima.
E ognuno di noi, nel profondo, sente di aver perso qualcosa: la fiducia, la serenità, la speranza, il futuro.
Scrivo queste parole da consigliere comunale, da rappresentante delle Istituzioni, ma anche — e soprattutto — da uomo, da cittadino, da padre.
Perché da poche settimane nella mia vita è arrivata una nuova luce: mio figlio. Guardarlo negli occhi ogni giorno mi obbliga a ripensare tutto.
Mi chiedo che città troverà crescendo. Che volto avrà Palermo quando comincerà a camminare per le sue strade, quando parlerà con i suoi coetanei, quando sognerà il suo futuro.
Voglio che mio figlio cresca in una Palermo libera e viva.
Non in una città che ha paura di se stessa, non in un luogo dove la rabbia diventa linguaggio e la violenza diventa sfogo, o peggio, ostentazione di potere e di supremazia sociale.
Voglio una città che torni ad avere fiducia nei suoi giovani, che li accompagni, che li ascolti, che li educhi — perché la vera sicurezza nasce sempre dall’educazione, prima ancora che dai controlli.
Il mio impegno, il nostro impegno, non mancano. Sicuramente tanto resta da fare, alle Istituzioni e ai cittadini.
Lo Stato deve esserci, con fermezza e autorevolezza.
I controlli, la presenza delle forze dell’ordine, la repressione del crimine sono strumenti essenziali e immediati.
Ma da soli non bastano.
Se vogliamo cambiare il volto di Palermo, dobbiamo avere il coraggio di guardare più lontano, di immaginare un cambiamento che parta dalle scuole, dalle piazze, dalle famiglie, dalle parrocchie, dalle associazioni, dai quartieri più difficili.
Dobbiamo investire sui nostri ragazzi: dare loro alternative, dare loro spazi, dare loro sogni.
Perché dove ci sono sogni, non può attecchire la violenza.
Educare è il più grande atto politico che esista.
E oggi più che mai serve un’educazione civica che torni a essere scuola di vita, non solo materia sui banchi.
Serve una comunità che sappia insegnare il valore dell’impegno civico e sociale, il rispetto delle regole, l’importanza del dialogo, del confronto e della solidarietà.
Una città che non insegni a litigare, ma a dialogare. Che non insegni a sopraffare, ma a costruire. Che non insegni a urlare, ma ad ascoltare e a capire.
Palermo ha bisogno di una rinascita civile.
E questa rinascita non si decreta con un’ordinanza, ma si costruisce ogni giorno, con la testimonianza di ciascuno di noi.
Lo sport, il volontariato, la cultura, l’impegno sociale non sono attività “secondarie”: sono i mattoni su cui si fondano la convivenza, il senso di comunità e l’orgoglio di appartenere.
E, da rappresentante delle Istituzioni, sento forte la responsabilità di dire una cosa: la politica, quella vera, non è un palcoscenico.
La politica non vive di urla, di video, di slogan. Non serve agitare le folle per cambiare la realtà.
Servono studio, competenza, umiltà, ascolto.
Perché l’ascolto dei cittadini è la più potente delle armi politiche: è l’unico modo per capire davvero, per decidere bene, per agire con giustizia e lungimiranza.
Non abbiamo bisogno di “tiktoker della politica” che cercano consenso a colpi di like.
Abbiamo bisogno di amministratori che sappiano stare tra la gente, che conoscano i problemi delle strade e delle famiglie, che non abbiano paura di sporcarsi le mani, di studiare i dossier, di dialogare con tutti.
Perché la buona politica non soffia sul fuoco della rabbia, ma accende la speranza.
E allora, nel momento in cui stringo tra le braccia mio figlio e penso al suo futuro, so che la mia responsabilità — come rappresentante delle Istituzioni e come uomo — è più grande che mai.
Sto lavorando, insieme a tanti cittadini innamorati di questa terra. Continueremo a farlo, con la mia generazione e con chi vorrà proseguire insieme a noi questo percorso, per costruire una Palermo nuova.
Una Palermo che non abbia più paura di crescere, che non si arrenda al degrado, che torni a credere nei suoi figli migliori.
Il senso di un impegno e di un sogno che nasce tra i banchi di scuola e prosegue tra gli scranni delle Istituzioni.
Perché ogni bambino che nasce a Palermo è una promessa di futuro.
E questa promessa non può essere tradita.
Lo devo a mio figlio.
Lo devo a Palermo.
Lo dobbiamo a noi stessi”.