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Continuano le indagini della Procura

Inchiesta appalti, talpa nei carabinieri indagata: avrebbe rivelato delle notizie coperte dal segreto istruttorio

mercoledì 5 Novembre 2025
tribunale di palermo
Tribunale di Palermo

C’è anche un tenente colonnello dei carabinieri, Stefano Palminteri, nell’inchiesta su Totò Cuffaro, ex governatore siciliano per cui ieri la procura di Palermo ha chiesto l’arresto per corruzione e turbata libertà degli incanti.

Il militare, che presta servizio alla Legione come capo sezione operazioni e informazioni, è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio. Avrebbe rivelato notizie che dovevano rimanere segrete e, in particolare, avrebbe allertato Cuffaro e Carmelo Pace, capogruppo Dc all’Ars, dell’esistenza di indagini che avrebbero potuto riguardarli. Questo, secondo quanto riferito da Ansa, sull’inchiesta appalti in Sicilia.

A fare da tramite tra l’ex governatore siciliano e Palminteri sarebbe stato il legale del politico, l’avvocato Claudio Gallina Di Lorenzo che aveva saputo che l’ufficiale voleva parlargli. “Ha visto qualcosa perché? “, chiedeva Cuffaro al penalista cercando di capire il perchè della richiesta di appuntamento. Gallina ipotizzava a quel punto, che, per chiedere un incontro immediato, si sarebbe trattato probabilmente di qualcosa di importante. L’ufficiale e l’ex presidente si sarebbero poi visti.

In cambio delle informazioni, lo dice lo stesso Cuffaro non sapendo di essere intercettato, il militare aveva cercato di avere un incarico per la moglie. “Di mettere sua moglie in questa cosa del microcredito…” racconta. Il carabiniere l’aveva anche invitato a riferire a Pace “di fare attenzione all’uso del telefono e che eventuali problematiche nei suoi confronti sarebbero potute sorgere a causa delle persone di cui si circondava”.

 “Noi abbiamo Enna, Palermo e Siracusa”. Così, non sapendo di essere intercettato, l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro parlava dei posti di vertice della sanità dei tre capoluoghi. Parole che, secondo i pm che ieri hanno chiesto l’arresto dell’ex governatore e di altre 17 persone, ne dimostrano “l’influenza e l’ingerenza nella gestione strategica dei posti di maggiore responsabilità nel mondo della sanità regionale”.

Nella richiesta di arresti domiciliari i magistrati descrivono “l’alacre impegno dell’ex presidente della Regione nella questione della nomina dei dirigenti della sanità, le cui ragioni sono di immediata intuizione e vanno ravvisate nell’enorme quantità di risorse economiche, e non solo, che circolano in questo settore, sulla cui regolamentazione, gestione e normazione, peraltro, la competenza è regionale”.

Il progetto dell’ex governatore era secondo le indagini di accaparrarsi un terzo delle posizioni di vertice delle Asp siciliane nello specifico, quelle di Palermo, Enna e Siracusa.

Nel mese di agosto 2023, era stata pubblicata la graduatoria dei quarantanove professionisti idonei all’incarico di direttori generali nella sanità pubblica della Regione Sicilia. Il governo regionale, su proposta dell’allora assessore alla Salute Giovanna Volo per garantire la continuità gestionale e funzionale degli enti, con due decreti aveva prorogato gli incarichi in fino a gennaio 2024.

“Dunque, l’iperattivismo registrato, durante l’estate del 2023, da Cuffaro e Carmelo Pace (deputato Dc all’Ars ndr) e dalle fila dei soggetti a loro vicini, anche e soprattutto politicamente, – ritengono i magistrati – si collocava in un contesto di febbrile intermediazione fra la politica e il mondo della dirigenza sanitaria, finalizzata a collocare ai vertici delle Asp questo o quel dirigente, ciascuno sponsorizzato da una fazione politica piuttosto che da un’altra”.

“Fidelizzare un dirigente, sponsorizzandone e propiziandone la nomina, come intuibile, – spiegano – voleva dire, a cascata, acquisire credito per incidere sulla nomina dei direttori amministrativo e sanitario e, consequenzialmente, per ingerirsi nella gestione amministrativa della struttura sanitaria”.

“Io lavoro per te…a parte il sorteggio. non ti preoccupare…sto lavorando io! “. Così Totò Cuffaro, non sapendo di essere intercettato, rassicurava Roberto Colletti manager della sanità, sul suo appoggio per la conferma al vertice dell’azienda sanitaria Civico di Palermo di cui era già commissario straordinario. Emerge nell’indagine su appalti truccati per cui i pm di Palermo hanno chiesto l’arresto del politico. Dopo le polemiche suscitate dall’intervista rilasciata dal deputato dell’Ars Carmelo Pace su un ‘tavolo ristretto’ che avrebbe gestito le nomine nella sanità, Cuffaro aveva diffuso un comunicato in cui smentiva di aver partecipato alle decisioni e auspicava il sistema del sorteggio. Ma nelle conversazioni intercettate emerge che il primo a non credere al sorteggio, sistema indicato solo per smorzare le polemiche sulle sue ingerenze nel settore, era lui.

 “L’impegno profuso da Cuffaro nella nominascrivono i pmera finalizzato all’ottenimento di un controllo sull’azienda ospedaliera, che gli consentisse di agire, all’interno di essa, per raggiungere interessi privati, funzionali ad alimentare il partito politico di cui è segretario, secondo un metodo oramai collaudato”.

Nell’imminenza delle nomine le conversazioni tra i due erano serrate. Il 10 gennaio 2024, Colletti chiamava Cuffaro per avere l’ennesimo incontro e lui rispondeva : “…prima vedo Schifani e poi vedo te …vediamo che aria tira…”.

Ancora, il 16 gennaio 2024, Cuffaro torna sul punto con Colletti, annunciandogli che stava andando dal presidente della Regione Schifani in vista dell’inizio delle concertazioni per la scelta dei dirigenti sanitari “Stanno cominciando le danze”, dice. E ancora il 22 gennaio 2024, l’ex governatore gli dice essere riuscito ad “aprire uno spiraglio importante”, “anche a costo di talune rese,scrivono i magistratima ribadendo di aver manifestato anche ai suoi interlocutori istituzionali di non voler rinunciare alla nomina di Colletti”.

“Alle fine sarò costretto a rinunciare ad Agrigento se no il Civico non me lo danno ma… va beh, troviamo una soluzione. – spiegaTu non ne sai niente. Ho detto , ‘se voi fate la cosa sulla… Faraoni, io non voglio rotti i coglioni con franchezza, io voglio confermato Colletti'”. In conclusione Colletti viene nominato manager, ma non del Civico bensì dell’azienda sanitaria Villa Sofia.

Gli interessi di Totò Cuffaro e dei suoi non riguardavano solo la sanità ma anche il settore della Protezione civile. I pm parlano di “opaco intreccio di interessi” tra Cuffaro e l’imprenditore edile Giuseppe Capizzi che avrebbe chiesto la sua intermediazione per ‘avvicinare’ il capo della Protezione civile regionale Salvo Cocina e “verosimilmente – dicono i pm – versargli somme di denaro in vista delle lucrose gare pubbliche indette dall’ente pubblico da lui gestite”.

L’8 gennaio del 2024 Cuffaro e Capizzi si trovano a casa dell’ex presidente e secondo l’accusa parlano di gare. L’imprenditore, dopo aver introdotto un argomento riguardante Cocina, domanda a Cuffaro come si dovesse comportare nei suoi confronti. “Ma ma noi altri… dobbiamo mettere sotto quella testa di m…di Cocina”, dice Capizzi. “Ma… te l’ha fatta quella cosa o no?”, chiede Cuffaro. “Ma quando mai! Totò!” spiega Capizzi. “Ma gli avete dato i soldi, picciotti!”, sbotta Cuffaro.

Per i pm i due interlocutori, anche nel momento in cui si lamentano dell’operato di Cocina e delle sue inadempienze nonostante la dazione di denaro, si riferiscono a una procedura di gara.

“D’altra parte, non troppo tempo addietro, si legge nella richiesta della Procurai due avevano per la prima volta evocato il nome di Cocina nell’ambito di una conversazione su offerte, controfferte, lotti di gara e interlocuzioni con un non meglio precisato direttore, a questo punto da identificarsi proprio con il vertice della protezione civile siciliana”.

In un’altra intercettazione Cuffaro chiama Cocina dal cellulare. Dopo un breve scambio di battute, Cuffaro chiede un appuntamento al suo interlocutore che glielo fissa subito. Chiusa la telefonata con Cocina, Cuffaro rimprovera Capizzi per non aver seguito il suggerimento di aspettare prima di dare il denaro. “Ma scusa quando dicevo non glieli dare… minchia … io ti dicevo di non dare ah…io… perché conoscevo…perché a… i cioccolati quando sono buoni, uno se li deve mangiare non che li deve dare…”, dice l’ex governatore.

Parlavano delle nomine dei manager della sanità Totò Cuffaro, ex governatore siciliano e Saverio Romano, deputato di Noi Moderati. Romano aveva interesse a far nominare Alessandro Maria Caltagirone ai vertici dell’Asp di Siracusa con cui poi sarà coinvolto nel capitolo dell’inchiesta su una gara truccata, bandita proprio dall’ente aretuseo.
“Tranne il rapporto con Caltagirone non mi interessa di valorizzare…ma se si fa un quadro complessivo, perché il Civico a Palermo se lo devono prendere Forza Italia o Fratelli d’Italia?” diceva Romano non sapendo che Cuffaro fosse intercettato.
Al posto di Siracusa, secondo Cuffaro, però, sarebbe stata interessata l’assessore al Turismo Elvira Amata che per accontentare un deputato a lei vicino avrebbe voluto piazzarci il sindaco di Sperlinga. “Quel minchione di Cuccì”, commentava Cuffaro. “A sto punto però… se noi facciamo una battaglia ferma sul Civico, se questa cosa può servire utilizziamolo pure… perché a noi una casella ce la devono dare a Palermo. Cefalù non mi tocca niente… figurati… appena fanno questo io… gli dico a Schifani grazie lo stesso vai avanti me sono andato…”, diceva l’ex governatore.
Sempre continuando a parlare di sanità Romano aggiungeva: “è giusto che io ti dico quello che faccio… io intanto a Lombardo gli faccio una chiamata e gli dico, ma ti sei preso i direttori.. questo… cazzo mazzo… ho portato ventimila voti… venticinquemila… quelli che sono giusto?”.

In un’altra conversazione intercettata Totò Cuffaro, ex governatore siciliano indagato per corruzione e associazione a delinquere, confidava a un amico di aver deciso di nominare Laura Abbadessa, la moglie del magistrato Massimo Russo (il nome è omissato negli atti dell’inchiesta) a presidente del suo partito, la Nuova Dc. “Ma se no sai… io sai che faccio ora? Faccio presidente del partito la moglie di OMISSIS…una che si chiama OMISSIS … moglie del OMISSIS … “.
Cuffaro confidava all’interlocutore “che stava collocando in posti chiave della Nuova DC persone al di sopra di ogni sospetto – scrivono i magistrati – pur dubitando che ciò potesse metterlo al riparo dal rischio di indagini”.

“Cioè io sto mettendo le cose che devo mettere… ma bastano?” si chiedeva Cuffaro.

 

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