Oggi, 24 novembre, per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una panchina rossa è stata inaugurata all’Ordine dei medici di Palermo, simbolo che richiama l’impegno di una comunità che sceglie di non ignorare più i segnali della violenza.
Villa Magnisi ha accolto scuole, istituzioni, associazioni e professionisti in un momento di sensibilizzazione che unisce il Comune di Palermo e il mondo medico in una vera alleanza educativa. Una rete che parte dai più piccoli, coinvolge gli adulti e invita anche i medici a formarsi per riconoscere e affrontare le molte forme di violenza che attraversano la vita delle donne.
“Questa non deve essere una giornata per ricordare, anche per ricordare, ma soprattutto per educare. E al richiamo dell’educazione io metto tutti: la scuola, la famiglia, le istituzioni. Troppi femminicidi. Troppe donne che muoiono per mano di quelle persone, di quegli uomini che probabilmente hanno tanto amato e non avrebbero mai pensato di ricevere anziché una carezza uno schiaffo o una pugnalata. Dobbiamo tenere alta la tensione. Anche una sola donna dovrebbe allertarci e farci capire cosa sta succedendo nella nostra società. Basta con i femminicidi. Siamo qui non solo per inaugurare una panchina rossa, ma per parlare con i giovani e con tutta la collettività. Insieme, alzando il livello della sensibilizzazione e dell’educazione, leggeremo meno pagine di cronaca nera”, ha affermato l’assessore alle Politiche sociali Comune di Palermo Mimma Calabrò.
“La violenza sulla donna oggi ha talmente tante sfumature che l’ambito ginecologico passa quasi in seconda linea, perché le forme di abuso sono infinite – aggiunge il prof. Antonio Maiorana, direttore dell’U.O.C. di Ginecologia e Ostetricia dell’Arnas Civico e consigliere dell’Omceo palermitano -. Noi ginecologi restiamo in prima linea, soprattutto quando la vittima è una bambina. Al Civico di Palermo abbiamo un percorso diagnostico terapeutico assistenziale dedicato ai minori. È un ambito molto delicato, sostenuto da un approccio multidisciplinare che nella nostra città funziona bene. Esiste anche la violenza sulla donna in gravidanza, un tema di cui si parla poco e che colpisce due vite insieme. E poi c’è la violenza sessuale, che richiede un sostegno clinico e psicologico. Ci prepariamo ogni giorno per dare risposte adeguate”.
“Il problema della violenza coinvolge tutte le persone – ha ribadito Toti Amato, presidente dell’Omceo -. L’Ordine può incidere soprattutto attraverso la formazione. Un medico deve saper ascoltare anche ciò che non viene detto. Un cenno, uno sguardo sfuggito, una piccola lesione possono raccontare un dolore profondo.
Molte donne non riescono a dire cosa vivono. A volte hanno paura provano, vergogna e/o non trovano le parole. Il medico, con sensibilità e preparazione, può riconoscere quei segnali silenziosi e offrire un primo sostegno.
La violenza entra nelle case, nelle relazioni, perfino nelle famiglie che sembrano tranquille. Può nascere tra genitori e figli, tra partner, tra amici. A volte assume forme sottili, come il controllo o il bullismo familiare.
Per questo serve una rete. Una squadra che unisce pedagogisti, psicologi, psichiatri, mediatori familiari e professionisti della salute. Solo insieme possiamo intercettare la sofferenza, accompagnarla e impedire che resti sepolta per anni”.



