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A Palermo, ma in Sicilia in generale, la celebrazione della Santa Pasqua passa attraverso una serie di appuntamenti che si collocano tra tradizione e storia, svelando ogni anno aspetti della cultura più antica dell’Isola, quella il cui sapore sa di radici da non perdere.
Esempio ne è la rievocazione del Venerdì Santo organizzata dalla Confraternita Maria SS. Addolorata “ai Fornai“.
E se quest’anno in cui la pandemia causata dal Coronavirus non permetterà nessun tipo di celebrazione in collettivo del Venerdì Santo, la memoria delle precedenti processioni, attraverso immagini di repertorio, assume una valenza più profonda.
La Confraternita, fondata il 15 settembre del 1922 nel quartiere Albergheria, subito dopo la Grande Guerra, nel corso degli anni, ha attirato una grande moltitudine di fedeli che, anno dopo anno, si ritrovano nella parrocchia di San Giuseppe Cafasso, dove ha sede la rettoria, e nella chiesa di Sant’Isidoro Agricola, meglio conosciuta come la chiesa dei “Fornai”, così detta in onore delle maestranze seicentesche che fondarono l’altra confraternita di “Gesù e Maria” dei lavoranti fornai.
Il Venerdì Santo, nella piazza di fronte la Chiesa, viene messa in scena la rappresentazione della Crocifissione e Morte di Gesù con grandissima partecipazione dei fedeli, essendo uno dei più antichi e sentiti, per intensità, appuntamenti della Settimana Santa.
Il video che vi proponiamo riporta il sentito e poetico racconto in dialetto siciliano, scritto da Francesca Picciurro e recitato da Mirko Bivona (con la partecipazione di Rita Bivona, Maria Minnelli e Gabriella Grigoli), della preparazione della Vara dell’Addolorata e del Cristo morto: gesti simbolici che custodiscono grazie segrete esaudite o devozione tramandata da generazione in generazione.
La visione della “madre di tutte le madri” trasportata dai confratelli a piedi scalzi, nelle immagini in bianco e nero, a “truoccula” che suona per indicare le soste del Cristo morto. E poi la banda e i canti struggenti che fanno emozionare tutti i presenti.
“Pi stanno è accussi ca va putemu cuntari” recita Mirko Bivona. Non sarà di certo la stessa sensazione vedere un video rispetto alla possibilità di partecipare di persona ma il Coronavirus, per quanto ci costringa a stare a casa, non può di certo sradicare tradizioni e memoria collettiva, pilastri del vivere e dell’essere umano.
Rievocare dunque, che è in qualche modo rivivere, è doveroso in questo momento storico e permette di celebrare anche nell’isolamento.